Trionfo e passione

Nella Messa della Domenica delle Palme, in cui si apre la «grande settimana» che racchiude i giorni «più decisivi della storia», il vescovo Antonio Di Donna invita a riflettere sull’«apparente contrasto» tra «la proclamazione del trionfo di Gesù a Gerusalemme» e «l’annuncio della sua passione e morte» nella vita dei singoli, della Chiesa e della Città.
 
 
 
 
All’inizio della Settimana Santa di questo Anno del Signore 2017 il vescovo Antonio Di Donna ha celebrato la Messa in Cattedrale con la benedizione delle palme nel cortile dell’Episcopio e la processione. «Anche noi in questa liturgia abbiamo unito il trionfo, la processione festosa con i rami d’ulivo guidati dai ragazzi – come quelli ebrei a Gerusalemme che accompagnarono Gesù gridando “Osanna al Figlio di Davide” – alla lettura del racconto della passione e morte del Signore», ha detto il presule, perché «c’è un rapporto» tra il trionfo e la Croce, che trova senso nella Resurrezione e da cui mai deve essere separata.
 

In tal modo, infatti, cioè «con la sua Passione e la sua Croce, si compie il trionfo», la missione regale di Gesù, ha aggiunto Di Donna. «Il re sta in Croce», ma «la sua Croce è trionfo e gloria» perché «la sua morte, anche se atroce, è segno di una vita in obbedienza al Padre e donata ai fratelli», segno di «un amore folle che vince tutto il male del mondo». La Croce trova dunque senso nella Resurrezione, senza la quale «sarebbe l’ennesima tragedia accanto alle tante a cui la storia, anche quella dei nostri tempi, ci abitua», ha ricordato ancora il vescovo di Acerra esortando tutti a non cedere alla tentazione di «rimuovere psicologicamente la sofferenza», soprattutto quella «morale e più profonda», o di trovare soluzioni apparentemente semplici, come il diritto alla «dolce morte», ma che aprono un solco ancora più profondo lasciando inalterato il problema. «Non svuotiamo la Croce del Signore», è l’appello del presule all’inizio della settimana più importante, perché i cristiani non vivano con «superficialità» e «distrazione» questo tempo forte, con l’impegno particolare di imparare ad «unire», nella giusta maniera e senza equivoci, «trionfo e passione» in questa settimana, in particolare nel triduo pasquale, ma soprattutto in «tutta la nostra vita», anche quella della «città che amiamo», per dare «un senso alla sua sofferenza globalmente, come città scartata e inquinata» e perché la sua croce non sia vana ma «valorizzata» fino alla sua «resurrezione». «Trionfo e passione, morte e Resurrezione di Cristo, di noi, della Chiesa e della nostra città» ha concluso il presule.