La Croce di Cristo è la nostra unica speranza

La Via Crucis con il vescovo e il clero per le strade della diocesi

Le «persone giuste che non cercano applausi» e i «semplici» che vivono ogni giorno con «gioia» la fede e «osservano i comandamenti», sono il segno della «vita senza fine» e della «bontà» senza limiti di un Dio che salendo sulla Croce ha salvato il mondo. 
Migliaia di persone, tra cui le autori civili, hanno accompagnato il vescovo Antonio Di Donna e i preti delle diverse foranie per le strade delle città della nostra diocesi. Ad Acerra, il 17 marzo, è partita dalla Parrocchia dell’Annunziata per concludersi a quella del Suffragio dopo aver percorso le 14 stazioni, dalla condanna a morte alla deposizione nel sepolcro del Signore. Via Annunziata, Piazza Sant’Anna, il Campo di Tennis Comunale e la nuova Piazza Castello hanno dato una suggestiva e significativa cornice ad alcune delle soste in preghiera del corteo, al termine del quale Di Donna ha invocato la «Croce di Cristo» quale «simbolo» «dell’amore di Dio e dell’ingiustizia umana», allo stesso tempo «strumento di morte e di resurrezione». Per cui se da un lato, ha detto il presule, ancora oggi la vediamo «eretta» nei «fratelli decapitati con le spade» tra il «silenzio» dei «paesi civili», in coloro che «fuggono dalla guerra» e in quelli che vogliono togliere il Crocifisso dai luoghi pubblici ed escludere Dio dalla vita della Città, o ancora nei «ministri infedeli» che «spogliano gli innocenti della loro dignità» piuttosto che «spogliarsi» essi stessi «delle proprie ambizioni», nei «ladroni e corrotti venduti nel misero mercato dell’immoralità» che continuano a riempire i loro «granai» invece di servire il «bene comune» e «distruggono la nostra casa comune», sfregiano la terra, acqua e l’aria e negano «il futuro alle nuove generazioni», nei bambini, anziani e disabili «scartati» da una società «ipocrita»; dall’altro lato ancora oggi intravediamo la «Resurrezione» del Crocifisso nei «ministri buoni» che come «candele» si consumano per il bene dei fedeli, nelle «suore» e nei «consacrati» che «abbandonano tutto» e come «buoni samaritani curano le ferite», nei «beati» e nei «santi» che attraversano la notte buia della fede affidandosi al Signore, nelle persone «semplici» che vivono gioiosamente la fede, nelle «famiglie» che vivono con «fedeltà» la vita matrimoniale, nei «volontari» che «soccorrono» i bisognosi, nei «perseguitati» a causa della loro fede, nei «sognatori» e nei «profeti» che vivono con il «cuore di bambini» per rendere il mondo e la nostra città più giusti e belli. 
Il 24 marzo, la Croce è partita dalla Chiesa di San Giovanni Evangelista retta dai padri barnabiti a San Felice a Cancello per arrivare alla Chiesa di Sant’Andrea Apostolo di Arienzo percorrendo via Napoli, via Roma, corso Abatemarco, via Roma e viale Sant’Alfonso. 
Ancora una volta in questa Quaresima dell’anno 2017, l’«Arca di Noè» che ci salva dal «diluvio», il segno con cui l’«apparente vittoria della morte si dissipa davanti alla tomba vuota», ha attraversato con il vescovo le città della diocesi per essere salutata e benedetta come «nostra unica speranza». Per questo il suo passaggio non lascia mai nessuno indifferente.