Celebrati i santi Cuono e Figlio

L’arcivescovo di Cosenza Nolè: «Siate responsabili e orgogliosi dei vostri protettori» Il vescovo Antonio Di Donna: «Intorno a loro ritroviamo la nostra identità»

 Diventare incapaci di «coerenza, impegno e fedeltà» al «dono della fede» è il rischio del tempo del «consumo», anche «dei sentimenti e dell’amore», una vera «disgrazia» nelle parole dell’arcivescovo di Cosenza, monsignor Francescoantonio Nolè, che la mattina del 29 maggio ha celebrato la Messa nella Cattedrale di Acerra in onore dei Patroni della città, Cuono e Figlio.

Invitato dal «fraterno amico vescovo» Antonio Di Donna, Nolè ha parlato di «famiglia» e della  «mancanza» di madri e padri consapevoli del proprio ruolo, incapaci di «trasmettere il vero bene ai figli», che non è solo «pane, cultura e cose materiali» ma soprattutto «vita spirituale», per «distinguere il bene dal male» con la «sapienza» dello Spirito Santo. In famiglia, ha detto Nolè, bisogna «precedere l’altro nell’amore» come san Cuono «ha preservato il figlio Conello», con «la radicalità della fede» e una «vita spirituale impegnativa». I genitori cristiani devono educare i figli nella fede, «fedeli a quegli impegni del Battesimo – preghiera, capacità di perdono, Messa della domenica, osservanza dei Comandamenti – che possono cambiare la società»; ma a partire «da noi stessi».L’arcivescovo di Cosenza ha esortato dunque ad «vita sobria ed essenziale» e con «meno spreco», antidoto al «degrado ambientale» e alla «mancanza di lavoro» per i quali «ognuno deve fare la sua parte» e «mettere in comune il bene» guardando insieme al «futuro con speranza».Conone – originariamente Conone, ingegnere idraulico ad Iconio, attuale Konya in Turchia – dopo la morte della moglie vive da monaco con il giovane figlio Conello. Insieme muoiono martiri per la fede nel 275 d.C. e il culto arriva ad Acerra prima del 1079 legandosi al “miracolo dell’acqua” per avere il santo deviato un fiume ad Iconio evitando l’inondazione della città. Acerra elegge così i santi a patroni per i problemi di aria insalubre dei boschi paludosi circostanti, tema tornato di grande attualità con l’inquinamento ambientale. Il martirio è frutto di «coerenza» e fedeltà al Battesimo per il quale siamo chiamati a «dare di più» a noi stessi, a chi ci vive accanto e alla società, ha detto ancora Nolè esortando i tanti fedeli che gremivano la Cattedrale, nonostante il lunedì mattina, ad essere «responsabilmente orgogliosi» dei santi patroni Cuono e Figlio la cui devozione ad Acerra rappresenta un «fenomeno unico in tutto l’Occidente». Esortazione ripresa da monsignor Antonio Di Donna la sera, al termine della processione con le reliquie e le statue dei santi per le strade della città. Rinviando, per «ovvi motivi», il tradizionale messaggio alla città all’indomani delle elezioni amministrative, il vescovo di Acerra si è detto compiaciuto per la «manifestazione di fede», che «dovrebbe essere di ogni processione», e nel vedere «il volto bello di Acerra» con «vecchi e bambini, sani e malati, uomini e donne» (il presule ha definito «un segno fecondo» le reliquie portate a spalla dalle donne) tutti insieme con i santi patroni dietro Gesù. Per cui, «la processione è solo inizio e punto di riferimento della nostra identità» affinché cresca «il senso di appartenenza» alla città e l’orgoglio di «essere acerrani» intorno ai santi patroni, e la vita religiosa è quella condizione «super partes» intorno alla quale riprendere in mano il proprio destino perché «la vita sociale, politica ed economica di questa Acerra da sempre è stata plasmata dalla personalità e dalla spiritualità dei santi Cuono e Figlio».Infine, un monito a «fare tutti di più, a partire dalla Chiesa stessa», per «i nostri fratelli immigrati», perché non è possibile «venerare santi dalla «pelle nera», e dunque «immigrati», e poi essere indifferenti o addirittura sfruttare quelli che oggi arrivano nella nostra città.