La Giornata mondiale dei giovani, che ospiterà Papa Francesco dal 23 al 28 luglio, entra nel vivo. Le nostre inviate, Carmela e Luisa, hanno partecipato in queste ore alla Messa nella Cattedrale di San Sebastiano a Rio De Janeiro insieme ad altri 2.800 volontari giunti da tutto il mondo.
«Stiamo conoscendo un sacco di belle persone. Simpatiche ragazze dell’Ecuador mi hanno aiutato a portare le valigie», racconta Luisa raggiante al telefono. Carmela ha invece già familiarizzato con i «colleghi» del settore catechesi. Luisa e Carmela aiuteranno i ragazzi che in questi giorni raggiungeranno il Brasile da ogni parte del Pianeta: saranno due o tre milioni.
Le nostre volontarie avevano raggiunto Rio De Janeiro la mattina dello scorso 12 luglio. Partite da Roma Fiumicino alle 22.30 del giorno prima, avevano viaggiato tutta la notte per giungere, dopo aver attraversato parte del continente africano e sorvolato l’Oceano, alle 5.15 – ora locale, da noi erano le 10.15 – nella città brasiliana sorvegliata dal grande Cristo redentore del monte Corcovado. Ad attenderle in aeroporto le Suore della divina Provvidenza, che le hanno ospitate fino a ieri presso l’Educandato di Nostra Signora di Nazareth nel quartiere Catumbi alla periferia di Rio. «Sembra di essere nell’Italia degli anni 70», è stato il primo commento a caldo di Carmela; «le case sono tutte con le inferriate e alle 7 di sera è il coprifuoco; fino a mezzanotte si sente la musica alta nelle strade». Luisa ci ha parlato invece di Verginia, una delle nove suore che vivono nella struttura a ridosso di una grande favela. «È suora dal 92, i genitori erano sbarcati tanti anni fa in Brasile partendo da Venezia; ha studiato due anni a Roma e conosce l’italiano». Suor Marcela è la più giovane ed ha 29 anni; lavora nell’Ufficio di pastorale giovanile di Rio De Janeiro. La salutiamo – alle 2 di notte in uno dei collegamenti Skype che facciamo con Luisa e Carmela – mentre studia nella sala informatica: «Dormi con Dio», è il suo augurio della buona notte dallo schermo del computer. La suora più anziana ha 97 anni: «Una fede e una speranza incrollabile», dicono Luisa e Carmela. «Le suore che ci ospitano – incalza Carmela – sono essenziali. Vivono senza acqua calda e mangiano lo stretto necessario: fagioli, riso e verdure tipiche tutti i giorni, cucinati in pentole vecchissime. Vivono di Provvidenza!». Ma la loro grande povertà è direttamente proporzionale al calore umano che sanno donare: «Ci abbracciano continuamente ripetendo che sono al nostro servizio – dicono commosse Carmela e Luisa». Nel refettorio, le suore hanno preparato un cartello colorato su una bacheca che recita in portoghese: «Carissime Carmela e Luisa, vi accogliamo nella nostra casa con la tenerezza del cuore di Cristo». Ogni mattina la Messa alle 7 nella grande Cappella e pranzo a mezzogiorno.
Per arrivare all’Educandato dall’eroporto, Carmela e Luisa hanno attraversato insieme alle suore in un pulmino il famoso ponte Rio-Niteroi, lungo 13 km tutti sul mare. Da ieri, le stesse suore stanno ospitando un gruppo di 31 polacchi: la parrocchia vicino alla loro casa, Nostra Signora De La Salette, terrà infatti le catechesi nella lingua del Beato Giovanni Paolo II, ideatore delle Giornate mondiali dei giovani.
«Abbiamo portato cioccolatini ai bambini che vivono nell’Educandato – ci hanno detto ancora Luisa e Carmela – e la loro festa si è trasformata in gioia per il nostro cuore».
Fuori, mamme con i bambini in braccio sorridevano: «In questi posti le suore sono molto stimate». La lingua dominante è il portoghese; per strada, nonostante in Brasile sia inverno, solo persone con infradito Ipanema, tipico del Brasile.
Nel pomeriggio del 12, le suore hanno accompagnato Luisa e Carmela sul monte Corcovado (monte gobbo) per sostare sotto le braccia spalancate del Cristo redentore e ammirare il panorama mozzafiato della megalopoli brasiliana dai mille volti.
Rio De Janerio sarà al centro del mondo dal 2013 al 2016: Confederation Cup e Giornata mondiale dei giovani quest’anno, mondiali di calcio l’anno prossimo e Olimpiadi nel 2016. Ma con la Gmg, la città carioca può diventare veramente il centro del mondo, se quelle periferie dove oggi Carmela e Luisa stanno vivendo un’esperienza straordinaria prendono un posto al centro del cuore di tutti.
Il 13 luglio, Carmela e Luisa hanno visitato una favela vicino Catumbi «rigorosamente accompagnate da una suora e padre Agostino» perché «qui si fidano solo di loro e solo con loro si attraversa questo posto in modo sicuro». «Abbiamo percorso una stradina stretta e di terra – ci dicono in un collegamento Skype – circondata da casupole fatiscenti l’una sull’altra; la stradina saliva e man mano si restringeva». Le favelas, infatti, si trovano sulle diverse colline che definiscono il paesaggio di Rio De Janeiro, adagiata tra montagne e mare. «Camminando – continuano Carmela e Luisa – abbiamo dovuto fare attenzione ai fili della corrente elettrica, che rischiano di strozzarti: i fili sono ad altezza d’uomo e la corrente elettrica la rubano per portarla nelle baracche paradossalmente dotate tutte di antenne paraboliche. Di tasse e legalità neanche l’ombra. All’improvviso, il nostro sguardo si è allargato su gente sdraiata per terra e bambine già con figli in braccio; alcuni maschi seduti presso una specie di bar ci hanno guardato con sospetto e padre Agostino ci ha stretto a sé per mostrare che eravamo con lui! Da quegli uomini veniva fuori puzza di bruciato: deriva da una specie di droga sintetica di colla che sniffano insieme ai bambini. Dal 2011, le bande del territorio non si combattono più tra loro. Mentre salivamo – prosegue il racconto – i bambini seguivano di lato i nostri passi correndo, ma senza avvicinarsi; lo Stato di Rio neanche conosce il numero delle persone che vivono qui». Addirittura – secondo quanto detto alle ragazze da padre Agostino – qualche turista temerario vi è entrato senza mai più uscirne.
Carmela e Luisa riescono a rubare qualche foto – le suore le avevano impedito di mostrare oggetti tecnologici per evitare spiacevoli sorprese – e capiscono che la loro esperienza sarà eccezionale: non sono solite turiste a Rio De Janeiro, non la solita gita al mare; ma sono pronte ad uno sguardo nuovo su una delle megalopoli più affascinanti del mondo, quello sguardo che si nutre degli occhi del Cristo redentore che domina uno spettacolo affascinante quanto contraddittorio. Così, in cima alla favela, entrano nella Chiesa del Cristo Trabalhador (lavoratore) per la Messa delle 19.00, dove viene letta in portoghese la parabola del Buon Samaritano:«Vai e faze a mesma cosa» (Va e fa anche tu lo stesso); ad Acerra, la mattina della domenica successiva, echeggiano le parole del nostro vescovo Giovanni nella Cattedrale: «Solo le cose che non si vedono e non si conoscono non ci entrano nel cuore». Carmela e Luisa, dopo aver ‘visto’, torneranno dal Brasile con un cuore profondamente cambiato!
Nel pomeriggio del 13 luglio, prima di giungere alla favela, Luisa e Carmela avevano di nuovo attraversato il ponte Rio – Niteroi per giungere sull’Isola di Icarai, dove c’è un’altra casa delle Suore della divina provvidenza: «Una zona più ricca, lontana dal centro e da quella dove le suore ci ospitano» dice Carmela; ma «questa spiaggia – soggiunge Luisa – è più bella delle più famose e commerciali Copacabana, Ipanema e Botafogo». La stessa Luisa non ci pensa due volte e regala a Suor Debora la novena alla Vergine che scioglie i nodi, tanto cara a Papa Francesco.
Domenica 14, Luisa e Cramela vivono una giornata interlocutoria in vista del trasferimento del giorno dopo. Il pomeriggio, però, fanno in tempo ad andare a vedere, sulla spiaggia di Copacabana, il megapalco che venerdì 26 luglio sarà teatro della via Crucis più affascinante della storia.