Qualsiasi cosa

16 gennaio 2022 – II domenica del TO_C

Abbiamo iniziato il tempo ordinario, seguiamo Gesù nella sua vita pubblica. Oggi continua a rivelarsi e si presenta a noi come il vero sposo. Spesso nella Bibbia per indicare il rapporto privilegiato che Dio ha con il suo popolo, lo si paragona allo sposo: «Perché il Signore troverà in te la sua delizia e la tua terra avrà uno sposo… come gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te» – abbiamo ascoltato nella prima lettura. «Ti farò mia sposa per sempre» – dice Osea (2,21). Gesù stesso si è definito lo sposo quando ha detto ai discepoli di Giovanni: «Possono forse digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro?» (Mc 2,19) e così «ci svela la profondità della relazione che ci unisce a Lui: è una nuova Alleanza di amore» (Papa Francesco).

La festa di nozze è uno dei momenti di gioia più belli, partecipano oggi anche Maria e Gesù con i suoi discepoli. Non può mancare il vino in un banchetto nuziale, è la bevanda che «allieta il cuore dell’uomo» (Sal 104,15), è segno della benedizione di Dio (cf Pr 3,10). Anche oggi, in questa eucaristia, banchetto nuziale (cf Sacramentum caritatis 31), non manca e sarà trasformato nel Sangue della nuova ed eterna alleanza, versato per noi e per tutti in remissione dei peccati (cf Preghiera eucaristica III).

Nemmeno l’organizzatore della festa si è accorto della mancanza del vino, invece Maria si accorge di questa mancanza che può danneggiare gli sposi e le loro famiglie. Così Maria fa con ciascuno di noi, non si distrae, è attenta, non le sfugge nulla: come madre sa leggere negli occhi e nel cuore dei suoi figli, si accorge di ciò che stiamo vivendo, di ciò che ci manca, si dà da fare per il nostro bene, sa chi può venire incontro alle nostre necessità, chi è colui che può riempire il vuoto che si può presentare nella nostra vita, chi può darci il “vino” della vera gioia. Nessuno le ha chiesto nulla, ma come dice il sommo poeta la sua «benignità non pur soccorre a chi domanda, ma molte fiate liberamente al dimandar precorre» (Paradiso, Canto XXXIII). Delicatamente si accosta al Figlio e dice semplicemente: «Non hanno vino». Ha fatto una semplice constatazione, ma aveva ben chiaro cosa poteva fare Gesù. Il Signore non accoglie la sua richiesta – non è giunta ancora la sua ora, dice – ma grazie a lei poi agisce e pone come suo primo segno dell’amore di Dio un dono di gioia e di abbondanza. Maria conosce bene il Figlio, la sua fede è ferma e così resterà fin sotto alla croce ed esorta noi a fidarci di Dio: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela». Gesù non ha chiesto nulla di gravoso, semplicemente di riempire di acqua le giare, di mettere a disposizione quello che siamo e abbiamo.

Maria è stata lì fiduciosa, sicura, sa che a Dio tutto è possibile. Infatti, l’acqua di quelle sei giare di pietra è cambiata in un ottimo vino. Il maestro di tavola stenta a credere che verso la fine del banchetto il vino è ancora più buono, non comprende la logica della gratuità: Dio il meglio lo dà sempre e per sempre e mai ci fa mancare il necessario per la nostra gioia.

Impariamo da Dio a dare sempre il meglio di noi stessi, in ogni circostanza, in ogni relazione. Impariamo da Maria ad avere uno sguardo attento, discreto, ad avere una fede ferma, a fare qualsiasi cosa il Signore ci dice. Impariamo ad offrire a Gesù ciò che siamo e abbiamo affinché lui possa trasformarci in “vino” buono per coloro che ci incontrano.

don Alfonso Lettieri