La Cappella Sistina come una semplice parrocchia. Francesco lascia la cattedra e cammina verso l’ambone. Il giorno prima, appena eletto Papa, aveva percorso in fretta lo stesso corridoio per abbracciare i confratelli in sedia a rotelle.
I cardinali, ammirati, lo guardano e ascoltano. Milioni di persone calamitate da una disarmante semplicità.
«La Chiesa non è un’organizzazione assistenziale ma la Sposa del Signore», il programma di papa Francesco è chiaro: «Camminare, edificare e confessare». Chi? «Gesù Cristo, Figlio del Dio vivo». Come? «Con la Croce e il sangue di Cristo Crocifisso, unica gloria». Quasi una staffetta con il suo predecessore Benedetto, che salutando i cardinali aveva detto: «La Chiesa non è un’istituzione escogitata e costruita a tavolino, ma una realtà vivente che vive lungo il corso del tempo, in divenire, come ogni essere vivente, trasformandosi. Ma nella sua natura rimane sempre la stessa, e il suo cuore è Cristo. E’ un corpo vivo, animato dallo Spirito Santo e vive realmente dalla forza di Dio. Essa è nel mondo, ma non è del mondo: è di Dio, di Cristo, dello Spirito. La Chiesa vive, cresce e si risveglia nelle anime, che – come la Vergine Maria – accolgono la Parola di Dio e la concepiscono per opera dello Spirito Santo; offrono a Dio la propria carne e, proprio nella loro povertà e umiltà, diventano capaci di generare Cristo oggi nel mondo. Attraverso la Chiesa, il Mistero dell’Incarnazione rimane presente per sempre. Cristo continua a camminare attraverso i tempi e tutti i luoghi».
Tutto allora diventa chiaro: non c’è Francesco senza Benedetto. La prima Messa del nuovo vescovo di Roma termina. Risoluto, il Papa lascia la Cappella Sistina. Senza scarpe rosse. Le stesse che Benedetto XVI, con umiltà e coraggio, si era sfilato 32 giorni prima.
La Chiesa è viva. A noi la responsabilità e la gioia di essere veri discepoli di Cristo.