La morte di Ciro. Il coraggio di Angela. La speranza della fede

Celebrati ad Acerra i funerali di Ciro Chiariello, 40 anni morto in Kenya a ferragosto. Nella cattedrale gremita da tanta gente – in molti anche sul sagrato e nella piazza – il vicario generale don Cuono Crimaldi ha presieduto la celebrazione eucaristica

Non è il corteo nuziale quello che ieri ha accompagnato Ciro. Lo stesso corteo che solo otto mesi fa lo accompagnava ad accogliere la sua sposa Angela, ieri è diventato il corteo funebre che lo ha seguito per l’ultimo addio.
In una cattedrale gremita di familiari, amici e conoscenti, don Nello Crimaldi, officiante della celebrazione per volere espresso della moglie, esordisce nella sua omelia affermando: «Dire addio oggi a Ciro, vuol dire dirgli Arrivederci presso Dio».

È umano chiedersi “Perché?”. Perché un giovane di 40 anni, pieno di sogni ed aspettative per il futuro, è morto così lontano da casa, in Kenya, dov’era in viaggio di nozze con la sua Angela, pronti ad affrontare la vita insieme?

Ciro era un ragazzo coraggioso che troppo giovane, rimasto orfano, si è dovuto fare carico di grandi responsabilità, con una fede semplice e sincera, con il valore della famiglia e degli affetti che curava e custodiva, e che aveva attenzione per i piccoli.

Ecco, il coraggio, il suo sorriso, la sua capacità di relazionarsi con tutti, la sua apertura alla vita. Sono queste cose di Ciro che non muoiono ma che comunque non colmano il vuoto e non asciugano le lacrime.

Le parole umane non sono sufficienti a trovare risposte, ma, se la fede in Dio non risolve il problema del dolore, lo trasfigura perché Gesù assume su di sé il dolore umano e lo trasforma.

È umano piangere, anche Gesù si commuove per l’amico Lazzaro, ma la potenza dell’amore vince anche la morte e la Resurrezione ne è la testimonianza.

“Siamo Destinati all’Eternità”, è questa la certezza di Angela che, alla fine della celebrazione, si è allontanata dal feretro del suo sposo, da cui non si era staccata neppure un momento, per raggiungere il coro, con gli amici di sempre, e cantare insieme a loro questa convinzione, in una ultima dichiarazione di amore per il suo amato marito, prosegue cantando, Noi siamo opera delle tue mani, i nostri nomi sono scritti nei cieli, l’infinito in noi sarà …

Angela ha mostrato un grande coraggio nell’affrontare il suo immenso dolore e riportare a casa il suo Ciro da quel lontano Paese, e una forza divina ha mostrato nel proclamare dall’altare la parola di Dio: «Chi ci separerà dal suo amore? Né morte o vita ci separerà dall’amore in Cristo Signore».

È una donna che trova nell’amore per il suo sposo e nella sua profonda fede nelle parole di Cristo «Chiunque vive e crede in me non morirà in eterno», la forza di affrontare il dolore e continuare ad amare e vivere. L’amore che prova per il suo Ciro non si è spento, ma si è semplicemente trasformato.

All’uscita dalla cattedrale Ciro è stato salutato con un applauso, con un volo di palloncini bianchi, con commozione, una intera città si è stretta in preghiera e in silenzio. Il volto di tutti rigato dalle lacrime, che però, come l’omelia ricordava attraverso la citazione di una frase di don Tonino Bello, acquistavano un valore diverso: «Non piangere, non sprecare le tue lacrime… Se versi le tue lacrime a terra esse diventeranno fango, se le rivolgi al cielo esse brilleranno come perle al sole». Chi crede in Gesù vive per sempre, perché porta in sé il germe della vita.

E allora Ciro «Arrivederci presso Dio», consola la tua mamma, la tua sposa, tua sorella e tutti coloro che ti hanno conosciuto. Continua a sorridere a tutti e aiutaci a prepararci un posto in paradiso.

Don Stefano Maisto