Arrabbiarsi è una cosa seria

7 marzo 2021 – III domenica di Quaresima _ B

Dopo il deserto delle tentazioni e il monte della trasfigurazione, oggi il Vangelo ci porta nel Tempio, in esso Dio ha stabilito la sua dimora, per Israele è la prova che il Signore abita in mezzo al suo popolo. Si va al Tempio per incontrare Dio, per pregare (cf 1Re 8,29; Is 56,7), per offrire sacrifici (cf Lc 2,24), per chiedere perdono (cf Lc 18,10-14).

Siamo abituati a vedere Gesù che fa miracoli, predica, ha pazienza con i discepoli, ma Giovanni oggi ci presenta un Gesù arrabbiato, descrive gesti fatti con forza: fa una frusta e scaccia tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; getta a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovescia i banchi. Siamo quasi spiazzati da lui che è la nostra pace (cf Ef 2,14) e si definisce mite (cf Mt 11,28). Però la vera pace e la mitezza non fanno chiudere gli occhi su ciò che non va bene, ma spingono a lottare contro le ingiustizie e le idee sbagliate.

Lui stesso dice perché fa così: «non fate della casa del Padre mio un mercato!». Non possiamo usare con Dio una logica di mercato, il Suo amore non si può comprare in nessun modo perché è gratuito; non è il compenso che riceviamo per le nostre preghiere, per le offerte che facciamo, per la partecipazione alla Messa domenicale. Non ha un registro dove annota quanti debiti ha con noi. L’idea di un Dio “ragioniere” fa arrabbiare Gesù. Lui ci ha detto che è un Padre misericordioso (cf Lc 15,1ss) e noi non ci comportiamo da figli con Dio. Abbiamo ricevuto ogni cosa da Lui, ci ha donato il suo Figlio unigenito quando eravamo ancora peccatori (cf Rm 5,8) e noi pensiamo ancora di doverlo convincere a farci del bene. Di questa idea di Dio, di questo modo di rapportarsi a Lui, “non resterà pietra su pietra”.

Mi chiedo: credo nell’amore gratuito di Dio per me? Ogni domenica professiamo la nostra fede dicendo: «Credo in Dio, Padre». Cosa significa per me?

Più che far problema la rabbia di Gesù, deve farci preoccupare la nostra indifferenza davanti alla nostra poca fede, alle ingiustizie e a tante cose che non vanno. Ci siamo abituati a tutto, ormai sembra che quasi nulla più ci faccia arrabbiare, basta che non tocchi strettamente il nostro interesse personale. Gesù, invece, non tace, si arrabbia, si indigna per riportare il vero e il bene dove non c’è.

«Non fate della casa del Padre mio un mercato!». Casa del Padre, è il Creato, “nostra casa comune”, così l’ha definito il Papa nella Laudato si’ (cf n. 1). Abbiamo sfruttato le risorse in modo sconsiderato, abbiamo violentato le nostre terre sotterrando rifiuti, abbiamo inquinato aria e acqua, distrutto foreste, si stanno sciogliendo ghiacciai, muoiono adulti, giovani e bambini… la logica del mercato sta distruggendo la casa del Padre.

«Non fate della casa del Padre mio un mercato!». Casa del Padre è il nostro corpo, tempio dello Spirito Santo (cf 1Cor 6,19). E siamo arrivati a far diventare merce di scambio anche i nostri corpi in diversi modi: l’uomo diventato merce per l’uomo!

Gesù entra nel Tempio e lo purifica, scaccia tutto ciò che è ad esso estraneo, rovescia a terra il banco dei cambiavalute: abbatte il “dio denaro” che si innalza su tutto, che tutto fa diventare merce per guadagnare anche a costo della vita degli altri.

In questo cammino di Quaresima, lasciamo entrare il Signore nella nostra vita, permettiamo alla sua parola di illuminarci, alla sua misericordia di perdonarci, alla sua grazia di renderci forti, di liberarci dalla paura di perdere che ci spinge a possedere persone e cose in modo egoistico.

Vedere il Signore arrabbiato ci scuota, apra i nostri occhi, ci insegni ad arrabbiarci; nella nostra rabbia ci sia amore per la verità, per il bene e per il bello. Arrabbiarsi è una cosa seria, non è questione di capricci. E ci spinga ad operare per il bene, per la giustizia, ad avere una giusta relazione con il Padre, con le persone e con il Creato.

Maria, Madre del Creatore, sostenga il nostro cammino.

don Alfonso Lettieri