Un’altra Rio, negli occhi di Suor Maria Neide

La testimonianza di una religiosa brasiliana

Figlia di contadini, Maria Neide – 56 anni, ma gliene daresti molti di meno – è suora da quando ne aveva ventidue. Madre provinciale delle Piccole suore della divina provvidenza, sempre in giro per visitare le case religiose della Congregazione sparse sul territorio dello Stato di Rio (6.323 milioni di abitanti nel 2010 per una superficie di 1.260 km quadrati, con una popolazione compresa nell’area metropolitana di circa 12 milioni, Rio De Janeiro è la seconda città del Brasile dopo San Paolo) suor Maria Neide è il volto di una Rio ‘diversa’ da quella delle riviste patinate e degli alberghi di lusso sul lungomare di Copacabana.
Ancora in tenera età, la piccola Maria Neide si sposta da una zona agricola e periferica della città, dove viveva con i genitori, per andare a vivere nella casa dei proprietari terrieri, per i quali i genitori lavoravano: una facoltosa famiglia di Icarai, parte ricca di Rio De Janeiro che anche Carmela e Luisa hanno visitato nei momenti liberi dal servizio di volontarie. Giovanissima, Maria Neide ha il compito di accudire i figli dei proprietari, suoi coetanei: «Doveva rimanere in quel posto solo tre mesi – raccontano Luisa e Carmela; vi stette 12 anni e divenne come una figlia per la nuova famiglia, che provvedeva al suo sostentamento con un salario».
Luisa e Carmela «incontrano» suor Maria Neide nella casa che le accoglie nel quartiere di Catumbi, a ridosso di una favela: il colloquio avviene davanti alla medaglia di bronzo raffigurante i santi patroni di Acerra, Cuono e Figlio, e all’immagine della Serva di Dio Rossella Petrellese, doni del vescovo di Acerra monsignor Giovanni Rinaldi, graditissimi alle suore brasiliane.
«A Icarai – è il racconto di suor Maria Neide – confidai il desiderio di farmi suora alla mia nuova mamma (la moglie del proprietario, ndr), che mi portò presso le vicine suore di San Vincenzo». «Troppo ricche» per la sua sensibilità, Maria Neide preferisce le Piccole suore della divina provvidenza e una vita di totale affidamento al Signore.
Nel 2015, suor Maria Neide sarà a Roma per conferire sullo stato della Congregazione a Rio De Janeiro, ma il suo desiderio è rimanere in Brasile, magari a «raccogliere in una scatola i proiettili che arrivano per caso durante le continue sparatorie nella vicina favela, e che una volta si sono spinte fin dentro la Chiesa colpendo una bambina». Per questo, aggiungono Luisa e Carmela, il taxi «ti accompagna fin dentro la scuola», dove più di una volta suor Maria Neide ha dovuto fronteggiare i «Banditos entrati con i mitra». «Ma tutto questo – aggiunge un secondo dopo la suora con la fede incrollabile di chi veramente crede in Dio – non ostacola né fermerà la mia missione».
«Coloro che lavorano nella scuola – dice ancora suor Maria Neide – non vengono chiamati impiegati ma funzionari, per non rievocare il modo in cui i padroni chiamano i coltivatori della terra».
Durante il suo primo viaggio nel continente «alla fine del mondo», da cui egli stesso arriva, Francesco incontrerà delegazioni di tutte le congregazioni religiose di Rio De Janeiro: suor Maria Neide, provinciale, ha ceduto il suo posto ad un’altra suora che desidera fortemente incontrare il Papa! Con suor Maria Neide, Carmela e Luisa parlano anche della crescita delle chiese pentecostali e del dilagare dello spiritismo: «Ci sono alcune realtà – spiega la suora – che possono essere recuperate valorizzando il positivo che esprimono. Non tutto è occultismo e magia nera, molti fanno tanta carità e opere di bene».
Da oggi comincia la Giornata mondiale della gioventù. Carmela e Luisa stanno accogliendo milioni di giovani pellegrini da tutto il mondo. Per essere pronte, hanno familiarizzato più di 10 giorni con la città, e hanno seguito corsi di formazione: il 18 sono state in un impianto vicino al mitico stadio di calcio Maracanà e all’Università statale di Rio De Janeiro; una sacerdote in lingua inglese ha spiegato loro il servizio durante le catechesi che i vescovi italiani terranno dal 24 al 26 ai pellegrini giunti dalla penisola: dalle 7.00 alle 9.00 serviranno la colazione, poi accoglieranno il vescovo designato per la catechesi, infine la Messa in italiano. Sono state assegnate alla Paroquia Santo Antonio de Padua e Nossa Senhora da Boa Vista. «I fedeli della parrocchia – ci dice Luisa – sono contentissimi della visita del Papa, l’attesa cresce di ora in ora a Rio e in tutto Brasile». «Fuori dalla parrocchia – aggiunge raggiante Carmela – ci ha accolto uno striscione con il tema della Gmg in portoghese: ‘Ide e fazei discipulos entre todas as nacoes’ (Mateus 28,19) – ‘Andate e fate miei discepoli tutti i popoli’ (Matteo 28,19).
Prima di tuffarsi nella XXVIII Giornata mondiale dei giovani, Carmela e Luisa fanno un salto a Casa Italia, vicino a Copacabana, quartiere generale della delegazione italiana in Brasile. ascoltano il saluto di monsignor Mariano Crociata, Segretario generale della Conferenza episcopale italiana; da ieri è a Rio anche il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente dei vescovi italiani: «È una persona molto umile – racconta a Luisa Elisa, una volontaria di Genova ospite della stessa famiglia che sta dando accoglienza alle nostre volontarie. Un vescovo sempre presente e dal tratto umano». Il 21 è domenica, e Carmela e Luisa fanno in tempo a partecipe alla Messa in portoghese: c’è il Vangelo di Marta e Maria. «Marta Marta!! Tu te preocupas e andas agitada por muitas coisas. Porém, uma só coisa é necessária. Maria escolheu a melhor parte e esta não lhe será tirada» – «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma i una cosa solo c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta» (Luca 10, 41-42). Sul foglio della Messa c’è ancora scritto: Vivência. Inspirados em Marta con Maria, rezemos e atuemos com todas as nossas forcas para que, nesta semana, a Jornada Mundial da Juventude seja o grande dom de Deus em nossas vidas.
È chissà se nell’accogliere i pellegrini, Carmela e Luisa non ricorderanno il volto di quella suora con cui hanno dialogato pochi giorni prima, che dopo aver parlato per ore aveva esclamato: «A stare insieme non si perde mai tempo, bensì lo si guadagna».
E magari, attraversando il Ponte Rio-Niteroi per arrivare in aeroporto e far ritorno a casa al termine di questa straordinaria esperienza, tra qualche giorno ricorderanno la concretezza di quella suora portando per sempre nel cuore quella che Carmela ha definito «la Rio dei carioca, priva di aria condizionata e piena di gente sudata che si rincorre, dove taglierai i capelli costa la metà che farlo nei quartieri ricchi, all’ombra di una corruzione dilagante che rischia di soffocare il cuore profondo e vero della città dominata al Cristo redentore».