Galantino: è umile una Chiesa missionaria

Aperto dal segretario generale della Cei il Convegno ecclesiale diocesano. «Testimoniamo la comunione». Il vescovo Di Donna: le nostre porte aperte a tutti

Inscindibili, intrecciate come modalità tangibile e come dimensione spirituale, la comunione e la missione sono entità costitutive primarie e non negoziabili, per la Chiesa e per i cristiani. Il segretario generale della Cei, il vescovo Nunzio Galantino, non lascia spazi ad equivoci intervenendo ieri all’apertura in Cattedrale del 36° Convegno ecclesiale della diocesi di Acerra sul tema appunto “Comunione e missione”. Vivere in maniera nuova la missione, esorta Galantino, che, se in passato significava valicare immense distanze geografiche, «oggi chiede alla comunità dei credenti di superare distanze ideologiche» piuttosto che i confini del proprio territorio.Il tema sta accompagnando da due anni il cammino della comunità acerrana, sollecitata dal suo vescovo, Antonio Di Donna, attraverso gli Orientamenti pastorali “Riscaldare il cuore”. Un «cammino di Chiesa corale», osserva Di Donna. Una Chiesa comunitaria, continua, che esca tra la gente e tenga «rapporti diretti con tutti i suoi abitanti», anche se «non cristiani» o ai «margini», in modo che «nulla nella vita delle persone sfugga alla conoscenza e alla presenza discreta e attiva della comunità». E quindi, ribadisce Galantino, «senza la comunione e se non parte dalla comunione, la missione finisce per essere altro, soprattutto perché non testimonia». In questo senso, ricorda il presule, papa Francesco chiede «una decisa assunzione di responsabilità da parte di ogni comunità cristiana in ordine alla missione», avvertendo che «questa non potrà realizzarsi se non è accompagnata dalla testimonianza; soprattutto dalla testimonianza di una comunità che vive la comunione ». In linea con quanto affermava l’episcopato italiano già negli Anni ’80: «La missione non è opera di navigatori solitari: la comunione è la prima forma della missione». La missione allora deve essere vissuta nella barca di Pietro, in tutte le sue multiformi espressioni, in comunione di vita e di azione con tutti i battezzati, ciascuno interpretando il proprio ruolo, secondo quello che è il dono ricevuto.Nonostante comunione e missione siano elementi fondanti del cristiano, Galantino nota una «forte discrasia» tra il molto parlare di «dimensione missionaria della Chiesa», «Chiesa in uscita», «Chiesa tutta ed essenzialmente missionaria» e il calo di tensione e di attenzione missionarie «nella nostra Chiesa, che trova riscontro anche nel calo numerico di vocazioni missionarie ad gentes ». Egli pertanto constata «autocompiacimento di sé, eccessiva concentrazione su se stessi, scarsa sensibilità all’incontro e alla relazione, impegno a “conservare”, indisponibilità a qualsiasi riforma e riduzione dell’ansia missionaria». Il contrario cioè della missionarietà, vista anche come un «uscire per ricevere» e per rinnovarsi cominciando dall’incontro. Insomma, una Chiesa missionaria è anche «una Chiesa umile, disposta a cambiare e a rinnovarsi » a partire dall’esperienza dell’incontro e della relazione. Come chiosa lecitamente il vescovo Di Donna: «Uniamo le forze e impariamo a stare insieme».Valeria ChianeseAvvenire, 9 settembre 2016