L’anno liturgico per capire chi siamo e dove andiamo

Presentata la Guida Liturgico-Pastorale per le Chiese della Campania Anno del Signore 2012-2013

«Quale gradino occupiamo sulla via della santità», si è chiesto il vescovo monsignor Giovanni Rinaldi sabato 17 novembre durante la presentazione della Guida liturgica per le Chiese della Campania dedicata alla diocesi di Acerra.
Poco prima, monsignor Beniamino Depalma, vescovo di Nola e delegato della Conferenza episcopale campana per la liturgia, parlando nella Cattedrale aveva paragonato l’anno liturgico ad una «scala a chiocciola» sulla quale dobbiamo avanzare «per crescere nella fede e raggiungere l’età adulta di Gesù Cristo», fino a vedere Dio. L’anno liturgico, ha detto, non è semplice «ripetizione» ma «dono della Provvidenza e della sapienza pedagogica della Chiesa» per educarci a vivere la vita come vocazione e servizio laddove il Signore ci ha posto. Perché «come Gesù Cristo», ogni cristiano è «responsabile del mondo e della storia». La liturgia è scuola e fonte della vita spirituale dei credenti. Essa «ci aiuta a comprendere ciò che siamo». La storia della salvezza si compie nella Chiesa, perciò vivere l’anno liturgico significa crescere nella «coscienza ecclesiale», cioè «scoprire il mistero della Chiesa comunità che inaugura la nuova creazione», soggetto reale di Gesù Cristo vivo e presente qui, nell’oggi della storia e del nostro territorio. Significa vivere nella storia accompagnati dallo Spirito, perché se non comprendiamo che l’anno liturgico «celebra la presenza reale di Gesù Cristo, del Maestro tra i suoi – ha ammonito Depalma – diventiamo associazioni o club», inadatti a fecondare la storia e incapaci di illuminare i pellegrini e i viandanti del nostro tempo. «Una comunità che invece si lascia plasmare dalla liturgia testimonia una nuova cultura e antropologia, un nuovo modo di vivere di cui oggi abbiamo tremendamente bisogno». Anche per questo i pastori devono «prendere per mano gli altri e introdurli nel mistero di Dio che entra nel tempo, nei giorni e nelle ore» facendo fiorire il deserto. Così l’anno liturgico celebra il «presente» di Cristo, venuto ad «inaugurare un anno di misericordia e liberazione per tutti, che durerà fino alla fine dei tempi». Ma esso celebra anche il «passato». «Nella liturgia, ha detto monsignor Depalma, si compie quello che Dio ha fatto per i nostri padri. Noi siamo il popolo che Egli ha fatto uscire dall’Egitto e al quale promette un cuore e uno spirito nuovo». E poi il futuro. «L’anno liturgico racconta in maniera profetica la storia di Dio nella quale siamo immersi». Esso ci dice che «il tempo è pieno di Dio» e noi «camminiamo verso il compimento, momento in cui Dio sarà tutto in tutti» e lo vedremo in faccia, perché il mondo non è in balia del caos o della distruzione. Noi camminiamo verso la salvezza, che è sentirsi amati da Dio e comunicare con Lui come figli per mezzo dell’Unigenito. Questa storia comincia già qui sulla terra. Per capire «la storia dell’economia di Dio», monsignor Depalma ha invitato tutti ad incamminarsi sulla via dell’«ascolto» (la catechesi), dello «sguardo» (la liturgia) e del «cuore» (la testimonianza). Queste strade, ha detto, vanno percorse insieme per evitare il «relativismo», il «sentimentalismo» e il pericolo di ridurre la Chiesa ad un’«agenzia sociale». Il vescovo di Nola ha anche parlato di «perdita del simbolismo religioso». «Abbiamo abbassato la liturgia al nostro livello, ha detto, trasformandola in un insieme di segni e non di simboli liturgici, mentre è vero l’opposto: dobbiamo noi elevarci al livello e al simbolismo della liturgia, al quale appartiene l’anno liturgico». La liturgia è la scuola alla quale si formano i santi. Essa è allo stesso tempo incontro con Dio, Gesù Cristo, lo Spirito e i fratelli. «Nei santi, ha detto monsignor Depalma, c’è stata l’esplosione della misericordia di Dio, della salvezza. Uomini come tutti gli altri, essi hanno aperto il cuore alla luce che li ha bruciati». Per questo li veneriamo insieme alla Vergine Maria. «Ogni domenica – ha proseguito il vescovo di Nola parlando del ‘primo giorno dopo il sabato’ – comincia una nuova era. Il Maestro viene dove le porte sono chiuse per portare la pace, il dono dello Spirito. Ogni domenica rinascono la fede, la speranza e la carità. Senza domenica o si diventa indifferenti o superstiziosi. La domenica conserva la fede dei credenti». Tutta la santità, ogni grazia, dono e salvezza scaturiscono dal Triduo pasquale, da Cristo risorto. Nella fede anche la morte, il momento della più grande solitudine per ogni uomo, acquista una luce nuova. La morte fa paura a tutti, ha detto Depalma, ma viverne l’esperienza alla luce della Parola ci dà la certezza in quel momento saremo afferrati dalla mano del Signore che ci porta laddove Lui è.
Della guida liturgica ha parlato anche monsignor Salvatore Esposito, vicario episcopale della diocesi di Napoli per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, redattore del testo che egli stesso ha definito «un prezioso servizio reso alla Chiese sante della nostra regione, un sussidio liturgico pastorale per aiutare la comunione con la Chiesa universale e tra quelle della Campania». Una guida per meglio «comprendere la Parola di Dio viva, presente e operante in mezzo a noi», perché «nella liturgia la Parola è più a casa propria»; un aiuto per tendere alla misura alta della vita ordinaria ponendosi alla scuola dei santi e della Madonna. «La liturgia, ha concluso monsignor Esposito, è un dono e quanti partecipano si rendono servi per una celebrazione semplice, vera e bella». Ad esaltare il significato proprio della liturgia, la coincidenza del nuovo anno liturgico con l’Anno della fede, indetto e inaugurato lo scorso 11 ottobre dal papa Benedetto XVI in occasione dei 50 anni dall’apertura del Concilio Vaticano, che proprio alla liturgia dedicò il suo primo documento la Sacrosantum Concilium. La presentazione della guida si lega inoltre con un filo rosso al recente convegno ecclesiale della diocesi di Acerra, svoltosi lo scorso settembre, dedicato alla liturgia e durante il quale monsignor Giovanni Rinaldi ha presentato la Lettera pastorale. Anche per questo monsignor Esposito ha integrato la sua relazione con molteplici riferimenti al testo del vescovo ‘Celebrare la fede’.
Il prof. Gennaro Niola, direttore del Museo diocesano di Acerra, ha concluso gli interventi illustrando parte del corredo iconografico della guida, che «propone numerosi manufatti artistici presenti nella diocesi che non esprimono una mera funzione estetica ma sono essi stessi testimonianza del percorso di fede della comunità diocesana».
Autore di una sintesi della storia della vita religiosa della diocesi con la quale prende avvio il testo, Niola si è interrogato sulla funzione dell’arte nella liturgia e su «come la bellezza aiuta la nostra vita di fede». «I quadri, ha detto, non servono semplicemente a rendere più belle le nostre Chiese, e neanche i musei diocesani». Responsabile anche dell’Ufficio beni culturali della diocesi, il prof. Niola ha messo in guardia dal pensare all’arte come semplice ponte con l’infinito, al fine di un godimento privatistico della bellezza. Non una fede intimista, staccata dalla vita concreta, ma fonte e dell’impegno reale, «comunitario», che i cristiani hanno di animare e trasformare il mondo, richiamando quanto già monsignor Depalma aveva ricordato: spiritualità cristiana, e in special modo laicale, non è qualcosa di avulso dalla realtà ma vivere accompagnati dallo spirito che già vive nel cuore di ogni battezzato. Non la fuga o l’astrattezza ma il senso della vita quotidiana. La bellezza, ha detto Niola, ci porta nella concretezza della vita della nostre comunità per trovare l’amore di Dio e il cammino della salvezza. Che è quanto scrive il Cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli e presidente dei vescovi della Campania, nell’introduzione: «La guida liturgico pastorale vede protagonista la diocesi di Acerra che, con il suo vescovo monsignor Giovanni Rinaldi, percorre lungo l’itinerario dell’anno liturgico un segmento della storia della salvezza, di cui la divina liturgia fa perenne memoria». Infine, Niola ha ricordato la pietà popolare e la devozione alla Madonna – con la pratica, un tempo diffusa e da recuperare – della recita del Rosario in famiglia, concludendo con una provocazione: quando critichiamo la Chiesa per la ‘fattura’ di un calice dovremmo pensare di più a Colui che si fa corpo e sangue per noi in esso.
La guida liturgica si pone nel mezzo del nostro particolare Anno diocesano della fede, che abbiamo preparato da gennaio a maggio di quest’anno e che apriremo ufficialmente il prossimo 25 novembre. Lo ricordano gli auguri del cardinale Sepe alla nostra Chiesa particolare: «I santi patroni, Cuono e Conello, testimoni della fede nel Signore Crocifisso e Risorto, accompagnano la santa Chiesa acerrana in questo pellegrinaggio».