Relazione di Mons. Di Donna al Convegno Nazionale della Pastorale della Salute

Caserta 13 Maggio 2019

 
Testo dattiloscritto dalla registrazione e non rivisto dall’autore
 

 Un saluto a tutti voi e un ringraziamento all’Ufficio Nazionale per la Pastorale della Salute, che affronta in questa sessione tematica il rapporto ambiente-salute. Io non ho alcun titolo dal punto di vista scientifico o professionale per parlare di questo tema; l’unico è l’aver condiviso, e il continuare a condividere, la sofferenza della gente. La mia formazione è di tipo pastorale, catechistica, ma mi considero nel mio piccolo un pastore convertito dalla sofferenza dei bambini e dei giovani che sono morti, e continuano ad ammalarsi e morire, per l’inquinamento ambientale. Il binomio ambiente-salute diventa a mio parere sempre più un compito urgente per la società italiana, in particolare per le nostre Chiese. L’enciclica Laudato si’ di papa Francesco rilancia e conferma questo impegno al numero 20: «Esistono forme di inquinamento che colpiscono quotidianamente le persone. L’esposizione agli inquinanti atmosferici produce un ampio spettro di effetti sulla salute, in particolare dei più poveri, e provocano milioni di morti premature». E al numero 21: «Molte volte si prendono misure solo quando si sono prodotti effetti irreversibili per la salute delle persone». I termini del problema. Per quanto mi è possibile comprendere – da uno studio personale anche se non approfondito della materia – le aree contaminate da rifiuti industriali di ogni tipo o altri fattori di inquinamento con la sigla SIN (Siti di Interesse Nazionale), sono in Italia 57: 22 al Nord, 13 al Centro e 22 al Sud (Programma nazionale di bonifica del Ministero dell’ambiente, 2013). Un dato certo da aggiornare, ma già chiaro: non si può parlare di Terra dei fuochi, perché in Italia esistono tante Terre dei fuochi. La presenza di inquinanti e i ritardi negli interventi di bonifica causano un problema ambientale, ma soprattutto evidenti danni alla salute. Uno studio dell’Istituto Superiore di Sanità del 2011 – anche questo andrebbe aggiornato – il progetto SENTIERI (Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti al Rischio da Inquinamento) sull’impatto sanitario di siti inquinati, territori interessati da impianti di smaltimento e incenerimento di rifiuti, esposti all’inquinamento atmosferico, parla di una serie di eccessi della mortalità e dell’ospedalizzazione per diverse patologie, in particolare dei bambini. I bambini sono quelli più vulnerabili, ed è quello che certamente stimola di più la Chiesa e i pastori ad entrare nel merito, non per interesse scientifico ma per vicinanza e condivisione delle sofferenze loro, dei giovani e delle famiglie.  L’Associazione dei medici per l’ambiente (ISDE) – uno dei gruppi più benemeriti di questi anni, alcuni ancora personalmente impegnati e coinvolti, quasi eroi perché a volte pagano di persona in termini di carriera e per tanti altri aspetti, e anche perché in generale la classe medica è un po’ restia ad affrontare questo tema (di fronte ho l’ex sindaco di san Vitaliano, dott. Antonio Falcone, molto attento a questo problema) – in una recente lettera al Presidente Mattarella rileva: «Lei saprà che l’ultimo rapporto dell’Unione Europea ci pone come Italia al primo posto per morti premature in Europa a causa dei livelli delle polveri sottili di azoto e di ozono. Siamo il Paese dove la speranza di vita e di salute alla nascita, dal 2004 al 2013, è diminuita di sette anni nei maschi e di oltre dieci nelle femmine. Le evidenze scientifiche dimostrano ampiamente che le sostanze tossiche presenti nell’aria, nei cibi e nelle acque generano un aumento del rischio non solo di cancro o di patologie cardiovascolari ma anche di tante altre malattie tra adulti e bambini».  I soggetti più vulnerabili sono dunque i bambini. Nella stessa lettera a Mattarella i Medici per l’ambiente rilevano che gli ultimi dati dell’organizzazione mondiale della sanità hanno evidenziato come questo problema sia rilevante soprattutto nei bambini, con un’incidenza di tumori infantili più alta in Italia rispetto alle medie europee. I tassi italiani di incidenza dei tumori in età 0-14 anni continuano ad essere tra i più alti degli altri Paesi occidentali… 

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