Pubblichiamo la lettera del vescovo Antonio Di Donna al nuovo Consiglio Comunale di Acerra riunitosi per la prima volta questa mattina

Prot. 168/17/V
Al Sindaco di Acerra
Al nuovo Consiglio Comunale
Alla Giunta Comunale

Carissimo Sindaco,
Carissimi membri del nuovo Consiglio Comunale, Carissimi Assessori,

saluto con affetto ciascuno di voi, compiacendomi per il compito che vi è stato affidato al servizio della città, in particolare mi compiaccio della presenza nutrita di donne nel nuovo Consiglio Comunale. Vi scrivo con affetto e responsabilità di pastore, nel rispetto della laicità delle Pubbliche Istituzioni.
A voi, eletti ad amministrare la città, ricordo che il futuro di Acerra dipenderà dalla vostra volontà di amministrarla con giustizia. Non illudete i cittadini con promesse facili e irrealizzabili, ma parlate alla loro intelligenza e al loro cuore con verità. Abbiate il coraggio di opporvi con voce forte e autorevole ai tentativi di imporre scelte dannose alla città nelle sedi istituzionali regionali e nazionali; impegnatevi ad agire nella legalità e nel corretto uso delle risorse e dei soldi pubblici.

A voi, eletti ad amministrare la città raccomando di tenere alto il livello del confronto. Un grande amministratore, Alcide De Gasperi, diceva: «Un politico guarda alle prossime elezioni; uno statista alle prossime generazioni». La competizione elettorale è solo l’inizio della vita democratica di una città. Essa non è come la competizione sportiva che si conclude con il superamento dell’avversario, e la vittoria di uno schieramento sugli altri, benché di ampie proporzioni, è solo la condizione necessaria per un progetto di ampio respiro, un programma di alta qualità – oltre il “navigare” a vista, le emergenze, le clientele e le cordate – e in grado di rispondere concretamente alle sfide dei prossimi anni.

La politica abbia continuità: le elezioni sono un momento di avvio della vita democratica. Sollecitate la partecipazione dei cittadini alla ricerca del bene pubblico, evitando sterili polemiche: i personalismi, la mancanza di progettualità e lo scarso senso di appartenenza riducono in partenza l’azione amministrativa, e privano la città, come già accaduto, di una rappresentanza politica adeguata in quelle sedi dove sono stati decisi e ancora si decidono progetti di sviluppo vantaggiosi per altri ma non per Acerra, diventata città-scarto, “terra di nessuno”. Bisogna risvegliare l’interesse della gente alla “cosa pubblica” con la partecipazione ai consigli comunali, all’informazione imparziale, alla vigilanza e al controllo sui bilanci comunali. Auspico luoghi dove si elaborano progetti con la partecipazione della gente. Anche i partiti non siano attivi solo nel periodo elettorale. L’amministrazione stessa promuova confronti periodici con i cittadini.

A tutti i cittadini ricordo che votare non significa dare una delega in bianco, ma partecipare anche dopo alla vita della città, con quella funzione di stimolo e di controllo sull’operato degli eletti, componente preziosa per la democrazia e il bene comune.

A voi, eletti ad amministrare la città dico che il futuro di Acerra dipende anche dalla capacità della minoranza di svolgere con impegno e competenza il proprio ruolo: maggioranza ed opposizione lavorino nella direzione del bene della città, per proseguire quanto di positivo è stato realizzato, ma anche per una presa di coscienza delle emergenze presenti che attendono una soluzione.

A tale proposito, mi permetto di segnalare, in modo sommario, quelle che, dal mio particolare osservatorio di Vescovo di questa città, ritengo siano le priorità da affrontare.

1. Il problema ambientale
E’ la priorità assoluta. Parlando con i giovani delle “scuole per la Pace”, Papa Francesco ha detto che «stiamo distruggendo il creato» chiedendo: «Quante volte avete trovato giovani e meno giovani con una malattia rara! Da dove vengono queste malattie rare? Nella terra dei fuochi che cosa sta succedendo?». Più volte, soprattutto negli incontri annuali in Cattedrale, ho evidenziato le attese gravi a tale riguardo; non è il caso di ripeterle in questa lettera. Le bonifiche, la funzionalità dell’Osservatorio ambientale, il controllo del territorio, ecc. sono cose più volte evidenziate.
Resta poi la questione legata alla presenza sul nostro territorio del più grande inceneritore d’Europa e delle ecoballe accumulate negli anni dell’emergenza rifiuti.
In più, Acerra rimane un territorio molto “appetibile” per nuovi siti inquinanti, con il pericolo di diventare Polo della munnezza, come sembra dire il Piano Programmatico della Regione Campania, che invece di diminuire gradualmente i rifiuti portati all’inceneritore, prevede un ulteriore aumento.
Centinaia di ettari di suolo agricolo rischiano di trasformarsi in industriale, e nonostante la saturazione del territorio continuano ad arrivare alla Regione Campania richieste di installazione di impianti per il trattamento di rifiuti pericolosi.
Non è più procrastinabile un tavolo permanente con sindaco, esperti scientifici, sanitari ed esponenti delle associazioni territoriali e dei cittadini, che come in altre parti d’Italia devono avere la possibilità concreta di controllo degli impianti. Si dia vita ad un organismo di partecipazione con i comitati ambientalisti, quali, ad esempio, le donne del 29 agosto, i volontari civici, i volontari per Francesco, le mamme coraggio, ecc.. Venga ripristinato l’osservatorio: morti e malati rischiano di pesare come un macigno sulle coscienze di tutti.
La nuova amministrazione comunale adotti con forza e determinazione una moratoria per impedire l’insediamento sul nostro territorio di altre industrie ad impatto ambientale e prevedere uno scrupoloso monitoraggio di quelle esistenti, in una prospettiva di graduale alleggerimento e riduzione del danno. Come smaltiscono i rifiuti le fabbriche del nostro territorio? E’ legittimo il sospetto che esse non siano controllate sotto questo aspetto.

2. Rilancio dell’Agricoltura
Acerra, dopo Giugliano, ha la più grande estensione di territorio agricolo della Campania. Le iniziative, come quelle di Ari.Amo e delle Cooperative agricole vanno implementate. Le nostre coltivazioni sono le migliori. La storia dei rifiuti tossici e della filiera agricola contaminata è il più grave danno all’immagine della terra e dei suoi prodotti. Riportare queste coltivazioni ai livelli di un tempo costituisce un obiettivo primario di un’amministrazione. Troppe braccia negli anni sono state sottratte all’agricoltura con il miraggio del posto fisso in fabbrica, che intanto non c’è più e che ci ha regalato, di contro, esodati o cassintegrati. E’ ora di invertire la rotta: indietro tutta. Si deve investire nella buona agricoltura, che può solo giovare alla natura e alla società, producendo, quindi, cibo sano e vicino, la cosiddetta “filiera corta”.
Solo dando all’agricoltura l’importanza che merita e mettendo la sicurezza ambientale al primo posto si può ripristinare quel rapporto di fiducia tra comunità agricola locale e cittadini. Bisogna aprire gli orizzonti e non sottrarre più terreno fertile all’agricoltura e promuovere la multifunzionalità delle aziende agricole arricchendole di servizi, come l’ospitalità, la vendita diretta e soprattutto incentivare le attività didattiche.
Pertanto bisogna intervenire con una valida strategia progettuale di sviluppo e riqualificazione delle aree agricole, attrezzandosi con la necessaria competenza tecnico-amministrativa. Si deve assolutamente costituire un Piano Agricolo Comunale da integrare al PUC, con linee strategiche per agricoltura, ambiente, paesaggio.

3. Impegni per la famiglia
E’ evidente che una città vive bene solo se vivono bene i cittadini e la qualità della vita è strettamente legata con la vita familiare. Quindi la famiglia deve assolutamente essere riportata al centro della vita quotidiana, deve diventare un’interlocutrice diretta dell’azione amministrativa. E’ compito degli amministratori della città quello di creare un ambiente favorevole alla famiglia che vuole avere dei figli, fornire servizi sostenibili in termini di tempo, flessibilità e costo. In particolare nel nostro territorio dovrà essere garantito un impegno continuo soprattutto per quelle famiglie con malati terminali o malati cronici.

4. Valorizzazione e piano di recupero del centro storico
Il centro storico, il cuore di Acerra (il rione San Cuono o i vicoli della Maddalena o quelli di “sotto il muro”) è degradato. Salvarlo è un dovere morale prima ancora che politico, perché una comunità senza memoria e identità è smarrita e senza un futuro stabile e sicuro. La nuova amministrazione elabori piani di recupero e riqualificazione delle strutture abitative, incentivando attività artigianali e commerciali al fine di rivitalizzare piazze e centro, salvaguardando così l’ambiente costruito, l’impianto urbanistico e il tessuto originario del nucleo storico cittadino.
Nonostante gli sforzi e l’impegno della Caritas diocesana, dobbiamo poi dire che un processo di integrazione reale con i tanti immigrati extracomunitari alla ricerca di un tozzo di pane per sfamarsi non è mai decollato. Il centro storico sia priorità, anche se non porta voti!

5. Scuole e Politiche sociali
E’ tempo di una politica innovativa in favore dei minori per creare una città più vivibile e umana: i bambini sono cittadini portatori di grande capacità di miglioramento della propria vita e di quella della comunità di appartenenza se coinvolti nei processi di cambiamento e resi visibili nelle dinamiche di organizzazione dei tempi e degli spazi sociali.
C’è poi l’annoso problema dell’edilizia scolastica con in evidenza il dramma del Primo circolo didattico.
Più in generale servono politiche sociali che tengano conto del dato demografico, della crisi e della condizione economica delle famiglie, del fenomeno migratorio, con particolare attenzione alla non autosufficienza, alle nuove povertà, al problema casa, all’adolescenza, agli anziani, all’integrazione sociosanitaria.

C’è poi il futuro di centinaia di lavoratori con le loro famiglie che rischia di essere sacrificato definitivamente sull’altare della precarietà, della burocrazia e delle inadempienze da parte delle Istituzioni. Pensiamo agli ex Montefibre e i Precari B.R.O.S. I primi rischiano di rimanere vittime uniche ed incolpevoli di una gestione fallimentare e inappropriata da parte della politica e dei privati, che ha portato come unico risultato un fiume di danaro pubblico sperperato o finito nelle tasche di pochi. In una già grave situazione non possiamo aggiungere al danno di inquinamento ambientale del territorio, che la quasi totalità dell’opinione pubblica riconosce come originato proprio dall’insediamento di industrie inquinanti e da un conseguente sbagliato modello di sviluppo, la beffa di centinaia di onesti lavoratori che con le loro famiglie vengono sacrificati sull’altare di strategie sotto banco, strane alchimie, incompetenza e malaffare. Anche i disoccupati di lunga durata “Precari B.r.o.s.” vivono il rischio dell’ennesima illusione in merito alla risoluzione della loro storica vertenza.
Si dovranno perciò percorrere politiche adeguate e mettere in piedi iniziative che attivino il lavoro e l’economia salvaguardando nello stesso tempo il territorio e la sua vocazione.
Si valorizzino le potenzialità del territorio quali ASI (Con il coordinamento delle Aziende), Area PIP, Parco Archeologico, Polo museale, Liceo musicale.

6. Politiche giovanili
Recrudescenza criminale, droga, alcool e gioco d’azzardo sono in aumento soprattutto tra i giovani.
Particolare preoccupazione destano le piazze di spaccio. Come altrove, la droga è anche in questa cittadina di provincia mezzo per procurarsi soldi facili e offrire “sballo” sicuro. Con la conseguenza che si organizzano bande di giovani, in lotta per pochi metri quadrati dove smerciare stupefacenti a prezzi stracciati. Altro grave problema è la diffusione del gioco d’azzardo tra i minori, che in numero sempre maggiore frequentano le sale da gioco, e quella di alcol tra i ragazzi, facilitati da una disponibilità di acquisto senza limiti e dal mancato controllo dei genitori.
Certo, non si può chiedere alla nuova amministrazione comunale di affrontare da sola queste priorità: molte delle criticità devono essere affrontate in un tavolo di concertazione permanente tra Comune, ASI, Città metropolitana, Regione e Governo centrale. Tuttavia, un’amministrazione comunale può agire con forza presso tali Istituzioni, esercitare stimolo e vigilanza e avere il coraggio di affrontare i poteri forti; soprattutto in tema di salute dei cittadini, l’amministrazione comunale può e deve usare tutti i poteri che la legge le conferisce.
Vi accompagno con la mia preghiera e vi affido a San Cuono, “Curator aquae”, che si prodigò per il bene della sua città.

Acerra, dalla sede episcopale, 18 luglio 2017

Mons. Antonio Di Donna
Vescovo di Acerra