Quel che rimane del nostro Giubileo

Il vescovo Antonio Di Donna ha chiuso la Porta Santa della Cattedrale invitando a lasciare «il cuore sempre aperto» all’amore di Dio. Domenica prossima Papa Francesco dichiarerà concluso il Giubileo della Misericordia chiudendo la Porta Santa della Basilica di San Pietro in Vaticano

Papa Francesco ha stabilito che l’Anno santo si concluderà domenica 20 novembre 2016, nella solennità di Nostro Signore Gesù Cristo, con la chiusura della Porta Santa nella Basilica di San Pietro in Vaticano. Lo stesso Pontefice ha voluto che la domenica precedente, 13 novembre, il Giubileo si concludesse nelle Chiese particolari, e anche la Porta Santa della Cattedrale di Acerra è stata chiusa dal vescovo Antonio Di Donna con una solenne celebrazione eucaristica. Il presule ha infatti affermato che tra i «frutti» di questo Giubileo rimarrà «a livello universale la miriade di Porte Sante aperte nelle varie diocesi del mondo, espressione della dimensione locale della Chiesa», perché l’Anno Santo che sta per concludersi «è stato il primo Giubileo che Papa Francesco, con la fantasia dello Spirito, ha voluto si celebrasse a Roma, ma soprattutto nelle Chiese locali», di cui anche «la nostra Porta Santa della Cattedrale è stato un segno», ha aggiunto Di Donna, insieme alla «pubblicazione di un documento bellissimo e importante come l’Amoris laetitia sull’amore degli sposi e la misericordia verso le coppie ferite e fragili, che vivono momenti di crisi, separazione e divorzio». Rimarranno di questo Giubileo i «vari segni del Papa» nei venerdì di misericordia con le visite a carcerati, poveri ed emarginati, fino all’incontro con i «preti sposati che hanno lasciato il ministero e sofferto per questa loro condizione».

Il Giubileo lascia nella nostra diocesi «il segno dei pellegrinaggi attraverso la Porta Santa della Cattedrale delle diverse comunità parrocchiali» e il segno dei tanti Giubilei di categoria: quello delle famiglie, il 27 dicembre 2015; dei religiosi, il 2 febbraio 2016; dei fidanzati, il 14 febbraio 2016; della scuola, l’11 maggio 2016; degli sportivi, il 20 maggio 2016; dei sacerdoti, il 9 giugno 2016; degli oratori, il 4 luglio 2016; degli ammalati e operatori sanitari, il 1 ottobre 2016; dei ministranti, il 29 ottobre 2016, e degli agricoltori, il 6 novembre 2016.Ai vari Giubilei vanno aggiunti l’incontro con il direttore del quotidiano Avvenire, Marco Tarquinio, sul tema Comunicazione e misericordia, tenutosi il 14 gennaio 2016 ad Acerra; la Giornata per la vita, dal tema La misericordia fa fiorire la vita, celebrata a febbraio 2016; le catechesi quaresimali del vescovo dal titolo Il nome di Dio è Misericordia; il concorso scolastico dedicato ai santi patroni di Acerra, Cuono e figlio, sul tema della misericordia.    Ma soprattutto, tra i segni del Giubileo rimarrà nella Chiesa di Acerra la visita a settembre dei delegati del Convegno diocesano ai luoghi di misericordia: la Mensa della Fraternità, la Clinica “Villa dei Fiori”, la Locanda del Gigante, per il recupero dei tossicodipendenti alla, l’Oasi Sant’Antonio,  Casa di riposo per anziani, la Cooperativa sociale «Arcobaleno», che aiuta ogni giorno i disabili e le loro famiglie; infine, il nuovo Parco urbano, polmone verde della città.Con Papa Francesco, anche il nostro vescovo spera che i prossimi anni siano «intrisi» di misericordia, anche se «i frutti dipenderanno dal cammino da compiere» e «da come la lezione della misericordia ha cambiato la vita delle parrocchie, lo stile dei pastori, vescovi e sacerdoti, e la presenza dei laici nella società».Riprendendo l’appello della Messa Crismale del Giovedì Santo, Di Donna ha esortato alla «misericordia verso noi stessi, i fratelli, il vescovo, i laici e la nostra madre terra», per poi invocare «più misericordia economia, medicina, tecnica, politica e ogni ambito umano». Di Donna ha espresso il desiderio che – come «traccia» del Giubileo – «ogni parrocchia abbia in maniera stabile e ufficiale un tempo per ascoltare la gente, guarire le ferite e discernere» e impari «anzitutto a perdere tempo» con le persone.«Stasera non chiudiamo la porta», ha infine detto il presule, «anzi la lasciamo spalancata al Signore Gesù che viene per stare con noi», richiamando «altre porte più difficili» da aprire: quella «di casa per uscire ogni mattina», da «varcare con gioia» e non come un «peso»; quelle «dentro casa», che «dal tinello conduce in cucina dove la moglie sta preparando da mangiare» o «dal corridoio va nella camera di nostro figlio» con cui «dialogare» per non «lasciarlo solo davanti al computer»; quella che «dal portone di casa ci conduce dalla persona a fianco» o «a vetri ci fa entrare in ufficio» e «tutte le porte dei luoghi dove incontriamo gli altri».«Ringraziamo il Signore per quest’anno», ha concluso Di Donna per il quale «stasera non chiudiamo la porta della misericordia ma alla luce del Vangelo e del giudizio che si farà alla venuta del Signore ci proponiamo vivere praticando misericordia, perdono e carità fraterna», perché «finisce l’anno straordinario ma le quattordici opere di misericordia corporale e spirituale rimangono nel Catechismo della Chiesa cattolica come impegno permanente dei cristiani».