Se mi amate…

17 maggio 2020 – VI domenica di Pasqua – A

Siamo ancora nell’ultima cena, Gesù continua a consolare i discepoli. Le sue parole manifestano il suo amore, la sua vicinanza. Sta per partire, ritorna al Padre ma non ci lascerà orfani, ci donerà il Paraclito, lo Spirito che rimane con noi per sempre; Lui va ma non si stacca da noi, anzi, proprio perché va al Padre, grazie al dono dello Spirito, rimane in noi: «io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi». C’è un intreccio d’amore, di presenza: Dio sta dentro di noi, «adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori» – ci dice S. Pietro – pronti a dare ragione della speranza che è in noi, pronti ad amare come Dio ci ama (cf Gv 13,34). Parole che richiedono fede, lo ha detto domenica scorsa: «Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me» (Gv 14,1), una fede che si incarna nella vita: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti», cioè “vivete nel mio amore”. Come tutti noi, anche Dio vuole essere amato non a parole, ma nei fatti. «Essere cristiani non significa principalmente appartenere a una certa cultura o aderire a una certa dottrina, ma piuttosto legare la propria vita, in ogni suo aspetto, alla persona di Gesù e, attraverso di lui, al Padre» (Papa Francesco).

«Se mi amate». Che delicatezza! Gesù non si impone, non costringe nessuno ad amarlo, ma se lo amiamo ci dà anche un modo di farlo: l’amore è di per sé concreto, nessuno si accontenta di parole. Capisco se una persona mi ama se fa qualcosa per me: mille persone ci possono dire “Ti amo”, ma ci fideremo solo di chi fa qualcosa per noi senza chiedere nulla in cambio. E Gesù è colui che per noi e per la nostra salvezza ha dato la sua vita senza chiederci nulla (cf Gal 2,20). Perciò il nostro amore per lui è “semplicemente” risposta al suo: «Noi amiamo perché egli ci ha amati per primo» – dice Giovanni (1Gv 4,19). L’amore, allora, diventa la “misura” della nostra fede in Cristo e vivere la fede non è l’osservanza di precetti e divieti, ma è gioia di sapersi amati gratuitamente – Dio ci ha amati quando eravamo ancora peccatori (cfr Rm 5,8) – e amare dello stesso amore che è stato riversato nei nostri cuori (cf Rm 5,5). E i suoi comandamenti stanno tutti in queste parole: «che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi» (Gv 15,12). I suoi comandamenti non sono gravosi, ma ci aiutano, osservandoli, a trasformare la nostra vita, a gustare la bellezza dell’amore e più viviamo l’amore gratuito, più sperimentiamo la libertà e la bellezza dei figli di Dio: «se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l’amore di lui è perfetto in noi» (1Gv 4,12). Gesù non chiede nulla per sé, ogni sua parola è per noi e ci chiama all’amore grande, ci invita ad amare da Dio: «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici» (Gv 15,13).

Questa gratuità, nel tempo della pandemia, è risaltata alle cronache – quotidianamente tantissime persone la vivono nel nascondimento – quando hanno parlato di coloro che, rischiando la loro salute e la vita, si sono spesi per curare gli ammalati e di tanti benefattori e volontari che hanno provveduto al cibo e ad altre necessità dei più poveri, dei preti e religiosi vicini alle loro comunità. Nelle interviste si notava, nonostante la stanchezza, la serenità e la gioia di aver fatto qualcosa per gli altri.

L’amore per Dio, si concretizza nell’amare i fratelli: «Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede» (1Gv 4,20). Abbiamo un modo concreto di amare Dio, amando i nostri fratelli. Questo ci è possibile perché abbiamo lo Spirito dalla nostra parte, è lui che stando in noi ci dona il coraggio di amare nei fatti e non solo a parole.

don Alfonso Lettieri