Martiri della Fede e patroni della Città

Per la festa dei santi protettori di Acerra, il vescovo Antonio Di Donna chiede a politici e cittadini di «superare interessi di parte e beghe locali», e di «dialogare» con serietà e lealtà, «pensando in grande» a progetti di «ampie prospettive» per sognare insieme il futuro che «Acerra merita»

«Non abbiate paura di sognare in grande, superando strumentalizzazioni di parte e beghe locali. Aprite un vero dialogo rispettoso, intelligente e premuroso, un dibattito serio su programmi e progetti ambiziosi e di grandi prospettive, capaci di contrastare i mali che ci affliggono e valorizzare sempre meglio la nostra bella città. Acerra lo merita».

Il vescovo Antonio Di Donna ha colto l’occasione della festa dei santi patroni, Cuono e figlio, per chiedere un impegno forte a politici e cittadini ed esortare ancora una volta gli acerrani «a prendere in mano il destino della città». Anche in vista del cammino – «già iniziato ormai», ha detto Di Donna – che porterà alla competizione elettorale del 2017 per il rinnovo dell’amministrazione comunale. La festa cade il 29 maggio, ma per la coincidenza con il Corpus Domini quest’anno è stata spostata al 4 giugno.Come da tradizione, il presule ha lanciato «un messaggio di speranza» alla città, «oltre il folklore», per una «progettualità» seria e forte, superando «l’arte di arrangiarsi» e in vista di un vero «sviluppo». In questo sono di esempio i santi Cuono e figlio. San Cuono in particolare è «un ingegnere delle acque che si affida al Signore e si prende cura degli abitanti di Iconio (attuale Turchia orientale)» alla fine del 200 dopo Cristo, andando loro «incontro con misericordia» per proteggerli da un alluvione con il «prodigio del fiume». Successivamente gli acerrani lo hanno assunto come loro patrono per gli stessi problemi di «aria insalubre» legata ai «boschi paludosi» circostanti. Perciò il vescovo ha esortato a non restare «impantanati» in beghe e interessi di parte. «Il cuore di Cuono», ha detto Di Donna, «indica responsabilità, progettualità per il bene comune», perché «per sognare in grande» serve «più responsabilità per il bene e i bisogni di tutti». Del resto i problemi di Acerra sono gli stessi dell’hinterland e dell’Italia. Tutti perciò devono «fare la propria parte» per combattere il «dramma umano ambientale», per il quale «ad Acerra i giovani continuano a morire» ha ammonito il vescovo Di Donna invitando tutti a partecipare alla terza assemblea annuale che la diocesi vivrà il prossimo 16 giugno in Cattedrale, «per non dimenticare» e «mantenere alta la vigilanza» sulla grave questione ambientale». Senza dimenticare la «cronica mancanza di lavoro», lo «spaccio della droga, il racket e il degrado: quando rientro tardi a casa – ha denunciato il presule – vedo davanti alla Cattedrale alle 10 di sera ancora bambini per strada, e non solo d’estate. Dove sono i loro genitori e quale sarà il loro futuro?», si è provocatoriamente chiesto il vescovo. E poi ancora, «la mancanza di sicurezza», motivo per il quale «le aziende non investono e lo  sviluppo non decolla». Ma in particolare, Di Donna ha denunciato la «piaga sociale dell’azzardo», con «la nostra città invasa da sale scommesse che nascondono le slot affinché i minorenni che giocano non siano scoperti. Chi sarà in grado di resistere alle pressioni delle lobbies e contrastare il gigantesco e ipocrita affare del gioco d’azzardo?», si è ancora domandato il presule. Il vescovo ha poi «incoraggiato e pregato» per l’amministrazione comunale, «indipendentemente dal colore politico», rappresentata nei primi banchi della Cattedrale dal sindaco, Raffaele Lettieri, dal vicesindaco, Tito D’Errico, e da diversi consiglieri comunali; presente anche il Comandante della Polizia Municipale, Felice D’Andrea, e alcuni agenti con il gonfalone della città. Di Donna ha chiesto di «valorizzare ancora meglio le tante risorse della nostra bella città» con un «piano di rilancio dell’agricoltura» e promuovendo la tradizionale vocazione musicale di Acerra.Infine, il presule ha esortato i «professionisti» ad essere «più attivi nel dibattito pubblico», senza dimenticare i «laici cristiani», che non possono «stare alla finestra» ma devono «sporcarsi le mani» e «farsi partecipi» della vita della città.Non a caso, aveva detto il presule all’inizio dell’omelia, i Santi Cuono e figlio sono prima martiri, cioè «testimoni prima di tutto del Signore che nei deboli rivela la sua potenza», e poi patroni. Per questo San Cuono «confida nel Signore» e non nelle sue «competenze» di ingegnere, riuscendo così ad essere «misericordioso» verso coloro che hanno bisogno di aiuto.