Come gli apostoli, anche noi spesso facciamo esperienza di non avere risorse, capacità e mezzi adeguati per affrontare certe situazioni che la vita ci presenta. A volte, quasi istintivamente, come Filippo, subito rispondiamo che «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo» oppure, come Andrea, guardando ciò che abbiamo, subito aggiungiamo: «ma che cos’è questo per tanta gente?». Così scoraggiati rischiamo di arrenderci e farci schiacciare dai problemi.
Giovanni non riporta atteggiamenti e parole degli altri apostoli, ma forse avranno fatto finta di non vedere e non sentire, ma far finta che il problema non ci sia, non risolve nessun problema.
Allora guardiamo Gesù, impariamo da lui, fidiamoci di lui. Vede la folla che lo segue, si accorge delle sue necessità a partire dalla fame e mentre i due apostoli sottolineano la sproporzione tra ciò che hanno e il gran numero di gente, Gesù con quel poco messo a disposizione dalla generosità di un ragazzo, non solo sfama tutti, ma ne fa avanzare anche dodici canestri.
Che grande maestro di vita è il Signore! Poteva subito intervenire da solo, ma ha voluto coinvolgere i suoi, li ha interrogati, li ha aiutati a guardare in faccia il problema, a confrontarsi con lui, a rendersi conto delle proprie risorse e a far loro comprendere che il poco che siamo e che abbiamo, messo nelle sue mani, nello spirito di condivisione e gratuità, può fare molto più di ciò che osiamo domandare o pensare (cf Ef 3,20). Sì, ci sarà sempre la sproporzione, ma noi cristiani sappiamo che ci sarà sempre anche Gesù, che a Dio tutto è possibile (cf Lc 1,37): ha creato tutto dal nulla, ha fatto concepire una vergine, partorire donne sterili, ha convertito peccatori, ha dato la vista ai ciechi, ha risuscitato i morti, si è lasciato inchiodare sulla croce, è sceso agli inferi, ha vinto la morte, è risorto e «la morte non ha più potere su di lui» (Rm 6,9). Perciò, davanti alle necessità, siamo sì realisti come Filippo: rendiamoci conto della situazione; siamo anche utopisti come Andrea: abbiamo poco, vediamo a cosa può servire, ma mettiamoci in gioco, il vero miracolo è questo: saper condividere ciò che abbiamo e soprattutto ciò che siamo. In Matteo, Gesù dice ai suoi: «date voi stessi da mangiare» (14,16). Doniamo noi stessi, le nostre capacità, il nostro tempo, le nostre idee, la nostra vita e questo farà innescare una rete di condivisione e gratuità che non solo farà risolvere i problemi, ma moltiplicherà le risorse per “sfamare” tutti. Gesù non solo ci ha dato il pane, ma lui stesso si è fatto pane; nutrendoci di lui possiamo anche noi donare ciò che abbiamo e ciò che siamo.
Conosco una persona che ha avuto il coraggio di credere nella gratuità e nella condivisione, ha messo a disposizione la sua vita, una casa, una campagna e, accontentandosi del poco che ciascuno può dare, ha innescato una rete di solidarietà che da trent’anni sta “sfamando” coloro che hanno perso dignità e futuro.
Oggi si celebra la I Giornata Mondiale dei nonni e degli anziani. Il tema scelto dal Papa è “Io sono con te tutti i giorni”: «è la promessa che il Signore ha fatto ai discepoli prima di ascendere al cielo e che oggi ripete anche a te, caro nonno e cara nonna».
Questa Giornata è un invito per tutti a stare vicini agli anziani, a non lasciarli soli e a considerare il grande dono che sono. La vocazione degli anziani – dice il Papa – è quella di «Custodire le radici, trasmettere la fede ai giovani e prendersi cura dei piccoli… Non importa quanti anni hai, se lavori ancora oppure no, se sei rimasto solo o hai una famiglia… non esiste un’età per andare in pensione dal compito di annunciare il Vangelo, dal compito di trasmettere le tradizioni ai nipoti».
Un caro augurio a tutti i nonni e agli anziani; una preghiera per chi ci accompagna dal cielo.
don Alfonso Lettieri