Pasqua dell’estate

La Madonna Assunta e la Speranza di Acerra

L’omelia del vescovo Antonio Di Donna

Cattedrale di Acerra, 14 agosto 2023

 

La Festa dell’Assunta, che celebriamo in quest’anno del Signore 2023, viene chiamata la Pasqua dell’estate. Come la Pasqua è il Mistero centrale della Fede Cristiana – Gesù Cristo Crocifisso e Risorto, asceso al Cielo – così oggi, 14 e 15 agosto, la Festa dell’Assunta viene chiamata la Pasqua dell’estate.

Celebriamo una profonda verità della nostra fede, che fu proclamata nel 1950 dal Papa Pio XII. Ma il Popolo cristiano, fin dalle origini, aveva creduto in questa verità di fede, anche se poi essa è stata proclamata recentemente, il secolo scorso, poco più di settant’anni fa. E cioè che la Vergine Maria, unita a Gesù, al Figlio in tutto, non ha conosciuto la corruzione del sepolcro, ma è stata Assunta, cioè elevata in anima e corpo nella gloria di Dio.

In anima e corpo non significa solo che l’anima di Maria è stata immortale come ogni anima, e poi avrebbe conosciuto anche Lei il sepolcro, la tomba. No, la Fede della Chiesa dice che il Signore non ha voluto che conoscesse la corruzione del sepolcro Colei che ha generato il Signore della vita.

I nostri fratelli e sorelle dell’Oriente dicono che si è «addormentata». E qui, nella nostra Cattedrale, nella Vigilia, stasera, viene esposta questa antica statua di Maria che si è addormentata. Ma la Chiesa Cattolica dice di più: Che Lei non solo si è addormentata e non ha conosciuto la corruzione del sepolcro, ma addirittura è stata Assunta, presa, elevata fino alla Gloria di Dio. E questo, ripeto, in corpo e anima.

Questa nostra fede è fondata sulla Parola di Dio, sulla Sacra Scrittura. Maria è stata unita al Figlio in tutto, non solo come ogni madre è unita al Figlio, ma in maniera speciale. Ha partecipato, è stata associata, unita a tutto il Mistero di Gesù, al Mistero della sua Incarnazione, perché Lei l’ha generato nella carne, è la Madre di Dio; e poi associata soprattutto nel dramma della Croce, nel Mistero Pasquale della Croce e Risurrezione del Signore.

Lo dice molto bene stasera, permettete che lo richiami in maniera più prolungata, il brano della Lettera di Paolo ai Corinzi che abbiamo ascoltato nella seconda Lettura: «Fratelli, Cristo è risorto dai morti, Primizia di coloro che sono morti». Ecco, il Cristo risorto è la «Primizia», il frutto fuori stagione, il frutto che nasce prima della sua stagione, prima del tempo. La «Primizia»: Lui è il primo, Lui è il «Primogenito» di molti fratelli. Lui è andato avanti, Lui ha rotto, ha superato la barriera terribile della morte. Lui è il primo. E’ la «Primizia». Poi «ognuno al suo posto» dice Paolo. «Prima Cristo, che è la “Primizia”, poi quelli che sono di Cristo».

E «tra quelli che sono di Cristo», non può non essere al primo posto, Lei, la Madre. Dopo Cristo viene Lei, viene subito Lei che partecipa, ha partecipato anche Lei, alla vittoria del Figlio sul peccato e sulla morte. Ma non è finita: «Poi sarà la fine, quando Cristo consegnerà il Regno a Dio Padre, dopo aver ridotto a nulla ogni Principato e ogni Potenza» dice ancora Paolo. E poi, in conclusione, ecco la bella notizia: «Fino a quando non abbia posto tutti i suoi nemici sotto i suoi piedi, l’ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte». L’ultimo nemico!

Paolo offre questa visione grandiosa della storia umana, questo dramma che si è concluso con la Risurrezione di Cristo, che è però l’inizio, la «Primizia». E tutta la storia sta dietro la Risurrezione di Gesù, che con la sua vittoria sulla morte sta sconfiggendo i suoi nemici, perché è ancora in atto questa battaglia.

L’ultimo nemico a essere sconfitto sarà la morte! La festa dell’Assunta non è semplicemente una festa devozionale, il lieto fine di una favola: i buoni vincono e i cattivi sono sconfitti. L’Assunzione di Maria è il punto di arrivo di un conflitto: siamo in Guerra, e Maria si trova al centro.

L’autore dell’Apocalisse, nella prima Lettura, lo dice con le sue solite immagini, di cui l’ultimo Libro della Bibbia è ricco. Bisogna interpretarle. Nella prima Lettura che abbiamo ascoltato, tratta dall’Apocalisse di San Giovanni Apostolo, si parla di lotta: i due contendenti, che duellano e combattono, sono da una parte «una donna vestita di sole, incinta, che sta per partorire il suo figlio maschio», e dall’altra c’è l’«enorme drago rosso che insidia la donna, vuole rapirne il bambino, il figlio appena nato».

Dietro queste immagini è descritto l’eterno conflitto tra il bene e il male, la vita e la morte. La donna incinta rappresenta la vita: sta per partorire il figlio maschio, e ogni figlio che nasce una donna è un segno di speranza, di futuro, di bene. Ma viene insidiata dall’enorme drago rosso.

Cari amici, è un’immagine potente, forte, che dice molto bene anche la nostra situazione attuale ad Acerra, come nei nostri paesi. La donna incinta è simbolo del Popolo di Dio che ha una Speranza: questo Figlio che deve nascere. Ma essa è minacciata dall’enorme drago rosso. La festa dell’Assunta richiama il fine ultimo della vita dell’uomo sulla terra, indica a noi, che siamo pellegrini, un obiettivo, una meta, un traguardo, una fine verso la quale camminiamo. Ci parla del nostro destino ultimo, delle ultime realtà, quelle che nel Credo la Chiesa, e lo diremo tra qualche minuto, proclama: «Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà». La storia finirà, ed è in cammino verso le ultime realtà.

Cari amici, questa è la Speranza: credere che la storia finirà, e che noi aspettiamo la vita del mondo nuovo che verrà. Ed è una certezza!

Una speranza, lasciatemelo dire, che si va affievolendo nella cultura e nella mentalità che governano i comportamenti, gli stili di vita, le scelte di oggi. Questa speranza sta venendo sempre più meno.

Eppure ci chiediamo: è la stessa cosa vivere sapendo che non c’è niente domani, dopo la morte finisce tutto, mangiamo e beviamo perché moriremo, piuttosto che vivere sapendo e sperando che ci sarà un mondo, cieli e terra nuovi, e andiamo verso la gloria di Dio? Non è la stessa cosa! Se tu credi che non c’è niente, vivrai, ti comporterai e sceglierai in un modo; se invece credi che ci sarà un giudizio, che la storia sarà giudicata, che il bene avrà l’ultima parola sul male, allora le cose cambiano e tu non ti comporterai come se non ci fosse niente, come se la vita finisse.

L’immagine della donna incinta minacciata dal drago è un’immagine vicina alla nostra realtà di oggi, cari amici di Acerra.

Noi siamo un Popolo minacciato nella sua Speranza, e la nostra Speranza sono i nostri figli, sono i vostri nipoti. Malattie e morti che aumentano, non diminuiscono, e in particolare di giovani. Malattie e morti che si susseguono in questi lunghi anni. L’ultima, giovane vittima, è di poche ore fa, Annalisa, una ragazza di 18 anni, morta di cancro, si sono fatti i funerali oggi a mezzogiorno alla Chiesa dell’Annunziata. Parliamo di questa realtà, di questa speranza del Popolo di Acerra, dei suoi figli e delle sue figlie, soprattutto giovani che vengono minacciati dall’enorme drago rosso!

Ancora di nuovo in questa estate del 2023 la questione ambientale è venuta fortemente alla luce. E ancora una volta ho sentito il dovere di scendere in campo ed interpretare il disagio che da più di venti anni la nostra città vive quando emergono i temi della qualità dell’aria, dell’incidenza delle malattie, dei tumori, dell’inceneritore, della sua capacità di bruciare i rifiuti. Soprattutto in queste settimane in cui è venuto alla ribalta lo spettro di un eventuale ingrandimento dell’inceneritore di Acerra con la costruzione della cosiddetta quarta linea.

Io non sono un tecnico, io non sono un politico, io sono un Vescovo, e in quanto Pastore di questa nostra amata terra, sulla scia dei miei predecessori e confortato dall’insegnamento dei Papi e da tutto il Magistero della Chiesa, non ho smesso in questi anni di alzare la voce e di indicare l’urgenza di difendere la salute della nostra gente.

Noi non siamo contro alcune persone che ci governano, perché non c’è neanche un solo diavolo: chi può dirsi veramente del tutto innocente di fronte a questo dramma? Non è qualche persona dell’Amministrazione Comunale o della Regione il nostro obiettivo! Anzi, noi riconosciamo che la materia della gestione dei rifiuti è molto complessa, e capiamo anche alcune ragioni delle Istituzioni, comunale e regionale. Ad esempio il fatto che la grande città di Napoli non fa la differenziata e Acerra paga questo scotto di Napoli che non fa la differenziata, e questo fatto costringe la Regione Campania a ingrandire l’inceneritore di Acerra.

Noi comprendiamo le ragioni delle Istituzioni! Ma ci chiediamo: Perché sempre qui? Perché sempre nel nostro Giardino? Noi chiediamo semplicemente che ci sia per tutta la regione una distribuzione più giusta, più equa nel carico dei rifiuti, che siano distribuiti nel loro smaltimento in modo più equilibrato e giusto e non sempre sullo stesso posto, e che non sempre sia lo stesso Popolo a pagare il prezzo di tutto questo.

Acerra ha già dato, ha dato troppo, ha già pagato un prezzo alto in termini di salute dei suoi cittadini e non può essere sacrificata sull’altare della continua emergenza. Lo voglio dire quasi per assurdo: C’è bisogno di un altro inceneritore? E vabbene, lo si faccia! Ma perché non farne un altro, da un’altra parte – l’Emilia Romagna ne ha sette di piccoli inceneritori – invece di volere ingrandire questo di Acerra? E perché hanno accettato un solo inceneritore venti anni fa, quando il primo Piano regionale ne prevedeva almeno quattro?

Noi semplicemente chiediamo che sia messo per iscritto, da parte delle Istituzioni, soprattutto regionali, che Acerra è satura, non si tocca più, è esaurita, deve essere blindata, deve essere protetta.

Noi chiediamo semplicemente che si metta per iscritto davanti al popolo di Acerra che i rifiuti nell’inceneritore di Acerra non aumenteranno più e la quarta linea non si farà.

Si disponga una volta per tutte, con un atto pubblico, che impianti di trattamento dei rifiuti non saranno più allocati sul nostro territorio.

E infine chiediamo che si faccia un’operazione verità, finalmente, sulla qualità dell’aria.

Chiediamo troppo, il Vescovo chiede troppo, i Cittadini di Acerra chiedono troppo? Si ascolti la sofferenza di un Popolo! Cosa può fare un Popolo quando, come quella donna incinta dell’Apocalisse, è minacciato nella sua stessa sopravvivenza, nella salute dei suoi figli? Che deve fare un Popolo? Deve rassegnarsi, deve soccombere? O peggio deve scendere a patti barattando la salute dei propri figli con ristori economici?

Quante volte nella mia preghiera personale la sera dico: «Signore, fino a quando? Fino a quando? Fino a quando queste morti di giovani figli come Annalisa? Cosa devo fare? Signore, cosa deve fare questo Popolo che è minacciato dal drago rosso, che non ascolta, non sente e non ha pietà di un Popolo che muore?».

Noi siamo però uomini e donne di speranza, soprattutto in questa Festa bella dell’Assunzione di Maria al Cielo in anima e corpo. Noi vogliamo il dialogo, nonostante tutto vogliamo il dialogo con le Istituzioni. Che ci ascoltino, che ascoltino la sofferenza della gente. Vogliamo ritrovarci con le Istituzioni su dei punti comuni. Anzi, apprezziamo gli sforzi che in queste settimane si stanno facendo da tutte le parti per scongiurare la famosa quarta linea dell’inceneritore.

Ma, cari amici, ed è il Vescovo che ve lo chiede supplicandovi, Cari cittadini di Acerra, voi dovete reagire, certo in un modo pacifico, non violento, ma dobbiamo reagire. Perché «se i cittadini di un luogo – lo dice il Papa nella “Laudato sì”, una cosa rivoluzionaria – non controllano, non intervengono sul potere comunale, sul potere regionale, il problema non si risolverà mai».

Auspico, e faccio mia la proposta di diversi gruppi formulata in queste settimane da varie parti, che ci sia un momento di partecipazione cittadina collettiva, pacifica, in cui la città ribadisce il suo “No” preciso, netto, convinto, il “No” di tutta la città alla quarta linea dell’inceneritore.

Se questo non accade, quei signori crederanno che in fondo i cittadini di Acerra sono rassegnati, indifferenti e andranno ancora avanti perché non troveranno opposizione.

Mettiamo questo auspicio come forma di preghiera ai piedi della Vergine Maria Assunta in Cielo. Sia Lei a darci Speranza, e a illuminarci sulle scelte giuste da fare per non rassegnarci, e impedire che il dragone rosso possa inghiottire la donna che deve partorire il suo figlio.