In nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti

7 giugno 2020 – Santissima Trinità

Oggi celebriamo la festa della Santissima Trinità, «mistero centrale della fede e della vita cristiana» (CCC 234). Contrariamente a ciò che pensiamo quando sentiamo la parola mistero – qualcosa di inconoscibile – i misteri della fede li possiamo conoscere perché «piacque a Dio nella sua bontà e sapienza rivelarsi in persona e manifestare il mistero della sua volontà» (DV 1). Infatti, «Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, Dio le ha preparate per coloro che lo amano» (1Cor 2,9). Gesù è venuto per farci conoscere Dio: «il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato» (Gv 1,18). Dice il Catechismo che questo è «la sorgente di tutti gli altri misteri della fede; è la luce che li illumina» (n. 234). Certo, non si finisce mai di conoscerlo e, come «non si può travasare il mare in una buca», così non è possibile scandagliare con la piccolezza della mente l’immensità del Mistero trinitario». (cf episodio di S. Agostino e il bambino in riva al mare).

Oggi la Chiesa ci fa contemplare Dio in se stesso, per quello che è nel suo intimo: amore «non nell’ unità di una sola persona, ma nella Trinità di una sola sostanza» (Prefazio). Amore perfetto in sé ma non chiuso in sé stesso, che si è donato a noi creandoci (Padre creatore), salvandoci (Figlio redentore) e santificandoci (Spirito santificatore). Una domenica per contemplare Dio, per conoscerlo meglio, per spazzare via ogni falsa immagine di Lui. A Mosè si presenta come il «Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà». Già solo ascoltando queste parole il nostro cuore si riempie di pace. Gesù a Nicodemo presenta Dio come colui che «ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito», colui che non giudica/condanna ma salva il mondo, non toglie ma dona la vita-eterna. Un Dio ricco di amore che ama senza misura, che ad ognuno dona tutto se stesso, come accade ricevendo la Comunione. Ama tutti, non condanna nessuno, nemmeno quelli che lo inchiodano alla croce (cf Lc 23,34), che si scomoda a cercare anche una sola pecora perduta (cf Lc 15,4-7), che dà la stessa paga all’operaio dell’ultima ora come a quello della prima (cf Mt 20,1ss). Sembra una ingiustizia, ma è semplicemente amore che va oltre la nostra logica. E poi, potrei essere io l’operaio dell’ultima ora! Perché tanto spreco? – dirà Giuda (cf Gv 12,5). Sì, dove c’è amore, sembra che ci sia spreco, invece è abbondanza, pienezza, gratuità. Contempliamo questo amore, non sono parole, ma fatti concreti, misericordia ricevuta, provvidenza sperimentata: ogni esperienza di comunione, di relazione che ti permette di essere te stesso, di amore donato a dismisura, è esperienza della Trinità. Dice san Paolo che noi in Dio «viviamo, ci muoviamo ed esistiamo» (At 17,28). Perciò, se vogliamo conoscere il mistero della Trinità, amiamo, ci immergeremo sempre più in esso e non faremo solo discorsi su questo mistero, ma lo annunceremo con la vita, saremo un riflesso della Trinità nel mondo e così a tutti sarà più chiaro. Amare per conoscere! Amare come si amano le tre Persone della Trinità, pienamente, totalmente da essere un solo Dio.

Con S. Agostino diciamo: «Signore nostro Dio, crediamo in te, Padre e Figlio e Spirito Santo. Davanti a Te sta la mia forza e la mia debolezza: conserva quella, guarisci questa. Davanti a Te sta la mia scienza e la mia ignoranza; dove mi hai aperto, ricevimi quando entro; dove mi hai chiuso, aprimi quando busso. Fa’ che mi ricordi di te, che comprenda te, che ami te». Amen

don Alfonso Lettieri