«Pregare, meditare e giocare». La festa e la consegna del vescovo Antonio

L’annuale appuntamento in Cattedrale dei Gruppi estivi e degli Oratori parrocchiali

Tanti i ragazzi giunti ad Acerra con parroci e animatori dai comuni della diocesi per pregare e gioire insieme

In centinaia anche quest’anno raggiungono in mattinata la Cattedrale di Acerra partendo al mattino presto dalle comunità dei vari comuni della diocesi, in particolare dalla provincia di Caserta.

I ragazzi del Gruppi estivi e degli Oratori parrocchiali si ritrovano come ogni anno festanti prima fuori, e poi all’interno, di quella che il vescovo Antonio, ad attenderli insieme a sacerdoti e parroci, definisce «la Chiesa “madre”, la casa di tutti che accoglie le Chiese “figlie”».

Monsignor Di Donna esorta a «fare bene il segno della Croce» e guida una breve ma intensa preghiera che introduce i ragazzi a questo ormai tradizionale «momento di comunione e fraternità» che assume «un carattere particolare in questo anno del Giubileo, alla scuola e sui passi di Carlo Acutis» chiarisce don Raffaele D’Addio ai ragazzi assiepati tra le navate del Duomo.

La Lettera di san Paolo ai romani ricorda a tutti che «la speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato» (5,5), mentre le parole del compianto papa Francesco esortano a «camminare con fiducia nella vita quotidiana», a «portare luce dove c’è buio», e a «scegliere bene anche quando è difficile».

«Pregare, meditare e giocare» le tre cose da fare consegnate dal vescovo Antonio ai ragazzi, non per questa estate ma «da vivere ogni giorno».

Innanzitutto «pregare» e «cantare». Perché «siamo amici di Gesù» e dobbiamo coltivare sempre di più questo rapporto. Poi «meditare, riflettere e pensare». Magari a partire dall’esempio di Carlo Acutis, un «amico eccezionale» afferma il vescovo, le cui «parole» stanno guidando le attività dei Gruppi estivi e degli Oratori, e che sarà canonizzato a settembre insieme ad un altro giovane innamorato di Dio, Piergiorgio Frassati. Carlo era un ragazzo come voi, sveglio e santo incalza monsignor Di Donna, ricordando che il giovane beato era «esperto di informatica» e soprattutto «amico di Gesù» che incontrava ogni giorno nella sua Parola, nell’eucarestia e nei poveri.

Riprendendo un pensiero di Acutis, «tutti gli uomini e le donne nascono come pezzi originali ma molti diventano fotocopie», il vescovo esorta ciascuno dei ragazzi a non perdere mai di vista e a coltivare la propria «unicità» agli occhi di Dio e della società.

«Carlo ci insegna che la speranza non è un’illusione ma una forza vera, che nasce dall’amore di Dio» legge un’animatrice dall’ambone della Cattedrale, e invita tutti a chiedere quella «luce che ci fa alzare ogni mattina con il desiderio di fare il bene, di essere felici, di lasciare un segno», certi che «Dio è con noi». E «non serve fare grandi imprese» ma costruire la speranza «nei piccoli gesti di ogni giorno».

Il vescovo e i ragazzi chiedono insieme al Padre l’aiuto per «vivere ogni giorno con entusiasmo e autenticità». Pregano per «la Chiesa e i giovani che la abitano», ma anche «per chi si sente invisibile o inutile». Benedicono «gli animatori, gli educatori, i sacerdoti e tutti coloro che camminano accanto ai giovani» per ascoltarli e suscitare in loro «gioia e fiducia». Tutti si impegnano a «non sprecare il tempo» ma usarlo «per amare, servire, costruire ponti e portare luce».

La preghiera del Padre Nostro riempie le volte del Duomo salendo al Cielo dalle giovani voci dei ragazzi che riempiono ogni spazio della Chiesa, mentre sull’altare «Luce», la mascotte ufficiale del Giubileo, personaggio disegnato dall’illustratore Simone Legno, assiste alla consegna ad ogni parrocchia di una candela, dietro la quale «è stampato un codice attraverso cui si può accedere a materiale di sussidio per le attività estive di ogni giorno» suggerisce ancora don Raffaele D’Addio.

«Accendete ogni giorno durante la preghiera d’inizio delle vostre attività questa candela per ricordare sempre questo giorno vissuto insieme» esorta ancora il vescovo Antonio prima di dare ai ragazzi la «benedizione» in un clima di grande «attenzione».

Infine l’ultima consegna: tutti insieme a «giocare», fare festa e rinfrescarsi nel Seminario, «senza però stancare troppo i parroci, animatori ed animatrici» saluta tra sorrisi e abbracci monsignor Di Donna.