In questi giorni abbiamo ascoltato il grande annuncio della nascita del Salvatore (cf Lc 2,11), ci siamo messi in cammino per andare a vedere «questo avvenimento» (Lc 2,15). Oggi la Chiesa ci invita a sostare davanti al presepio lasciandoci illuminare dal Prologo di Giovanni. Questo bambino, bisognoso delle cure di una mamma e di un papà, è la Parola che Dio, in questi giorni, ha rivolto a noi (cf Eb 1,1-2), «affinché dimorasse tra gli uomini e spiegasse loro i segreti di Dio» (DV 4). Infatti, «Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato» (Gv 1,18).
La liturgia della Parola ci aiuta ad entrare nelle profondità del mistero del Natale. Giovanni ci descrive l’itinerario dell’abbassamento di Dio verso di noi. Ci fa andare al principio, presso Dio, al momento della creazione dove «tutto è stato fatto per mezzo di lui» e ci porta al culmine di questo viaggio: «E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi». Dio sta tra noi e ha portato la luce che vince le tenebre, quella luce che bisogna invocare quando c’è il buio dentro e fuori di noi, quando non riusciamo a trovare la soluzione di un problema o una via giusta da percorrere; non molliamo, andiamo avanti con questa certezza: le tenebre non hanno vinto e non possono vincere!
Perché Dio ha fatto tutto questo? Per renderci «santi e immacolati di fronte a lui nella carità, predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo», infatti, «A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio».
San Paolo ci ricorda che da sempre il Padre ci ha pensati come figli, di fatto, in Gesù siamo stati amati «prima della creazione del mondo»: prima di tutto c’è l’amore di Dio per noi! Così uno dei doni che possiamo chiedere per questo Natale, è quello di vivere da figli, di avere con Dio la confidenza che si ha con un papà, la fiducia nel suo amore provvidente, la certezza di essere preziosi per Lui e amati (cf Is 43,4). «Hai la tentazione di sentirti sbagliato? – ha detto il Papa la notte di Natale – Dio ti dice: “No, sei mio figlio!” Hai la sensazione di non farcela, il timore di essere inadeguato, la paura di non uscire dal tunnel della prova? Dio ti dice: “Coraggio, sono con te”. Non te lo dice a parole, ma facendosi figlio come te e per te, per ricordarti il punto di partenza di ogni tua rinascita: riconoscerti figlio di Dio, figlia di Dio».
I figli crescono, vengono educati, così anche noi figli di Dio, domenica dopo domenica, ascoltando la Parola veniamo nutriti ed educati, ci rafforziamo, cresciamo nella fede e nella consapevolezza della nostra dignità: Dio ci tratta come figli (cf Eb 12,7). Se siamo figli, abbiamo fratelli e sorelle, prendiamoci cura di loro, a partire dai più piccoli e bisognosi, aiutiamoli a sperimentare l’amore del Padre, il calore di una famiglia con gesti di vicinanza, di comprensione, di consolazione. Come figli di un Padre Creatore, siamo chiamati a prenderci cura della Casa in cui viviamo, ad ascoltare «nello stesso tempo il grido dei bisognosi e quello del creato. Da questo ascolto attento e costante – dice il Papa – può nascere un’efficace cura della terra, nostra casa comune, e dei poveri» (Messaggio per la LIV Giornata Mondiale della Pace).
Maria, la Madre che ebbe cura di Gesù e si prende cura di noi, ci aiuti a vivere da veri figli di Dio.
don Alfonso Lettieri