Omelia del vescovo – Celebrazione 9 novembre RAI1

 

Diocesi di Acerra
Curia Vescovile
Ufficio per le comunicazioni sociali

nota stampa

«Inquinamento e sversamento illegale di rifiuti hanno provocato malattie e morti premature, e il crollo dell’economia agricola. Ma non tutto è perduto. Il Creatore non ci abbandona, non fa mai marcia indietro nel suo progetto di amore, e noi possiamo ancora cambiare rotta e rigenerare la Terra».

Trasmettiamo di seguito l’omelia integrale del vescovo Antonio Di Donna pronunciata in Cattedrale questa mattina durante la Messa, trasmessa in diretta su Rai Uno, al termine della 75esima Giornata del Ringraziamento per i frutti della terra che la Conferenza episcopale italiana ha celebrato ieri e oggi ad Acerra.

Antonio Pintauro
Direttore Ufficio
Comunicazioni Sociali
Diocesi di Acerra
3336642406

Dove abita Dio? La Parola di Dio che abbiamo ascoltato risponde, abita anzitutto in Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni gli farò risorgere». E lui parlava del tempio del suo corpo. In Gesù abita Dio.

E poi la Parola di Dio aggiunge, con Paolo nella seconda lettura: «Voi siete l’edificio di Dio». Dunque, Dio abita in noi.

Infine, tra poco, il prefazio della Messa di questa Festa della Dedicazione della Basilica del Laterano, dice che «Dio abita laddove è raccolto il suo popolo in preghiera».

Ma secondo la Scrittura, Dio abita anche nella sua Creazione. La terra è sua, è la sua casa, ma anche la nostra casa, la casa comune di cui dobbiamo prenderci cura.

Purtroppo questa nostra madre, la terra, grida per il male che le provochiamo. Siamo cresciuti pensando che eravamo suoi proprietari, autorizzati a saccheggiarla. Ma la terra non è nostra. La terra è di Dio. In questa casa, la casa comune, come nel tempio di Gerusalemme, abbiamo ascoltato dal Vangelo, sono entrati i «mercanti» che per profitto ne hanno fatto un luogo di mercato. «Allora Gesù fece una frusta di cordicelle, scacciò tutti fuori dal tempio, gettò a terra il denaro dei cambia monete e disse: “Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato”».

Sì, abbiamo fatto della terra, la casa del Padre, la casa nostra, un mercato. Nuovi mercanti in questi decenni, con il silenzio colpevole di tanti, anche dello Stato, si sono introdotti nel tempio, nella casa che è la terra, per ragioni di profitto, e hanno provocato lo scempio ambientale, anche nel nostro territorio, un tempo Campania Felix. Inquinamento e smaltimento illegale dei rifiuti hanno provocato malattie e morti premature, e il crollo dell’economia agricola.

Come Gesù di fronte ai mercanti del tempio, anche la nostra gente ha reagito. Soprattutto le madri coraggio, che hanno visto ammalarsi e morire i loro figli; i comitati, i medici, e le nostre chiese, le diocesi di questo territorio, e le comunità parrocchiali.

Certo, questo dramma non è limitato alla nostra terra campana, ma riguarda l’intero nostro paese, l’Italia. Non esiste una Terra dei Fuochi, ma tante Terre dei Fuochi. Sversamenti, inquinamento, degrado, siti pericolosi si trovano in tutta Italia. Stando ai dati ufficiali, i siti inquinati sono 42, forse di più, e si trovano al Nord, al Centro e al Sud. Terra dei Fuochi non è un luogo, ma un fenomeno.

Ma non tutto è perduto. Gli uomini, capaci di degradarsi fino all’estremo, possono anche ritornare a rigenerare se stessi ed a rigenerare la terra. Il Creatore non ci abbandona, non fa mai marcia indietro nel suo progetto di amore, e noi possiamo ancora cambiare rotta e rigenerare la Terra.

Certo non bisogna abbassare la guardia, spegnere i riflettori. C’è da continuare ancora con la denuncia profetica, con l’opera di educazione nelle nostre comunità. Bisogna che ancora i cittadini controllino le Istituzioni, soprattutto regionali e comunali. Ma nello stesso tempo dobbiamo rilanciare l’agricoltura per custodire le nostre terre con i suoi prodotti, i loro prodotti, ma anche perché l’agricoltura è il più importante volano per un autentico sviluppo del nostro territorio. Lo dobbiamo anche alle tante vittime innocenti dell’inquinamento ambientale, ai nostri martiri sacrificati sull’altare del profitto e della ragione di Stato.

Agli agricoltori diciamo grazie per il loro lavoro, e raccomandiamo loro: non abbandonate i campi, siate le prime sentinelle del territorio, fate rete, cercate forme di cooperazione.

Ai tanti nostri fratelli, soprattutto immigrati, che vengono sfruttati nel lavoro dei campi e che non sempre si vedono riconosciuto un giusto salario, forme di previdenza, tempi di riposo, nel triste fenomeno del caporalato. Chiediamo agli imprenditori agricoli che trattano in questo modo gli operai della terra che abbiano un sussulto di coscienza e, con l’aiuto delle leggi, donino speranza a tanti uomini e donne sfruttati.

Agli amministratori della cosa pubblica, regionali e comunali, chiediamo di sostenere l’agricoltura.

A quanti si impegnano a combattere l’inquinamento e a custodire la nostra terra esprimiamo una speciale riconoscenza. Li incoraggiamo. Siamo con loro.

Una parola di ammonimento anche a quelli che smaltiscono i rifiuti in modo illegale e provocano inquinamento e malattie. A loro voglio dire ciò che si racconta del Capo Sioux, Toro Seduto, che agli Yankee che invadevano la loro terra diceva: «Quando avrete abbattuto l’ultimo albero, quando avrete avvelenato l’ultimo pesce, quando avrete inquinato l’ultima acqua, e avrete fatto questo per soldi, vi accorgerete che i soldi non si mangiano.

E infine una parola anche ai consumatori dei frutti della terra, a noi, diciamo: abbiate fiducia nei nostri agricoltori. Anche a voi che siete collegati con noi attraverso la Rai, io dico: abbiate fiducia, i nostri prodotti sono buoni, sono monitorati; abbiate fiducia dei frutti di questa terra.

Recuperiamo tutti il senso di gratitudine al Creatore per i frutti della terra: «Benedetto sei tu, Signore, Dio dell’universo; dalla tua bontà abbiamo ricevuto questo pane, questo vino, frutto della terra e del lavoro dell’uomo».

E riferendomi ai frutti di questa nostra terra acerrana, io dico al Signore: «Benedetto sei tu, Signore, per le zucche, benedetto per i carciofi mammarella, per il fagiolo cannellino dente di morto, per i pomodori san Marzano, per le patate, per il cavolo, torzella, per la nocciola riccia per le scarole, per i peperoni, per i cachi vaniglia, per i tanti frutti buoni e giusti della nostra terra.

«Laudato sì, mi Signore, per sora nostra Madre terra, la quale ci sostiene e ci governa, e produce diversi frutti con coloriti fiori ed erba».

Cattedrale di Acerra, 9 novembre 2025

Antonio Di Donna, Vescovo