La Via Crucis ad Acerra

Per dare un’anima alla città. E questa sera la prima catechesi del vescovo al popolo

«La Croce di Cristo non indica i guai della vita, ma è segno della sofferenza, dell’emarginazione e della derisione, in alcuni casi del martirio del sangue, di un uomo e una donna per il fatto di essere discepolo fedele di Gesù e del suo Vangelo, in un mondo di iniquità e ingiustizie».
Venerdì 19 febbraio ad Acerra, nel Rione Madonnella, il vescovo Antonio Di Donna ha concluso la Via Crucis cittadina. Più di mille persone hanno «camminato tra i palazzoni di questo Rione di periferia», ma anche «in mezzo alle campagne, per i corsi, tra i negozi e le vetrine illuminate», per dire all’intera città che «la Croce del Signore è dentro la vita della città e dei suoi luoghi principali, dove la gente vive, studia, lavora, ama, soffre e muore».
La Croce che attraversa le vie della città, ha detto ancora Di Donna, sta a significare che anche Acerra ha un’anima, e i cristiani vogliono e devono «contribuire» alla sua crescita, amando e impegnandosi per la giustizia e la verità, con la certezza che non c’è Croce senza Resurrezione.
La via Crucis era stata organizzata dalle parrocchie di Acerra, con il particolare contributo della comunità di San Giuseppe che vive nel quartiere Madonnella. Le meditazioni, preparate dal parroco di Gesù Redentore, don Luca Russo, sono disponibili aprendo il link sotto questo articolo 
 
Questa sera prendono il via, invece, le catechesi del vescovo al popolo pensate in modo speciale per l’Anno della Misericordia in corso. Si comincia dalla Cattedrale di Acerra alle ore 19.00.