Ai piedi della Madre

Per chiedere vocazioni

 «La vita non è un pacco che l’ostetrica spedisce al becchino, come ebbe a dire un filosofo esistenzialista ateo nel secolo scorso». Monsignor Di Donna chiarisce subito il senso del pellegrinaggio «ai piedi della Madre» che la diocesi di Acerra compie a Pompei nel mese di novembre «ormai da sei anni per chiedere il dono delle vocazioni». Perché noi cristiani, aggiunge il presule, abbiamo una «visione della vita», dove «tutto si inserisce in un disegno», e «vocazione significa rispondere al progetto del Signore su di noi».

La sera del 21 oltre 1300 persone hanno gremito le navate del santuario nella cittadella mariana, convenuti da tutta la diocesi – Acerra, Arienzo, Casalnuovo, Cervino, San Felice a Cancello, Santa Maria a Vico – per «una manifestazione forte dell’unica Chiesa di Dio che è in Acerra», ha detto il vescovo richiamando la presenza intorno a lui di «sacerdoti, diaconi, religiosi e religiose, ma soprattutto di laici, uomini e donne», che «nonostante la pioggia, in tantissimi, e generosamente, ancora una volta, avete risposto alla madre che chiama», a «un appuntamento consueto, tradizionale», e che nel 2019 segue due eventi di grazia: la Visita pastorale del vescovo alla diocesi iniziata a marzo scorso, e il grande pellegrinaggio di 150 fedeli in Terra Santa di ottobre. «Mentre stavo recitando con voi il Rosario, mi veniva in mente la nostra visita alla Basilica dell’Annunciazione a Nazareth, dove abbiamo vissuto e toccato con mano l’annuncio dell’Angelo Gabriele alla ragazza di Nazareth: “Rallegrati Maria piena di Grazia”», ha detto il vescovo.  

La chiamata

Nella memoria della presentazione della Beata Vergine Maria, monsignor Di Donna ha indicato la «giovane di Nazareth» quale «modello di quelli e di quelle che consacrano la loro vita al Signore», per quella sua «donazione totale» che fa di lei «l’umile e fedele serva di Dio».E prima di entrare nel merito del «motivo particolare» del pellegrinaggio: «veniamo ogni anno qui a chiedere al Signore, per intercessione della Madre, il dono delle vocazioni per la nostra diocesi», il vescovo ha chiarito che allo stesso tempo preghiamo per «tutte le vocazioni», perché «vocazione significa chiamata, nel senso ampio alla vita, alla fede, all’amicizia con il Signore, anzi ancora di più, alla santità, come papa Francesco continuamente con i suoi documenti ci esorta a fare. E in senso più specifico chiamata ai vari stati di vita. In particolare alla famiglia, alla vita coniugale, ad essere sposi, padri e madri, e alla vita consacrata al sacerdozio».Ne consegue che «la vita è un dono da amministrare di cui ci sarà chiesto conto, non un tirare a campare, giorno per giorno, senza sapere perché e per chi. Vocazione significa invece «fare della propria vita un dono, un servizio, un’offerta di sé al Signore e agli altri sull’esempio di Maria». «Io sono una missione», è la frase di papa Francesco consegnata dal vescovo ai pellegrini, «da portare a casa». Si tratta, insomma, di capire e riconoscere per cosa e per chi vivo, «qual è il piano del Signore per la mia vita, e quale la rotta per rispondere a questo disegno».  

Sposi, padri e madri

Nella vita di ognuno, normalmente la vocazione si lega a «due momenti fondamentali: la formazione di una nuova famiglia e il lavoro», ha detto il vescovo, perché «ad essere sposi, ci vuole una vocazione, non è sufficiente generare nella carne, “fare”, un figlio per dirsi padri e madri. Quanti hanno fatto figli, ma in realtà non sono padri e madri, educatori! Quanti si sposano, pure in Chiesa, ma lo fanno per consuetudine, per non essere soli, perché si deve fare. Per noi cristiani – ha aggiunto Di Donna – non è così: si tratta di un dono, essere sposi, padri e madri, è una chiamata.  

Il lavoro

Anche il lavoro è «un capitolo importante». Basti pensare alla «disoccupazione giovanile, quanti di voi hanno portato ai piedi della Madonna le preoccupazioni di genitori, di giovani che non trovano lavoro». Una «grave piaga, a cui, nonostante le tante chiacchiere, non si pone mano». C’è un vero e proprio «esodo di giovani che lasciano le nostre terre, i più fortunati per il Nord Italia ma molti addirittura all’estero». E se «non sempre un giovane da noi ha la possibilità di decidere per che cosa dedicare i suoi sforzi», ed è privato della «possibilità di scegliere il tipo di lavoro che gli piace», rinunciando «alle sue inclinazioni naturali e ispirazioni», a volte con un «lavoro sottopagato», o addirittura «comprarsi il lavoro, che invece è un diritto e spetterebbe a tutti». 

E ai piedi della Madonna il popolo di Dio che vive in Acerra ha chiesto proprio questo: che «ogni giovane, ogni uomo, ogni donna, possa avere la libertà di scegliere veramente ciò per cui si è preparato, ciò per cui si è formato, ciò per cui ha studiato, di scegliere un lavoro idoneo, adatto secondo le sue inclinazioni. Altrimenti il nostro parlare di vocazione alla famiglia, al lavoro, è molto formale, retorico e generico, senza denunciare il fatto che «agli inizi del terzo millennio nelle nostre società occidentali, pur così sofisticate, ricche, tecnologicamente avanzate, ci sono ancora gli schiavi, quelli che non hanno la possibilità di esprimersi al meglio nella scelta di un lavoro idoneo a loro.

 

Vocazioni al sacerdozio

Per le vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata, «dobbiamo anzitutto pregare», perché esse «vengono dall’alto e non sono frutto di strategie umane». Dobbiamo «chiedere, perché non dipende da noi. Noi possiamo gettare le reti con fiducia – e dobbiamo, lo dico ai miei fratelli sacerdoti, osare di più su questo punto, avere il coraggio di dire a un giovane di interrogarsi, anche su questa possibilità di vita, osare di più nella proposta vocazionale». Ben vengano allora in diocesi «dei buoni incontri di discernimento vocazionale», come quelli che già ci sono. Perché «dobbiamo essere fiduciosi: il Signore non può venire meno alla sua promessa di non lasciare la chiesa priva dei pastori, senza i quali non potrebbe vivere, né svolgere la sua missione. Ma bisogna anzitutto chiedere. Ho chiesto più volte ai sacerdoti di celebrare in parrocchia, una volta alla settimana, preferibilmente il giovedì, la messa prevista dal messale romano per chiedere il dono delle vocazioni sacerdotali. Sfruttiamo, valorizziamo queste occasioni». Come anche «l’iniziativa anche del monastero invisibile». Certo, bisogna non solo chiedere ministri, ma anche che siano «degni dell’altare, miti e forti annunziatori del Vangelo». Una testimonianza coerente e una parrocchia vivaMa non basta chiedere, chiedere è importante decisivo ed essenziale: pregate il padrone della messe. Ma c’è bisogno ancora di altre due cose, le cito soltanto e concludo Anzitutto la testimonianza dei sacerdoti. Cari fratelli presbiteri, sotto il quadro della Madonna di Pompei, nella Casa della Madre io supplico voi tutti, a partire da me: ricordiamolo sempre, dietro un prete c’è un altro prete, dietro ogni vocazione al sacerdozio c’è sempre un prete che l’ha suscitata, la cui testimonianza attraente è all’origine di quella vocazione. Sempre: un prete gioioso, contento, lieto, che si caratterizza nella gratuità, nella generosità del suo ministero, nel donare la vita per il suo popolo, questa è una delle condizioni perché nascano vocazioni al sacerdozio. Un prete triste, demotivato, nervoso, scontroso, scontento della sua vita non genererà mai vocazioni al sacerdozio. E poi, «una parrocchia viva, animata, accogliente, che non emargina, non manda via nessuno, che accoglie i giovani, li sa comprendere nonostante la loro esuberanza, i loro limiti, il loro far tardi la sera. Questa è l’altra condizione perché nascano vocazioni al sacerdozio. Le vocazioni nascono in questo alveo, in questo contesto, ed è questa la grazia che chiediamo stasera alla Madonna». Il vescovo ha infine ringraziato insieme ai pellegrini la Madonna, «dopo sei anni, in particolare per i germi di vocazione che il Signore a piene mani sta seminando nella nostra Chiesa di Acerra: i cinque sacerdoti ordinati in questi anni, gli otto giovani che si stanno preparando ad essere sacerdoti, e gli altri che stanno facendo un discernimento vocazionale per rispondere alla chiamata del Signore. Ci ottenga il Signore con la nostra preghiera e la testimonianza nostra personale di sposati, di presbiteri e consacrati, che ci siano nuove vocazioni alla famiglia, al lavoro».  

Le vocazioni all’agricoltura

Inoltre, ha detto in conclusione il vescovo, «dobbiamo pregare la Madonna che non faccia spopolare i campi, i nostri terreni fertili di Acerra e delle campagne dei dintorni, perché i giovani agricoltori non scappino ma rimangano a coltivare i campi, ad assicurare la fertilità dei nostri terreni, ad essere sentinelle del nostro territorio, perché se avessimo avuto sentinelle non sarebbe successo quello che purtroppo è successo. Speriamo, chiediamo al Signore, per intercessione della Beata Vergine Maria, che queste vocazioni non manchino mai nella nostra Chiesa di Acerra»