Festa di Maria Madre di Dio

Nel nuovo anno con la sapienza del cuore di Maria

L'esortazione del nostro vescovo Antonio ad inizio anno

«Per diventare veramente fratelli dobbiamo imparare a rispettare la natura e coltivare la terra». Nella Messa del primo gennaio, tempo in cui la Chiesa festeggia ‘Maria madre di Dio’ e celebra la ‘Giornata della pace’, il vescovo monsignor Antonio Di Donna prende spunto dal messaggio di Papa Francesco e ammonisce: «Abbiamo sfruttato e violentato la nostra terra». Poi formula gli «auguri» al «caro popolo» di Acerra parlando delle «attese della gente» per il nuovo anno e richiamando il recente Decreto ‘Terra dei fuochi’: «Fate presto, non c’è tempo», esorta, perché «cinque mesi sono troppi per l’economia agricola dei nostri territori». E precisa: «Non pensiamo di esorcizzare con i botti l’anno orribile dei veleni sotto i nostri terreni appena terminato, illudendoci magari di eliminarlo; non riusciremo mai ad azzerare il passato, che è nostro e ci appartiene nel bene e nel male, dobbiamo invece riconciliarci con esso e recuperare il senso del tempo».
Monsignor Antonio Di Donna considera «un vero peccato» che «una festa così importante per la Chiesa» cada in un giorno in cui «la gente si rilassa e partecipa poco alla Messa». A otto giorni dal Natale, i cristiani celebrano infatti la Madre di Dio, la «donna» da cui è «nato» Gesù Cristo, persona reale in cui umanità e divinità si fondono misteriosamente. «Questa è la verità della nostra fede», afferma Di Donna. «Nel grembo di una donna», continua, «Dio si lega all’uomo per sempre». Perciò, «la maternità» di Maria «garantisce» che «il cristianesimo non è un’idea, una cultura o una filosofia», ma una persona: Gesù Cristo, «vero Dio e vero uomo». A quale «abisso» e a che «profondità» ci invita ad andare la Chiesa in questo tempo di Natale. E’ bello allora che dopo la nascita l’attenzione si sposti «da Gesù a Maria, la madre, la donna che lo ha partorito». «Oggi – ha detto il vescovo – non ci raduniamo perché è Capodanno» ma «per celebrare la festa più importante della Madonna, che veneriamo con il suo titolo di Madre di Dio». Festa da cui «derivano tutte le altre». Maria è la creatura più bella, ma rimane una donna. Stiamo attenti, è il monito di Di Donna, a «non trasformarla in una dea: finiremmo per cadere nella superstizione».
Dobbiamo invece imitarla, esorta il vescovo di Acerra, per «entrare nel nuovo anno con la sapienza di chi ha imparato a contare i propri giorni» e sa legare i fatti della vita meditandoli nel suo cuore. Perché, aggiunge, «non siamo naufraghi sbattuti sui sentieri della storia» ma «figli» la cui vita ha un senso e una direzione per un progetto più grande, da scoprire giorno dopo giorno «senza sciupare il nostro tempo, dono prezioso da custodire senza alcun merito».
Infine, gli auguri alla diocesi e a ogni uomo di buona volontà con la benedizione suggerita da Dio a Mose, affinché la insegnasse ad Aronne e ai suoi figli: «Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace».
 
Antonio Pintauro