Ma io vi dico

16 febbraio 2020 – VI domenica del TO – A

Ma io vi dico! Di solito quando ascoltiamo queste parole da qualcuno pensiamo subito: ma chi si crede di essere? Gesù non “si crede di essere”, è Il Maestro, il nuovo Mosè (così lo presenta Matteo) che non è venuto a dare una nuova legge, ma a dare pienezza, compimento, a soddisfare quell’anelito di infinito presente nel cuore dell’uomo. Egli è venuto a riempire la nostra vita, a ricolmare il nostro cuore contro la tendenza a vivere al ribasso, ad accontentarsi del minimo, ad impegnarsi per raggiungere solo la sufficienza.

Ricordiamoci che siamo nel discorso della montagna iniziato con le Beatitudini e queste «sono la strada che Dio indica come risposta al desiderio di felicità insito nell’uomo» (Francesco) e portano a compimento, a pienezza i comandamenti, non li aboliscono – come Gesù stesso dice. «Pieno compimento della legge è l’amore» – ci ricorda S. Paolo (Rm 13,10). E l’amore spinge oltre, non si accontenta delle mezze misure, delle semplici parole e del non fare, ma vuole essere vissuto concretamente nelle relazioni con il prossimo. Perciò le parole di Gesù ci richiamano a non accontentarci di non sbagliare, di non peccare, ma di andare oltre, di amare.

A volte (?) diciamo: “Non ho bestemmiato, non ho ucciso nessuno, non ho tradito mia moglie, mio marito, mi faccio i fatti miei, quindi sto a posto”. Non ho fatto niente di male, sì, va bene, ma cosa ho fatto di bene? E poi, veramente non ho ucciso nessuno? Chi non ama suo fratello è omicida dice S. Giovanni (cf 1Gv 3,15). Quella persona che non saluto, non mi interesso come sta, non è una persona che ho già ucciso nel mio cuore? E le chiacchiere che ho fatto su quell’altra e che stanno facendo il giro della città o del web, non hanno ucciso già quella persona? E non ho già commesso adulterio nel mio cuore se ogni volta che vedo quella donna o quell’uomo non gli tolgo gli occhi da dosso e il mio desiderio di possederla/o come se fosse un oggetto, cresce sempre più fino a diventare una ossessione? Questo ci rende schiavi delle passioni. Cristo, invece, ci ha liberati e ci vuole liberi, non schiavi delle passioni (cf Gal 5,1.13-24). Perché pure se non commettiamo materialmente il male, tutte queste cose ci appesantiscono, non ci fanno vivere sereni e ci portano prima o poi a commettere il male, a peccare o comunque a vivere frustrati, sempre insoddisfatti.

Non ho inquinato io la terra: sì, non ho sotterrato nessun rifiuto tossico, ma non faccio la raccolta differenziata o lascio i sacchetti ai bordi delle strade, non mi curo dell’ambiente o voglio far finta di non vedere la situazione drammatica che si è creata. È finita l’epoca del “tutto è normale, è il prezzo da pagare per il progresso”, siamo arrivati al punto del non ritorno su alcune questioni e ognuno è chiamato a fare la sua parte, secondo le proprie responsabilità.

Non è colpa mia se ci sono ingiustizie, sì, ma faccio di tutto per trovare scappatoie per evadere il fisco, per avere benefici che non mi spettano e non faccio nulla per difendere anche i diritti degli altri, penso solo a me.

Carissimi, se la nostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entreremo nel regno dei cieli e non vivremo bene su questa terra. Dio, invece, sogna un uomo che gusti la vita fino in fondo, un uomo libero e capace di fare tutto per conservarsi tale, persino di perdere qualche “pezzo”, perché quando hai incontrato colui che per amore tuo ha saputo perdere (donare) tutta la sua vita, ogni cosa si ridimensiona, ti rendi conto che le cose considerate prima un guadagno non sono nulla e le lasci andare senza problemi (cf Fil 3,7-8). Così se un tuo fratello ha qualcosa contro di te, non esiti a lasciare la tua offerta e ad andare tu da lui per riconciliarti; non esiti a rinunciare anche ad un tuo diritto per guadagnare la pace nella tua famiglia, tra amici e colleghi, a sacrificare anche un tuo possibile guadagno per il bene comune. Cercherai di stare sempre nella verità, il tuo parlare sarà sì, sì; no, no e non avrai bisogno di giuramenti perché non dirai menzogne.

Ecco, solo così si può superare la giustizia di scribi e farisei, di coloro che si fermano alla lettera della legge, all’osservanza formale, solo amando in un modo esagerato, perché «la misura dell’amore è amare senza misura». Gli altri non capiranno? Ma il segreto sta proprio qui: l’amore non va spiegato a parole, amiamo tutti in questo modo, da Dio e vedremo se c’è qualcuno che possa rifiutare un amore così. Proviamoci. In questa celebrazione il Signore riversa nei nostri cuori tutta la sua grazia, ci ricolma di amore. Amiamo così. Coraggio!
 
don Alfonso