Aperta ad Acerra la Porta della Misericordia

Il Vescovo Antonio Di Donna: «Viviamo bene questo Giubileo»

Domenica 13 dicembre, il vescovo Antonio Di Donna ha aperto la porta della Cattedrale, dando ufficialmente inizio al Giubileo della misericordia in diocesi. Un’immensa folla di fedeli ha accompagnato la cerimonia in piazza Duomo, alla presenza delle autorità civili e militari. Dopo aver cantano la solenne antifona di apertura, «Aprite le porte della giustizia, entreremo a rendere grazie al Signore», Di Donna ha spinto il portone e varcato da solo l’ingresso della Chiesa – lo ha seguito, subito dopo, l’anziano vescovo emerito, Antonio Riboldi – provocando un lungo e commosso applauso. Poi giovani, famiglie, bambini e anziani provenienti dai comuni della diocesi, in migliaia hanno oltrepassato la Porta della misericordia.
 
Durante l’omelia della Messa, concelebrata con tutti i sacerdoti, il vescovo ha però subito messo in guardia dal rischio che questo evento rimanga «solo un segno», sia pure importante, se non apriamo «le porte delle scuole, delle fabbriche, degli ospedali, delle carceri, delle nostre comunità ecclesiali e religiose e delle istituzioni, talvolta chiuse nel proprio guscio». E a parroci e sacerdoti, ha chiesto di «applicare gli orientamenti» da lui elaborati per «vivere bene» il Giubileo «nelle nostre comunità» (l’opuscoletto con le indicazioni è stato distribuito a tutti al termine della celebrazione). In particolare, Di Donna ha invitato a «presentare al popolo» il documento Misericordiae vultus, con il quale Papa Francesco ha indetto questo anno straordinario: un testo «bellissimo», consigliato «anche a chi non frequenta le nostre assemblee», la cui presentazione va accompagnata, «soprattutto in Quaresima», da «catechesi» sulle pagine della Bibbia che parlano di misericordia e soprattutto sulle sette opere di misericordia corporale e spirituale. Riflettere su di esse, ha detto il presule richiamando le parole di Papa Francesco, «sarà un modo per risvegliare la nostra coscienza, spesso addormentata davanti al dramma dei poveri». «Occorre rimettere le opere di misericordia al centro della catechesi di quelli che si sposano, dei cresimandi, dei giovani e dei ragazzi che si preparano alla Prima Comunione», perché «il catechismo della Chiesa cattolica non le ha mai abolite», piuttosto «noi le abbiamo cancellate dal cammino ordinario delle nostre parrocchie», ha ammonito Di Donna invitando giovani, ragazzi e famiglie, in particolare «quelli che si preparano a ricevere i sacramenti», a «scegliere un’opera di misericordia al mese», indicando anche alcuni luoghi simbolo – Mensa diocesana, Casa di riposo Sant’Antonio, Cooperativa Arcobaleno e Locanda del Gigante ad Acerra, e il carcere di Arienzo, ma anche gli ammalati nei nostri ospedali, gli immigrati o altro – dove  praticarla.
In prossimità del Natale «adottiamo una famiglia», ha esortato perciò il presule, denunciando il dramma di «tante famiglie povere», ma «dignitose», che «non arrivano alla terza settimana» e «non possono mettere il piatto a tavola».
Del resto, fin dalle prime battute della sua omelia, il vescovo ha richiamato il Giubileo del «fare» contro il rischio di continuare ad essere «astratti» e la tentazione delle «vuote parole che non si incarnano». Che cosa allora dobbiamo fare, anche noi, in questo Anno santo? «Mettere insieme giustizia e misericordia», ha risposto il presule citando Giovanni Battista, il quale nel Vangelo invita gli esattori delle tasse a non esigere più del dovuto – anche allora «esisteva la tangente», ha chiosato Di Donna; e poi, l’invito ad accontentarsi della paga rivolto ai soldati e a cedere una delle due tuniche al povero, o a dare da mangiare all’affamato. Ma soprattutto, «facciamo l’esperienza di aprire il cuore a quanti vivono nelle più disparate periferie esistenziali», e alle «ferite impresse nella carne di tanti fratelli e sorelle privati della dignità», per non cadere «nell’indifferenza che umilia, nell’abitudinarietà che anestetizza l’animo, nel cinismo che distrugge».
E poi, ai carissimi sacerdoti, Di Donna ha chiesto «un supplemento in più, di essere più disponibili per le confessioni durante quest’anno», in cui magari «un giorno alla settimana» i sacerdoti siano a disposizione dei fedeli che vogliono confessarsi, dimostrando che il sacramento della riconciliazione «non è un tribunale» ma «la festa del perdono» per tutti quelli che lo desiderano con cuore sinceramente pentito, perché «l’inquinamento del cuore, della mente e della coscienza, è ancora più grave di quello ambientale», ha chiosato Di Donna.
Ma «il Giubileo della misericordia è un fatto che non riguarda solo la Chiesa, ma il nostro vivere sociale», perché «la misericordia ha qualcosa da dire anche alla società civile», ha aggiunto ancora il vescovo di Acerra davanti ai sindaci delle città della diocesi, a partire da quello di Acerra, Raffaele Lettieri. Perciò il forte invito al pentimento, rivolto a quelli che appartengono a gruppi criminali, e la condanna della «corruzione, piaga putrefatta della società, grave peccato che impedisce di guardare al futuro con speranza, opera delle tenebre che si annida nei gesti quotidiani, per estendersi poi negli scandali pubblici». Non senza rivolgere a tutti un «vibrante» invito alla gioia, che viene dalla parola di Dio nonostante i tanti motivi di preoccupazione. Perché questo «è il tempo della misericordia», ha esclamato il presule.
La cerimonia era stata preceduta dalla processione partita dalla Chiesa dell’Annunziata di Acerra. L’Anno straordinario della Misericordia terminerà domenica 26 novembre 2016.
Per maggiori informazioni, www.im.va dedicato interamente al Giubileo.