L’iniziativa di Antonio Di Donna, vescovo di Acerra, per rilanciare l’impegno della Chiesa contro i clan
Sabato 3 Dicembre 2022, 17:16– Ultimo agg. 21:19
foto Frattari
Aversa, i vescovi della Campania contro la criminalità organizzata
Un osservatorio anticamorra in ogni diocesi della regione che accompagni i parroci nella battaglia educativa e pastorale contro la criminalità organizzata. È l’idea del presidente della Conferenza episcopale della Campania, monsignor Antonio Di Donna, vescovo di Acerra, per rilanciare l’impegno della Chiesa contro i clan. L’ha annunciata stamattina ad Aversa, nell’aula del dipartimento di Ingegneria dell’Università Vanvitelli, nel corso del convegno sui 40 anni del documento dei vescovi campani dal titolo «Per amore del mio popolo non tacerò», per l’occasione ristampato e diffuso.
«È ancora diffuso – ha ribadito monsignor Di Donna nel suo intervento – il convincimento che si possa essere buoni cristiani trascurando l’impegno sociale. Molti di noi non sentono più la contraddizione tra il coltivare la fede e trascurare il senso di giustizia sociale. Ma chi è un disonesto cittadino è anche un cattivo cristiano». Per questo, negli interventi di tutti, è stata sottolineata la necessità di un nuovo protagonismo contro la criminalità dei cosiddetti corpi intermedi: scuola, associazioni, e la Chiesa. «Nella crisi dei partiti di massa, dei sindacati e dell’associazionismo laico – ha detto Pietro Perone – la Chiesa sembra il solo soggetto organizzato capace di sviluppare ancora una forza. Le tocca una grande responsabilità. C’è bisogno di rilanciare l’impegno. Da questa mattinata può uscire qualcosa di importante».
«Una democrazia – ha detto il procuratore Melillo – non consiste solo nel diritto di parlare ma nel dovere di ascoltare, e non aver ascoltato è una grande responsabilità che ricade sulle élite di questo paese, tutte le élite. Questa è una sfida che interroga anche la magistratura. Questa non ha una funzione salvifica, di baluardo contro il male: sarebbe un germe antidemocratico. Si introduce conflitto anziché partecipazione. Ma la questione criminale è relegata in un angolo, anziché essere posta al centro. Ed è una cosa che colpisce». «Rinnovare alleanza tra vari soggetti – ha concluso il vescovo di Aversa, Spinillo – e aprire tempi e luoghi di dialogo. Mettersi in ascolto, questo è oggi il nostro compito».