“Inviate” da Papa Francesco

Carmela e Luisa sono tornate a casa

Le due volontarie di Acerra, che hanno partecipato alla XXVIII Giornata mondiale dei giovani, sono da qualche giorno rientrate in Italia. Le avevamo ‘inviate’ in terra brasiliana per raccontarci dal vivo quella che tutti già definiscono la più bella Giornata mondiale dei giovani; tornano invece con una missione molto più importante, affidata loro da Francesco, il vicario di Cristo: «Non abbiate paura di quello che Dio vi chiede! Vale la pena di dire ‘si’ a Dio. In Lui c’è la gioia!».
Carmela e Luisa hanno ancora viva nel cuore l’ultima esortazione del Papa, prima di rientrare in Vaticano: «Non dimenticate tutto quello che avete vissuto qui».
Francesco, come da tradizione, aveva incontrato i volontari nel pomeriggio di domenica 28 luglio, qualche ora prima di ripartire per l’Italia: «Non potevo ritornare a Roma – aveva detto – senza aver prima ringraziato in modo personale e affettuoso ciascuno di voi per il lavoro e la dedizione con cui avete accompagnato, aiutato, servito le migliaia di giovani pellegrini; per i tanti piccoli gesti che hanno reso questa Giornata mondiale della gioventù un’esperienza indimenticabile di fede».
La Giornata mondiale di Rio De Janeiro è stato un appuntamento dal sapore della promessa mantenuta. Il 16 giugno, Carmela e Luisa avevano incontrato il Papa a Roma ricevendo la sua benedizione prima di partire per il Brasile, e in quel continente «quasi alla fine del mondo» hanno avuto la grazia di incrociare di nuovo, a 12.000 chilometri di distanza, quegli stessi occhi capaci di guardare nella sua unicità ciascuno come fosse solo in mezzo a milioni di persone.
Luisa – che aveva dichiarato alla vigilia della Gmg: «Parto per capire bene cosa il Signore ha scelto per me» – è diventata sulle rive dell’Oceano il «campo della fede» dove in silenzio cade la semente di Dio; e guardando l’alba da Copacabana insieme a Carmela ed altri milioni di giovani hanno capito che «Dio chiama a scelte definitive, ha un progetto per ciascuno: scoprirlo, rispondere alla propria vocazione è camminare verso la realizzazione felice di se stessi. Dio ci chiama tutti alla santità, a vivere la sua vita, ma ha una strada per ognuno» (Francesco, discorso ai volontari della Gmg di Rio De Janeiro, 28 luglio 2013).
«La fede – ha detto il Papa ai giovani durante la festa d’accoglienza giovedì 25 luglio – compie nella nostra vita una rivoluzione che potremmo chiamare copernicana: ci toglie dal centro e mette al centro Dio», facendoci immergere «nel suo amore che ci dà sicurezza, forza, speranza. Apparentemente sembra che non cambi nulla, ma nel più profondo di noi stessi cambia tutto».
Carmela e Luisa sono andate a Rio consapevoli che vivere da cristiane non significa disporre di una bacchetta magica per trasformare la vita a proprio piacimento, ma sulla spiaggia più bella e famosa del mondo sono state rassicurate dalle parole dolci e piene di tenerezza di Francesco: «Cari giovani, qualcuno forse non ha ancora chiaro che cosa farà della sua vita. Chiedetelo al Signore, Lui vi farà capire la strada».
È chissà Luisa cosa avrà pensato (lei, tra i pochi rappresentanti del Movimento italiano per la vita a Rio De Janeiro; lei, con il volontariato nel sangue, e nel cuore il desiderio di specializzarsi nel sostegno alle gravidanze, soprattutto quelle non desiderate) quando Francesco ha accolto sul palco di Copacabana durante la Messa conclusiva la bambina anacefala alla quale i genitori avevano permesso di venire al mondo nonostante le poche speranze di vita e il parere contrario dei medici; e cosa avrà pensato quando dalla prima stazione della Via Crucis – dove svolgeva servizio come volontaria nello scenario mozzafiato di una Rio che in quei giorni era diventato il centro del mondo e della Chiesa – ha sentito la quarta meditazione: una donna ricordava la lotta contro l’aborto e l’impegno a difesa della vita, dal concepimento al termine naturale. E non è un caso che proprio quel giovedì, accogliendo il Papa Luisa abbia incontrato «un gruppo di giovani che distribuiva foglietti»; e tra i molti ignari di cosa vi fosse scritto, incuriosita si sia trovata a leggere una frase del beato Giovanni Paolo II: «Vida sim! O aborto è un crime abominavel! Vergonha da humanidade». A distribuire i volantini con sopra stampata l’immagine dell’embrione umano erano i giovani impegnati in difesa della vita nella città di Rio De Janeiro. «Un segno – ci racconta commossa – per continuare con ancora più carica» la mia missione per la vita. La giovane volontaria è decisa che «non bisogna vergognarsi di credere nei valori che tutti ormai danno per antichi». Francesco in Brasile è stato chiaro, e parlando proprio ai volontari ha detto: «Nella cultura del provvisorio, del relativo, molti predicano che l’importante è ‘godere’ il momento, che non vale la pena di impegnarsi per tutta la vita, di fare scelte definitive, ‘per sempre’, perché non si sa cosa riserva il domani. Io, invece, vi chiedo di essere rivoluzionari, vi chiedo di andare contro corrente; sì, in questo vi chiedo di ribellarvi a questa cultura del provvisorio, che, in fondo, crede che voi non siate in grado di assumervi responsabilità, crede che voi non siate capaci di amare veramente. Io ho fiducia in voi giovani e prego per voi. Abbiate il coraggio di ‘andare contro corrente’. E abbiate anche il coraggio di essere felici».
Rio, come non mai! Anche noi crediamo con Carmela che: «Questa Gmg non è stata come tutte le altre e le altre che verranno non potranno essere come questa. La spiaggia di Copacabana ha dato un messaggio chiaro al mondo intero».
 
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