A due a due

11 luglio 2021 – XV domenica del TO – B

Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo (Gv 17,3). E per far conoscere il Padre Gesù si è incarnato, si è fatto uomo, ha insegnato, predicato, ha guarito gli ammalati, ha risuscitato i morti, ha dato la sua vita per noi.

È bello vedere oggi Gesù che chiama i Dodici e li manda a due a due dando loro il suo stesso potere, affidando la sua stessa missione. Una missione così grande affidata a piccoli uomini! Questo ci incoraggia quando sperimentiamo la nostra piccolezza, i nostri limiti e siamo tentati di pensare che fare il bene, annunciare il Vangelo non è compito nostro, non è possibile a noi. Amos era un mandriano chiamato mentre seguiva il gregge e inviato al popolo, così i Dodici sono uomini semplici. Eppure Dio si fida di loro.

Prima di mandarli Gesù dà loro precise indicazioni, proprio come fa una madre con il figlio che parte per un viaggio: pensa alla compagnia e li manda a due a due: la comunione, la fraternità è la prima forma di annuncio; pensa al cammino (un bastone e calzare i sandali), ai vestiti (solo una tunica), al sostentamento: non devono portare pane, né denaro, la loro sicurezza deve essere la provvidenza di Dio, il suo amore: si annuncia solo ciò che si sperimenta. Si presentano come mendicanti, ma non chiedono nulla e donano tutto.

Come i Dodici, oggi siamo inviati noi a due a due, cioè non da soli perché la missione è di tutti non di alcuni: «Nessun cristiano annuncia il Vangelo “in proprio”, – dice Papa Francesco – ma solo inviato dalla Chiesa che ha ricevuto il mandato da Cristo stesso. È proprio il Battesimo che ci rende missionari. Un battezzato che non sente il bisogno di annunciare il Vangelo, di annunciare Gesù, non è un buon cristiano». Le indicazioni del Signore ci fanno capire che l’annuncio del Vangelo è alla portata di tutti perché fatto di gesti quotidiani di vicinanza ai più piccoli, agli ammalati; è fatto di pazienza e delicatezza, di fiducia che quel poco di bene che siamo capaci di fare è il piccolo seme che può portare grandi frutti. E ancora come fa una madre, Gesù ci prepara a tutto, anche ai possibili fallimenti: «Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene…». Siamo chiamati a credere nella Parola anche se non sempre, come i profeti, vedremo i frutti che porta, ma siamo certi che li porterà: Isaia non ha visto la vergine concepire e partorire un figlio (cf Is 7,14), ma ha creduto fermamente in ciò che ha annunciato.

Maria, Madre dei credenti, sostenga la nostra missione. S. Benedetto ci aiuti a non anteporre nulla all’amore di Dio.

don Alfonso Lettieri