Beati gli invitati…

11 Ottobre 2020 – XXVIII domenica del TO – A

Come immaginiamo Dio? Forse come un uomo anziano con la barba bianca che sta sul suo trono nei cieli e ci guarda? Gesù ci presenta un Dio che non sta fermo, ma si dà da fare per noi; è un padre che prepara la festa di nozze per il figlio, un banchetto dove non manca nulla: «di grasse vivande, di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati». Il re non bada a spese per organizzare la festa, tutto è pronto e, come abbiamo detto nella colletta, a questa festa invita «il mondo intero»: Dio è padre di tutti! C’è una gioia, un momento importantissimo nella vita del figlio, le nozze, e Dio pensa a ciascuno di noi. Di solito alle feste invitiamo le persone che abbiamo a cuore, quelle con le quali vogliamo condividere la nostra felicità, che hanno un posto rilevante nella nostra vita: Dio vuole condividere con noi la sua stessa gioia (cf Gv 15,11), siamo preziosi per lui, non vuole festeggiare senza noi!

Tutto è pronto, eppure c’è chi rifiuta l’invito, non considera necessario partecipare, c’è altro a cui pensare, al lavoro, ai propri affari, al guadagno: perché perdere tempo per una festa? Dio ci chiama alla gioia, ad una vita piena e noi dubitiamo di poterla avere da Lui, forse perché ci siamo fatti l’idea di un Dio pesante, che non ha a che fare con la nostra vita, con la nostra felicità? Ci siamo fatti prendere dalle cose da fare e dall’ansia del guadagno tanto che ormai non riusciamo ad accogliere gli inviti alla festa e così con facilità rifiutiamo di partecipare. Di solito alle serrande abbassate di un negozio difficilmente si legge: “Chiuso per festa di nozze”.

Gesù sta parlando con coloro che si sentono migliori degli altri e pensano di essere gli unici chiamati che però si fermano alla freddezza della legge e hanno il cuore lontano da Dio (cf Mt 15,8). La reazione del re è dura con quelli che rifiutano, ma Gesù non vuole metterci paura, ci dice con un’immagine forte che se non partecipiamo alla festa di Dio, perdiamo anche ciò che crediamo di avere, si brucia, muore il nostro sogno di felicità perché non la troveremo da nessun’altra parte. Tutto è pronto, la festa non viene annullata, anzi i servi vengono mandati ai crocicchi delle strade a chiamare tutti, «cattivi e buoni»: ai crocicchi delle strade si trovano poveri, emarginati, esclusi, gente che nessuno inviterebbe alle sue nozze, ma Lui sì, perché vuole che tutti abbiano la vita in abbondanza (Gv 10,10). E noi ne siamo consapevoli; infatti, tra poco diremo: «Non sono degno di partecipare alla tua mensa: ma di’ soltanto una parola e io sarò salvato». Quella parola Dio l’ha detta e mai si stancherà di chiamarci e di lasciarci liberi di rispondere. Lo fa ogni giorno, non perde tempo, non perde occasione e ogni chiamata ci dice il suo amore, ci parla della sua presenza, del suo instancabile lavoro per la nostra vita: ci chiama con la voce della nostra famiglia, delle persone a noi affidate, di coloro che incontriamo per le strade e chiedono di essere almeno considerati e non invisibili ai nostri occhi. Ogni parola e ogni gesto posto con amore, è risposta alla sua chiamata. Nella pratica antica ma sempre attuale dell’esame di coscienza, chiediamoci ogni giorno: oggi quante volte e attraverso chi il Signore mi ha chiamato?

Il finale della parabola ci spiazza, è difficile da capire: “Signore, hai chiamato i poveri della strada e adesso pretendi la veste di nozze?”. No, Dio non pretende mai di avere ciò che non abbiamo. Alle feste il re donava agli invitati anche il vestito (Dio ci chiama e ci dona anche il necessario per rispondere!), se quest’uomo non ce l’ha è perché l’ha rifiutato, non ha accettato veramente l’invito, non ha accolto il dono del re, non sta partecipando alla sua gioia: non si può seguire Gesù senza amare come lui ci ama, senza rinnovare la propria vita, senza avere i suoi stessi sentimenti (cf Fil 2,5). Quindi siamo richiamati alla nostra responsabilità, è sottolineata la libertà della nostra risposta, del nostro vivere. Il vestito necessario è quello cucito con il filo della fede, che ha i colori della speranza e la stoffa della carità (cf Ap 19,8).

Chiediamo a Maria, Assunta in cielo, totalmente partecipe della gioia del suo Signore, di aiutarci ad avere sempre l’abito adatto per partecipare alla festa di nozze dell’Agnello (cf Ap 19,7).

don Alfonso Lettieri