Amarlo di più

XXIII domenica del TO_C - 4 settembre 2022

Molte volte Gesù è presentato tra la folla (cf Mt 4,25; 5,1; 7,28; 9,8; Gv 6,2): ne sente compassione (cf Mt 9,36), guarisce i malati (cf Lc 5,15), insegna (cf Lc 5,3), moltiplica i pani (cf Gv 6,5ss).

Oggi invece sembra scoraggiare la folla che lo segue pronunciando parole molto dure: chi vuole essere suo discepolo, chi vuole essere cristiano deve amare lui più del padre, della madre, della moglie, dei figli, dei fratelli e delle sorelle. Ma si può seguire uno che pone queste condizioni? Se fosse una persona che sta promuovendo se stesso no, ma siccome queste parole le dice colui che per amore nostro ha dato tutto se stesso, che continua a donarsi come cibo di vita eterna, allora sì, possiamo seguirlo. Gesù non ci sta chiedendo di amare solo lui ed escludere gli altri, ma di seguire veramente lui che è amore (cf 1Gv 4,16), che sa amare fino a dare tutto, e solo amando come lui possiamo veramente amare gli altri. Infatti, dice anche: «come io vi ho amato così amatevi anche voi gli uni gli altri» (Gv 13,34). San Giovanni ci ricorda che noi possiamo amare perché Dio ci ha amati per primo (cf 1Gv 4,19). Quindi il Signore non ci chiede di togliere amore a qualcuno per darlo a lui, ma in lui amare il padre, la madre e tutti gli altri.

Gesù ci conosce, sa che siamo fragili, abbiamo bisogno del suo aiuto, perciò si ferma, si volta verso noi che lo seguiamo e ci parla; solo la sua parola può illuminare il nostro cammino (cf Sal 118,105), ci aiuta a renderci conto se lo stiamo veramente seguendo, se stiamo vivendo da cristiani. Il libro della Sapienza ci ha ricordato che i nostri ragionamenti sono «timidi e incerte le nostre riflessioni… A stento immaginiamo le cose della terra, scopriamo con fatica quelle a portata di mano», come possiamo, allora, amare, conoscere le cose di Dio senza il suo aiuto? Gesù ci chiede di amarlo di più e amarlo veramente, di prendere la croce e di seguirlo. Prendere la croce non è semplicemente abbracciare con pazienza le difficoltà della vita – ognuno potrebbe fare una lunga lista dei suoi guai – ma essere disposti a fidarci di lui sempre, in ogni circostanza, anche quando essere suoi discepoli ci costa qualcosa o tutto, significa amare fino alla fine, fino a dare tutto come lui ha fatto. Siamo chiamati, dunque, a decidere seriamente di seguirlo, a rinnovare il nostro proposito di amarlo di più, a prendere una decisione ferma tenendo conto delle nostre reali possibilità, senza prefissarci obiettivi per noi irrealizzabili (come chi vuole costruire la torre senza avere i mezzi necessari), ma facendo con gioia quello che possiamo fare. Ci sono imprese che non sono alla nostra portata, ma altre invece sì: non posso schierare un esercito per difendere i più deboli, ma posso pregare per la pace, posso dire una parola di pace nelle contese della mia famiglia, tra colleghi e amici. Il Signore fa grandi cose per noi, a noi dona il suo amore per rendere grandi le piccole cose che possiamo fare.

Maria, che ha seguito il Figlio fin sotto a croce, ci accompagni ne nostro cammino cristiano.

don Alfonso Lettieri