La tua volontà è la mia gioia

27 settembre 2020 – XXVI domenica del TO – A

«Un uomo aveva due figli». Queste parole rimandano il pensiero all’altra parabola di Gesù che ha lo stesso incipit e richiama subito al cuore la misericordia del padre che fa festa per il figlio che ha ritrovato (cf Lc 15,11-32). Con lo stesso sguardo, allora, questo padre guarda i due figli, l’uno che dice “no” ma poi si pente e va a lavorare nella vigna e l’altro che subito dice “sì” e poi non va.

«Che ve ne pare?», chiede Gesù ai principi dei sacerdoti, agli anziani e oggi a noi. Il Maestro con le parabole mette davanti a noi la nostra vita, con la luce della sua parola la illumina. Sì, ha fatto la volontà del padre il primo figlio che non si è fermato solo alle parole come ha fatto il secondo. Quante volte dico «Sia fatta la tua volontà» e quante volte la faccio? La sapienza popolare dice che «tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare», ma chi prega il “Padre nostro” deve sapere che tra il dire e il fare c’è di mezzo lo Spirito Santo, c’è di mezzo Dio che ci dona la forza per fare ciò che ci chiede. Infatti, quando chiama aggiunge: «Non temere, perché io sono con te. Ti rendo forte e ti vengo in aiuto e ti sostengo» (Is 41,10).

Ma a cosa pensiamo quando diciamo volontà di Dio? Forse alle grandi scelte della vita, qualcuno pensa a ciò che accade e bisogna accettare con rassegnazione (spesso anche una disgrazia)… La volontà di Dio è quella di un Padre che ama i figli fino a dare la vita e quindi può volere solo il bene per loro. E come la conosciamo? Vivendo le nostre giornate, perché è lì che Lui ci chiama, la sua volontà è ciò che oggi dobbiamo fare per il bene della famiglia, per il lavoro che ci sostenta, sono gli impegni che abbiamo preso e dobbiamo portare avanti, lo studio che ci forma, una parola e qualcosa da dire e da fare per la concordia e la pace, il sostegno da dare ad un genitore anziano… E spesso, anche noi, proprio a questo diciamo dei no, sappiamo di doverlo fare, ma come il primo figlio non ne abbiamo la voglia, però dentro al cuore sentiamo la chiamata a farlo (oggi va’ a lavorare nella vigna) e nonostante il “no” inizialmente detto, lo facciamo e scopriamo la bellezza di una vita spesa per amore e che le nostre occupazioni sono il lavoro per la sua vigna, per il suo Regno.

«I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio». Queste parole ci richiamano a non dire dei “sì” come il secondo figlio, a non dire parole vuote che non hanno riscontro nella nostra vita e sotto lo sguardo del Padre, queste parole perdono la loro durezza perché per Dio nessuno è perduto, ognuno può mutare il suo “no” in “sì” e Lui terrà conto del bene fatto e non del “no” detto: «Se il malvagio si converte dalla sua malvagità che ha commesso e compie ciò che è retto e giusto, egli fa vivere se stesso». La sua parola accende la speranza, ci fa avere gli stessi sentimenti di Gesù (cf II lettura), la sua fiducia in noi ci sostiene perché con Lui tutto è possibile, nulla è perduto, perché non vuole la morte del peccatore ma che si converta e viva (cf Ez 33,11).

La Vergine Maria, la donna del “Sì”, sostenga il nostro cammino e ci aiuti a comprendere sempre più che la volontà di Dio è la nostra gioia (cf Sal 118,16). Amen

don Alfonso Lettieri