L’agricoltura è un tesoro prezioso da custodire e sviluppare

Celebrata in Cattedrale la Giornata del Ringraziamento. Il vescovo Antonio Di Donna invoca "unità tra amministratori, cittadini e agricoltori" e annuncia "uno sportello informativo della diocesi per sostenere l'agricoltura". L'omelia integrale

La fede nella Resurrezione non è facoltativa
Abbiamo appena celebrato – pochi giorni fa, il primo e due novembre – la solennità di tutti i santi e la commemorazione dei fedeli defunti. E ancora una volta oggi, in questa domenica XXXII del Tempo Ordinario, la Parola di Dio che abbiamo ascoltato ritorna sul tema della Resurrezione dei morti; il Vangelo in particolare riferisce di un episodio dove sono protagonisti i sadducei, che a differenza di altri gruppi religiosi d’Israele, come i farisei, negavano la fede nella Resurrezione dei morti, assomigliando a molti scettici di oggi che non credono alla Resurrezione dei morti, anche se poi – è inutile nasconderlo o addirittura negarlo – ritornano sempre le domande forti della vita che ci portiamo dietro: c’è la vita dopo la morte? C’è un dopo, e come è fatto se c’è l’aldilà? Dove sono i nostri morti, cosa stanno facendo, possiamo comunicare con loro? 
 
L’Alleanza di Dio con gli uomini è per sempre
Ebbene, questi sadducei pongono a Gesù un quesito volutamente grottesco per mettere in ridicolo proprio la fede nella Resurrezione dei morti, e Gesù offre la motivazione più forte – a parte la sua stessa Resurrezione – della Resurrezione dei morti, fondata sull’Alleanza stabilita da Dio con gli uomini: «In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducei, i quali negano che vi sia la risurrezione, e gli posero questa domanda: “Maestro, Mosè ci ha prescritto: Se a qualcuno muore un fratello che ha moglie, ma senza figli, suo fratello si prenda la vedova e dia una discendenza al proprio fratello. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette; e morirono tutti senza lasciare figli. Da ultimo anche la donna morì. Questa donna dunque, nella risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie”. Gesù rispose: “I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni dell’altro mondo e della risurrezione dai morti, non prendono moglie né marito; e nemmeno possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgono, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando chiama il Signore: Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe. Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui” (Lc 20, 27- 40)».
Che bello sottolineare quella preposizione «di» («Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe»). Un Dio che fa alleanza non avrebbe perduto il suo tempo con uomini destinati a scomparire per sempre, perciò credere che ci ami solo per il tempo della nostra vita sarebbe ben povera cosa. Se Dio stringe alleanza – con me, con te, con noi, con gli uomini, con la terra, con il creato – Egli si impegna per sempre e non può abbandonarci proprio quando la morte sembra interrompere questa amicizia con Lui, perché è un Dio di uomini  («Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe»), è il Dio di Gesù Cristo che si è legato a noi per sempre, in maniera fedele e indissolubile, non per il breve tempo terreno di una vita umana. La fede nella Resurrezione dei morti non è dunque un optional, non è facoltativa: noi crediamo nel Dio che fa nuove tutte le cose – il creato, la terra, l’acqua, i frutti – che parteciperanno con noi alla Resurrezione finale di tutto l’universo, il creato e l’ambiente, animali e cose.
Intanto, nell’attesa di queste terre nuove, noi dobbiamo farci carico di questa Casa Comune che ci è stata affidata, la madre terra, sapendo che il buono di essa viene assunto nella festa del Cielo.
 
La Giornata del Ringraziamento nell’Anno della Misericordia
Con questo spirito, cari amici, festeggiamo oggi, nella nostra diocesi la 66esima Festa del Ringraziamento per i frutti della terra. E’ una festa alla quale ho voluto dare sempre particolare rilievo fin dal mio ingresso in questa diocesi tre anni fa per la rilanciare la vocazione agricola, ahimè tradita, delle nostre terre (per questo saluto e ringrazio agricoltori e rappresentanti delle amministrazioni dei comuni della diocesi presenti, in particolare il vicesindaco dott. Tito D’Errico insieme al Consigliere Filippo di Marco in rappresentanza del Comune di Acerra, come anche il sindaco di Casalnuovo, dott. Massimo Pelliccia, e il vicesindaco dello stesso comune, dott.ssa Nicoletta Romano).
 
Il Giubileo degli agricoltori
In questo 2016 celebriamo la Giornata del Ringraziamento nell’Anno straordinario della Misericordia voluto da Papa Francesco per tutta la Chiesa. Abbiamo attraversato la Porta Santa della Cattedrale, la Porta della Misericordia, e il Papa dà questo tono alla Giornata: «Usiamo misericordia verso la nostra Casa comune, la terra, che grida e geme a causa del nostro peccato. Dio ci ha fatto dono di un giardino e noi lo stiamo trasformando in un deserto, una distesa inquinata di macerie e di sporcizia. Abbiamo confessato i nostri peccati contro il creato, contro la madre terra, che con i suoi frutti ci nutre. Facciamo anche il proposito oggi di cambiare rotta – dice il Papa – per una nuova opera di Misericordia (molto bella, da aggiungere alle sette opere di misericordia corporale e spirituale del Catechismo della Chiesa cattolica), la cura della Casa Comune».
Cari agricoltori, mi rivolgo a voi come fa il Papa nella sua intenzione di preghiera chiamandovi «piccoli agricoltori» (anche questa è una bella immagine perché voi non avete le multinazionali dell’agricoltura ma siete piccole aziende che insistono nel territorio della nostra diocesi).
E allora, cari piccoli agricoltori, grazie, grazie perché il vostro contributo è essenziale per l’umanità. Il Papa attribuisce questa intenzione di preghiera: «Che i piccoli agricoltori ricevano il giusto compenso per il loro lavoro»; e io aggiungo: «Che i giovani riscoprano la vocazione agricola delle nostre terre».
 
Le nostre eccellenze ai piedi dell’altare
Il 2016 è l’Anno internazionale dei “legumi” e voi, cari piccoli agricoltori, siete venuti a ringraziare il Signore, a fare il vostro Giubileo, offrendo e portando all’altare i frutti della terra, i prodotti di eccellenza delle campagne della diocesi – di Acerra, Casalnuovo, Arienzo, Cervino, San Felice a Cancello, Santa Maria a Vico – che io vorrei citare particolarmente in questa celebrazione: la nocciola riccia di Talanico; i fagioli, detti di “dent e muort“; i carciofi mammarelle di Acerra; i fagioli rossi di Calabricito; le patate novelle; il fagiolo zolfariello; la melanzana cima di viola; il grande pomodoro san Marzano, che addirittura il Washington Post ha chiamato la «bibbia dei pomodori»; le scarole, i peperoni, la zucca, il cavolo torzella e potremmo continuare con la cipolla, le noci e tanti altri.
 
Rilanciare l’agricoltura per offrire lavoro e contrastare il degrado
Dobbiamo sempre più rilanciare la nostra agricoltura, superare questo momento di crisi, aiutare soprattutto i giovani agricoltori a rimanere nel lavoro dei campi perché la coltivazione dei campi è anzitutto una risorsa preziosa per l’occupazione e il lavoro, è il motore della nostra economia e noi ci dobbiamo credere anche in questo tempo di crisi; ma essa è anche qualcosa di più, perché costituisce il deterrente per impedire l’inquinamento dei nostri terreni: se in tutti i nostri campi, nessuno escluso, ci sono contadini che presidiano come sentinelle seriamente il territorio, esso rimane vivo e non viene violentato; se tutti i campi fossero coltivati e non abbandonati e incolti, non avremmo discariche, interramento di fusti tossici e inquinamento. C’è ancora tanto suolo disponibile per l’agricoltura e la coltivazione dei campi, solo ad Acerra disponiamo di 33 km quadrati di suolo agricolo ancora; blindiamolo, mettiamolo in cassaforte e non permettiamo che nemmeno un centimetro sia usato per altre finalità.
 
Inceneritore e sviluppo agricolo
Certo, per onestà di vescovo devo accennare al problema di fondo, al punto di sempre: come vanno d’accordo un serio sviluppo della nostra agricoltura e la presenza sul territorio del più grande inceneritore d’Europa? L’agricoltura locale ha ricevuto un grave danno di immagine dai roghi tossici e dall’inceneritore! Forse in questi anni si è concentrata troppo l’attenzione sull’inquinamento dei terreni mentre il vero pericolo viene dall’aria, siamo stati forse un po’ sviati, chissà se non da una campagna pregiudiziale! E questa sfiducia viene acuita dalle notizie di questi giorni secondo cui la Regione ha dato il via libera all’ampliamento della vasca di raccolta delle ceneri, dando l’assicurazione che si tratta di modifiche non sostanziali, che non comporterebbero l’aumento di rifiuti da bruciare e il potenziamento dell’impianto … Dobbiamo crederci? Ci dicano perché, dal momento che non c’è controllo da parte di terzi, il controllore coincide con il controllato e i cittadini sono del tutto esclusi da qualsiasi forma di accesso e controllo; perché dovremmo dare fiducia a queste informazioni se non c’è accesso ad esse e controllo da parte di altri?
 
La politica pensi alle prossime generazioni
Vorrei chiudere con tre parole dette a tre destinatari diversi in questa giornata così bella in cui ringraziamo il Signore per il dono della terra.
La prima la rivolgo a voi amministratori della Regione e di tutti i comuni della diocesi, chiedendovi una politica più coraggiosa e lungimirante! Uso le bellissime parole di un grande statista – Alcide De Gasperi, grande cristiano impegnato in politica, per il quale è in corso la causa di beatificazione, diceva che «il politico pensa alle prossime elezioni, lo statista pensa alla prossima generazione» – per chiedere agli amministratori della cosa pubblica di non pensare alle prossime elezioni ma alle prossime generazioni! Questo significa innanzitutto avere progettualità e strategie per lo sviluppo dell’agricoltura, non politiche di emergenza che lasciano il tempo che trovano. Se è vero, ed è vero, che l’agricoltura è il motore dell’economia delle nostre città e nei prossimi anni ci saranno molte opportunità economiche per il suo sviluppo provenienti dai progetti dell’Unione europea, forse questo chissà che non sia l’ultimo treno per invertire la rotta prima che sia troppo tardi!
Allora, cari amministratori, sostenete sinceramente gli agricoltori, non considerateli terreno di conquiste elettorali, l’agricoltura non può continuare ad essere la cenerentola, vittima delle promesse non mantenute! E’ stato fatto molto, ma non basta! L’agricoltura non si rilancia con politiche contingenti, che soddisfano interessi particolari del momento, ma con interventi organici e strutturali.
In concreto mi permetto di chiedere agli amministratori della cosa pubblica, regionale e dei comuni della diocesi, tre cose: servitevi di competenze, di agronomi efficienti, di persone capaci; fate le cosiddette Deco, le denominazioni comunali affinché i prodotti locali non siano svenduti a loschi procacciatori per finire poi lo stesso nel nostro piatto; soprattutto, dotatevi di un piano agricolo vero, serio e reale, che possa pensare al futuro. 
 
Gli agricoltori stiano uniti
La seconda parola è per voi, cari amici agricoltori. Per favore, per favore, state uniti, associatevi, non vi dividete. Pensate alla competizione esterna, non a quella interna tra voi, avete bisogno di tutte le competenze, ciascuno è prezioso; escludere alcuni significa impoverirsi tutti: mettetevi insieme, fate sistema in un’unica organizzazione di produttori. E’ giunto il tempo di una crescita culturale anche degli agricoltori, di pensare più in grande, basta ai complotti o ai franchi tiratori che danno il colpo di grazia allo sviluppo dell’agricoltura. E’ la politica al vostro servizio, non voi al servizio della politica; non permettete che diventiate un carrozzone a servizio di una politica clientelare, abbiate però anche voi il coraggio di presentare progetti e strategie alle amministrazioni. Tallonate la politica, pungolatela, non pensate al vostro piccolo orticello oggi ma al giardino di tutti domani. Anche voi dovete ritrovare il coraggio di vedute larghe, pensando più allo sviluppo del territorio e meno alle beghe interne. Soprattutto, mi rivolgo a voi giovani agricoltori: non lasciatevi ingannare dagli idoli che già ingannarono i vostri padri attratti dal falso mito dello sviluppo industriale.
Permettete – me lo permettano quelli provenienti dalle altre parti della diocesi – che io rivolga il mio saluto soprattutto all’associazione Ari.Amo di Acerra, che ho sempre, sinceramente e con affetto, appoggiato. Ritornate allo spirito delle origini, non permettete che entrino tra voi interessi personali; saluto in particolare il caro Filippo Castaldo, che ha dato tutto se stesso per l’unità di Ari.Amo, adesso il chicco di grano deve morire perché ci sia una nuova fioritura; come saluto il giovane Pasquale Pirolo, che ne prende il testimone e porterà avanti l’associazione.
 
Non uccidere la speranza
La terza e ultima parola la rivolgo a noi e a voi, cittadini e cristiani dei comuni delle città della diocesi. Custodite l’ambiente, credete nello sviluppo e nella vocazione agricola della nostra terra, non sporchiamo il territorio, soprattutto con i roghi tossici: guai a quelli che si riempiono la bocca delle lodi di Dio e poi elevano al Cielo fumi e veleni; guai a quelli che campano con l’estorsione impedendo lo sviluppo autentico di questa città. Rivolgo una parola di solidarietà ai due negozi che sono stati incendiati l’altra notte e una parola di condanna per chi uccide la speranza della gente e delle nostre città.
 
Unità tra amministratori, cittadini e contadini
E’ tempo di ritrovare unità tra amministratori, cittadini e agricoltori. Per questo ho in animo di costituire uno sportello informativo per l’agricoltura, sostenere gli operatori del settore e informare i cittadini sulla qualità dei prodotti. La Chiesa non supplisce e non intende mettersi al posto dell’amministrazione. Lo sportello è solo un segno di speranza nell’alveo della carità verso gli agricoltori – fosse anche un sostegno morale e uno stimolo alle amministrazioni – per dire che la Chiesa e il vescovo credono nello sviluppo agricolo.
 
A Maria, la terra del frutto più saporito
A Maria, la terra che ci ha dato il frutto più saporito: Gesù, il Signore; a Lei – la Donna vestita di sole di cui si parla nell’Apocalisse, la Madre e Regina di tutto il creato, della terra e del cielo – affido questi propositi. Amen.