Con Maria incontro al Signore Gesù

Nel cuore dell'Avvento, la Festa dell'Immacolata Concezione ci invita a "credere che nulla è impossibile a Dio". La Messa celebrata dal vescovo Antonio Di Donna ad Acerra presso il Convento delle Suore di Carità dell'Immacolata Concezione, dette d'Ivrea

Ogni anno l’8 dicembre, nel cuore del «cammino di Avvento incontro al Signore», i cristiani si imbattono in «Lei, la Madre», che insieme a «Giovanni, il precursore che sulle rive del Giordano invoca la conversione dei cuori», e al «più grande di profeti», Isaia, rappresentano i «personaggi» chiave di questo tempo forte di preparazione al Natale del Signore Gesù.

E siccome «nessuno più e meglio di Lei ha saputo attendere il Signore che viene», anche in questa Festa dell’Immacolata concezione di Maria dell’anno 2016, siamo stati invitati a contemplare «il disegno che Dio ha messo in atto fin dall’eternità, la «volontà originaria» – Paolo lo spiega nella seconda lettura proposta dalla liturgia della Festa dell’Immacolata Concezione di Maria – di farci «santi e immacolati nell’amore». Un disegno sul quale «Dio è all’opera» per il restauro, «nonostante il peccato dell’uomo» che lo ha «macchiato ma non interrotto», e che prevede, «al culmine, l’incarnazione del Verbo, il Figlio di Dio in mezzo a noi», che «si fa uomo e condivide in tutto, tranne il peccato, la nostra condizione umana». C’è dunque una «regia» nella storia del mondo e personale di ciascuno e «noi non siamo il frutto di un destino cieco, non veniamo né andiamo verso il caso ma siamo amati e scelti fin dall’eternità».

 

Il vescovo Antonio Di Donna ha celebrato la Messa al mattino presto come da tradizione, presso il Convento di Acerra delle Suore di Carità dell’Immacolata Concezione, dette d’Ivrea, le quali hanno rinnovato i voti come fanno ogni anno in questo giorno. Alle suore e a un gruppo di laici verniani che ha rinnovato le promesse, il presule ha detto «grazie» chiedendo «per loro la benedizione che non venga meno la fede e la speranza di fronte ai mali personali e sociali», perché «Dio ha un disegno più grande, anche se a volte difficile da comprendere, che non verrà meno e che vive fin dall’eternità», e «a suo modo» lo «realizza sempre», per la nostra felicità.

 

«Non perdiamo questa speranza di fondo che viene dalla fede» e ne costituisce «l’essenza», ha esortato il vescovo in chiusura dell’omelia durante la quale si era soffermato però anche sul «turbamento» di Maria, prima della «resa» nell’obbedienza, che percorre «le diverse fasi, da non sottovalutare, del brano» del Vangelo proposto dalla Festa dell’Immacolata.

 

L’annuncio. Maria, infatti, «rimane turbata» già quando «l’angelo non le ha ancora rivelato l’annuncio» ma semplicemente le si è rivolto con l’espressione «rallegrati piena di grazia» rivelando invece «l’identità più profonda» a Colei che è «piena del favore di Dio» e in cui «non c’è spazio per il peccato». «Il turbamento di Maria ci riguarda», ha detto Di Donna, e anche noi dovremmo «reagire allo stesso modo ai saluti e agli annunci di Dio». Se ne «avessimo piena coscienza», infatti, rischieremmo paradossalmente di rimanere «schiacciati» sotto il peso delle «vertigini» di questi «annunci formidabili» di fronte ai quali «siamo in qualche modo protetti».

 

Madre della Chiesa. Il Signore chiede a Maria di diventare la Madre del Figlio, perciò Lei «è segno della Chiesa, del popolo di Dio in cammino». E «anche in questo caso Maria osa chiedere e domandare, e questo ci dice la sua libertà», ha continuato il presule, ricordando che «in questi giorni di Avvento le profezie degli antichi profeti ci invitano a sognare, a desiderare e a non perdere la speranza di fronte alla tentazione del pessimismo, alla rassegnazione che ci fa soccombere» e allo «scetticismo» causato dallo strapotere del male che regna accanto a noi, della «morte» e della «violenza» che colpiscono il nostro territorio come quella del piccolo «Davide, ultima innocente vittima nei giorni scorsi», di soli sette mesi, di un’aria malata e assassina, e dello strapotere incontrastato degli interessi economici e della «camorra».La prima dei credenti. Altra tappa decisiva del dialogo: l’angelo dà a Maria il segno di Elisabetta perché «nulla è impossibile a Dio», e pertanto «è possibile vivere diversamente» in un mondo dove l’economia è «solidale» e la città è «degna dell’uomo»; è possibile «essere santi». «Maria finalmente acconsente nell’obbedienza della fede» che significa «credere che niente è impossibile a Dio e che Lui può fare tutto. Perciò Maria è la prima dei credenti», perché «ha concepito prima nella mente e poi nella carne», ed «è la donna che ha creduto all’impossibile possibilità di Dio». Ella ci mostra «la gioia della nostra salvezza, il disegno mirabile di Dio che il peccato non interrompe». «Chiediamo un rafforzamento della speranza e della fede che ci fa credere che nulla è impossibile a Dio, con purezza e santità, andando incontro al Signore» anche in questo Avvento 2016, ha concluso il vescovo.