La Chiesa oggi ci fa meditare il grande dono dell’Eucaristia, presenza di Gesù in mezzo a noi e cibo che ci nutre per la vita eterna.
Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, colui per mezzo del quale tutte le cose sono state create, che per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, colui che è morto e risorto per noi, è asceso al cielo e siede alla destra del Padre, è realmente presente nell’Eucaristia, si è fatto pane per noi!
L’amore di Dio arriva fino al punto di farsi lui stesso cibo e bevanda per nutrirci e dissetarci; il suo desiderio di stare con noi e di donarsi a noi è così grande da “inventarsi”, come un innamorato, il modo per restare sempre con noi. E lo fa nel modo più familiare, durante una cena, con gli elementi più semplici, un pezzo di pane, un sorso di vino: questo è il mio corpo, questo è il mio sangue! Elementi comuni che dicono convivialità, intimità, sono alla portata di tutti, sono per tutti. Agli occhi restano ciò che sono, con la rugiada dello Spirito nella sostanza cambiano radicalmente: «È certezza a noi cristiani: si trasforma il pane in carne, si fa sangue il vino» (dalla Sequenza).
Gesù è nato nella totale povertà e umiltà, resta con noi nella semplicità di un pezzo di pane, farina e acqua impastati, frutto della terra e del lavoro dell’uomo.
Domenica scorsa Gesù ha detto: «Io sono con voi, tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20), nell’Eucaristia tocchiamo con le nostre mani la realizzazione di questa promessa. Oggi vogliamo ravvivare questa consapevolezza, godere di questa presenza, ringraziare per il dono più grande che abbiamo ricevuto.
Il nostro sant’Alfonso aveva così tanto compreso il valore di questo dono che desiderava stare notte e giorno ad adorare Gesù nell’Eucaristia, tanto da invidiare i fiori che stanno accanto al Tabernacolo: «Fiori, felici voi, che notte e giorno / Vicini al mio Gesù sempre ne state, / Né vi partite mai, finché d’intorno / Tutta la vita alfin non vi lasciate: / Oh, potess’io far sempre il mio soggiorno in questo luogo bel, dove posate!».
L’Eucaristia ci ricorda ancora una volta che Dio è umiltà, è colui che tanto ci ama da non costringere nessuno ad amarlo, non impone a nessuno la sua presenza e non ci dona semplicemente qualcosa che ha, ma tutto ciò che è: «Questo è il mio corpo», “sono io che mi dono a te” – ci dice tra poco quando riceviamo la Comunione, si fa mangiare, ci nutre fino a diventare parte di noi per trasformarci in lui.
Prendete e mangiate! L’Eucaristia è cibo da mangiare e «colui che mangia me vivrà per me» – dice il Signore (Gv 6,57), nella nostra vita entra la sua stessa vita divina, nel nostro cuore riversa tutto il suo amore: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui» (Gv 6,56). Infatti, «Ogni volta che noi facciamo la comunione, assomigliamo di più a Gesù, ci trasformiamo di più in Gesù… Perché quando tu ricevi l’Eucaristia diventi corpo di Cristo. Ecco il prodigio della Comunione: diventiamo ciò che riceviamo!» (Papa Francesco). E se diventiamo ciò che riceviamo, siamo anche noi pane, cibo per gli altri, chiamati a donarci gratuitamente come Gesù si dona a noi. L’Eucaristia è la nostra forza, usciamo da ogni celebrazione pieni di Dio, capaci di amare come Lui ci ama, pronti ad affrontare la vita quotidiana tra vari impegni, gioie e preoccupazioni, forti della sua presenza, ricchi del suo amore.
Ecco il grande dono che Dio ci ha fatto nell’Eucaristia.
Beati noi invitati alla cena dell’Agnello!
don Alfonso Lettieri