Oggi è nato per noi il Salvatore!

25 dicembre 2020 – Natale del Signore Gesù

«Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce» (Is 9,1).

Questa luce non è luce di lampada, né luce di sole (cf Ap 22,4-5), ma è la luce di un bambino nato in una stalla e questo bambino è il Figlio di Dio.

Verbum caro factum est! Il Verbo si è fatto carne, è nato oggi in questo mondo immerso nelle tenebre della pandemia e della morte; tra misure preventive e restrizioni, tra distanziamento e isolamento. Ci dice che Dio è l’Emmanuele, è con noi, sta dalla nostra parte, condivide tutto con noi, si è fatto come noi per farci come lui: Admirabile commercium, meraviglioso scambio! San Paolo lo annuncia con queste parole: «Gesù Cristo da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà» (2Cor 8,9), nella sua onnipotenza «svuotò se stesso assumendo la condizione di servo, diventando simile agli uomini» (Fil 2,7). Tutto questo per noi uomini e per la nostra salvezza! «Il Natale – dice il Papa – ci invita a riflettere, da una parte, sulla drammaticità della storia, nella quale gli uomini, feriti dal peccato, vanno incessantemente alla ricerca di verità, di misericordia, di redenzione; e, dall’altra, sulla bontà di Dio, che ci è venuto incontro per comunicarci la Verità che salva e renderci partecipi della sua amicizia e della sua vita».

È Natale! Fino a ieri si è parlato di come poteva essere, di cosa si poteva fare, oggi come i pastori vogliamo stupirci davanti a questo bambino, vogliamo godere della «grande gioia» (Lc 2,10) che ci è stata annunciata: è nato per noi «un Salvatore che è Cristo Signore» (Lc 2,11). «Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia» – ha detto questa notte Isaia (9,2). Sì, è un tempo difficile e qualcuno non ha voluto mettere nemmeno un segno di festa, ma abbiamo “Il” motivo, l’unico per far festa, perciò nonostante tutto bisogna festeggiare, gioire perché questo bambino è venuto a portare la sua luce proprio su «quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra di morte» (Lc 1,79), è venuto a salvare «il suo popolo dai suoi peccati» (Mt 1,21), è venuto a dare la sua vita per noi, «egli ci ha salvati, non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia» (Tt 3,5).

Oggi Dio è sceso sulla terra e la «terra – dice sant’Alfonso – è arreventata Paraviso» e noi qui siamo venuti a vedere questo avvenimento che «il Signore ci ha fatto conoscere» (Lc 2,15). Come i pastori trovarono «Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato in una mangiatoia» (Lc 2,16), così noi troviamo qui, tra poco su questo altare, il Verbo che si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi (cf Gv 1,14) e non solo possiamo piegare le nostre ginocchia per adorarlo, ma addirittura possiamo nutrirci del suo corpo e del suo sangue, cibo di vita eterna.

Il Natale di Gesù che stiamo celebrando, quindi, non è un semplice ricordo, ma è la realtà dell’amore di Dio che si dona oggi a noi, perciò non ci facciamo prendere semplicemente dalla nostalgia del last Christmas, del Natale degli anni passati, da un vago sentimentalismo, ma abbiamo «gli stessi sentimenti di Cristo Gesù» (Fil 2,5), sia questo il “nostro natale”, la nostra ri-nascita, dove ognuno si “svuota” di tutto ciò che gli impedisce di accogliere il Signore, di ciò che non lo aiuta a riconoscerlo nei fratelli e sorelle, del peccato che lascia nelle tenebre e nell’ombra di morte.

Il bambino nella mangiatoia suscita tenerezza, con gli stessi occhi teneri, pieni di umanità chiediamo a Lui di guardare chi soffre, chi è spaventato, chi è solo: questo bambino, Dio fatto uomo, ci renda più umani!

Di questo Natale non ricordiamo ciò che non abbiamo potuto fare, ma ogni piccolo gesto che ci ha aiutato a stare vicini, a sentirci uniti e solidali, ricordiamoci della speranza e della forza che il bambino di Betlemme ha dato ai nostri cuori.

Chiediamo a Maria di saper accogliere il suo Figlio in noi e di imparare ad amarlo nei nostri fratelli e sorelle. Accogliamo l’invito dei vescovi: «Aprite la porta al Signore che nasce e non abbiate timore di salire, un passo alla volta, tenendo la mano del fratello, sul monte del dolore dell’umanità per annunciare a tutti che il nostro Dio è ancora l’Emmanuele, è il Dio-con-noi».

don Alfonso Lettieri