La festa dei santi Cuono e Figlio

Il vescovo Antonio Di Donna celebra la messa pontificale ad Acerra nel giorno della memoria dei protettori della città. Domani 29 maggio alle ore 11.00 in Cattedrale alla presenza di Autorità civili e militari

 
 
Il dossier che riguarda san Cuono e san Conello «è costituito da una passio greca, dalla versione latina di quest’ultima, da una leggenda latina più tarda, dalle menzioni nei martirologi storici medievali, da vari documenti che attestano l’esistenza di una chiesa in Acerra a loro dedicata, dalle reliquie e dal culto», scrive Maria Carolina Lettieri. La passio greca è presente nella Bibliotheca Hagiografica Graeca, a cura dei Bollandisti, con la sigla BHG 360. La versione latina nella Bibliotheca Hagiografica Latina, a cura dei Bollandisti, con la sigla BHL 1912. La leggenda latina più tarda ha la sigla BHL 1913.
 
 
 

Servendomi delle rispettive traduzioni, pubblicate dalla Lettieri nel suo saggio dedicato ai santi patroni di Acerra, cercherò di delineare una breve storia della vita dei nostri Cuono e Conello. È necessario osservare che risulta molto difficile individuare il nucleo storico dei fatti accaduti. Inoltre, mentre BHG 360 e BHL 1912 sono tra loro abbastanza simili, BHL 1913 è più lunga e fin troppo più elaborata.   Sotto il regno di Aureliano, imperatore dal 270 al 275, fu inviato il prefetto Domiziano a sorvegliare che venissero adorati gli dei. Giunto in Iconio, città della allora provincia d’Isauria (oggi Konya in Turchia), gli fu presentato Conone, «che viveva santamente, accetto a Dio, partecipe di Cristo, familiare degli Angeli, persecutore dei demoni, dispregiatore degli idoli, inculcatore dei martiri» (BHG 360). Questi era stato sposato, i due avevano un figlio, che la tradizione ha chiamato Conello; rimasto vedovo andò ad abitare in solitudine portando con sé il bambino. La fama di santità di Conone lo produsse autore del cosiddetto “miracolo del fiume”: un fiume inondava campagne e villaggi, il santo, invocato dalla gente, prodigiosamente lo ricondusse nel suo alveo. Le fonti paragonano Conone a Mosè, interpretando che in ogni uomo di Dio la fede rende possibile il dominio sulla natura.  Condotto il cristiano Conone davanti al prefetto Domiziano, principia un dialogo tra i due: il Nostro informa il prefetto sulla propria vita e testimonia la propria grande fede in Gesù Cristo. Domiziano lo giudica empio verso gli dei e lo condanna al martirio. Osservo un particolare: il padre chiede di far portare alla presenza di Domiziano anche il figlio, una decisione che appare strana e il cui significato andrebbe indagato. I patimenti dei due sono terribili, ma passano in mezzo alla sofferenza con santa ironia. Fino a quando si ode una voce dall’alto: «Andate, o coraggiosi campioni di Cristo, la cui vita fu santa e l’indole perfetta e il tempo avvenire nel Cielo; coronati di rose esultate, mostrando la vostra vittoria sopra Satana!» (BHG 360). Terminate queste parole, immersi nella preghiera e con gli occhi rivolti al Cielo muoiono. Le fonti sono concordi nel dire che di fronte alla loro morte Domiziano ebbe paura. BHL 1912 conclude dicendo che la commemorazione ricorre il ventesimo giorno del mese di maggio, il che evidentemente non coincide con il 29 maggio, giorno in cui noi acerrani celebriamo la festa dei nostri santi protettori Cuono e Figlio.    Eugenio Russomanno