Nel tuo prossimo puoi amare Dio

25 Ottobre 2020 – XXX domenica del TO – A

Domenica scorsa «per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi» (Mt 22,15) si sono alleati farisei ed erodiani, oggi i farisei, mettendo da parte le rivalità tra loro, si alleano con i sadducei contro il nemico comune, questo maestro che chiude loro la bocca, che evidenzia le loro contraddizioni e ipocrisie.

«Qual è il grande comandamento?». Era una questione dibattuta perché c’erano 613 precetti, 365 cose da non fare e 248 da fare. Gesù non dice cosa c’è al di sopra di tutto, ma ciò che si deve mettere in tutto: l’amore per Dio che si concretizza e manifesta in gesti di carità per il prossimo. «Se uno dice: “Io amo Dio” e odia suo fratello, è un bugiardo» – dice Giovanni (1Gv 4,20a).

«Dio è amore» (1Gv 4,16) e ciò che deve caratterizzare noi cristiani, è solo l’amore e l’amore non è un vago sentimento o una poesia, ma è qualcosa di molto concreto. Quando qualcuno ci dice: “Ti amo”, il nostro cuore si riempie di gioia perché sappiamo che quella persona è dalla nostra parte, pronta a fare tutto per il nostro bene, a dare tutto per noi e non ci accontentiamo solo delle parole, perché l’amore sta nei fatti, non nelle parole. Perciò Gesù mette insieme i due comandamenti facendone praticamente uno solo: «E questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche suo fratello» (1Gv 4,21), è questo il modo per amare concretamente Dio. Infatti, Gesù ha detto: io «ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto» (Mt 25,35). Nel comandamento nuovo Gesù non dice: Amate me come io amo voi, ma Amatevi gli uni gli altri come io amo voi (cf Gv 15,12). L’amore per sé il Signore lo vuole concreto nel nostro amare i fratelli e addirittura persino i nemici (cf Mt 5,44), «ci consegna due volti, anzi un solo volto, quello di Dio che si riflette in tanti volti, perché nel volto di ogni fratello, specialmente il più piccolo, fragile, indifeso e bisognoso, è presente l’immagine stessa di Dio» (Papa Francesco). Questo ci aiuta a fare una verifica sul nostro amore, sulla nostra fede perché «l’amore è la misura della fede» (Papa Francesco). Cosa mi fa fare il mio amore per Dio? Mi fa andare a Messa, dire qualche preghiera, fare qualche fioretto? Se questo amore non mi spinge ad ascoltarlo, a mettere in pratica la sua parola, ad amare gratuitamente, ad essere misericordioso, a portare avanti la mia famiglia con dedizione, a prendermi cura dei più deboli (cf I lettura), a fare il mio dovere al lavoro, ad essere un cittadino onesto che contribuisce al bene comune, a non attaccare il cuore alla ricchezza, a saper perdere qualcosa per avere la pace e la concordia, allora il mio amore per Dio è fatto solo di parole e Gesù ci ricorda che non chiunque dice: «“Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli» (Mt 7,21). San Giovanni ci esorta: «Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità» (1Gv 3,18); e ancora l’apostolo incalza: Chi non ama il suo fratello che vede, come potrà amare Dio, che non vede? (cf 1Gv 4,20b).

Un altro prossimo che oggi più che mai siamo chiamati ad amare e rispettare, è la nostra Terra, la nostra Casa comune. «Abbiamo bisogno di un modo nuovo di guardare la nostra casa comune. Per noi credenti il mondo naturale è il “Vangelo della Creazione”, che esprime la potenza creatrice di Dio nel plasmare la vita umana e nel far esistere il mondo insieme a quanto contiene per sostenere l’umanità» (Papa Francesco). Amare e curare la Casa comune, è un modo concreto per amare Dio e i nostri fratelli più deboli, sui quali gravano di più le conseguenze dei disastri ambientali (cf Laudato si’ 48).

«Ti amo, Signore, mia forza!» – abbiamo ripetuto nel Salmo; ripetiamo queste parole ogni volta che ci troviamo davanti ad un fratello o una sorella da amare e ci costa farlo, davanti a situazioni che richiedono pazienza e più impegno, davanti a delusioni e incertezze, quando un’amicizia richiede il primo passo, quando lo studio diventa pesante, quando ci prende la paura e ci assalgono le preoccupazioni per il futuro, quando non vediamo una via di uscita da un problema, quando muore una persona cara… Queste parole rivolte al Signore ci ricordano l’amore di Dio per noi e la forza che ci dona per la nostra vita, senza il suo amore non possiamo amare: “Io non ce la faccio, Signore, ma tu sei la mia forza, con te tutto è possibile e pure io posso amare come tu mi ami, senza mezze misure ma con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la mente”.

Maria, la Madre del bell’amore, ci aiuti a trovare, anche in questo tempo di “distanziamento sociale”, modi sempre nuovi e concreti per amarci gli uni gli altri come Dio ci ama.

don Alfonso Lettieri