Sabato 28 ottobre 2022, Piazza Plebiscito, Napoli

La guerra è irrazionale, estranea alla ragione

Intervento del vescovo alla manifestazione per la pace “Cessate il fuoco” promossa dalla Regione Campania

Da Il Mattino

Siamo venuti oggi qui forse ciascuno con i suoi dubbi. La crisi in Ucraina ha una storia complessa, aperta ad una varietà di interpretazioni, ma tutti siamo animati da una sola certezza: la guerra non è la soluzione e non possiamo continuare ad assistere impotenti a questa escalation, che passo dopo passo ci sta portando ad un conflitto nucleare.

Nell’era nucleare la guerra è irrazionale, è estranea alla ragione. Il sonno della ragione non ci appartiene. Siamo convinti che questa guerra fa male soprattutto agli europei dell’Est e dell’Ovest. E che la pace giova a tutti: a quelli che stanno morendo sui campi di battaglia o sotto i bombardamenti o nelle barbare violenze che sempre costellano le guerre. La pace giova a quelli che sono mandati ad uccidere o ad essere uccisi, alle loro famiglie, agli innocenti. La pace giova ai poveri, le vere vittime della crisi. La pace giova a tutti!

Solo ad alcuni non giova: a quelli che commerciano armi, all’industria bellica, l’unico settore che non conosce mai crisi.

Dire questo forse significa essere equidistanti tra le due parti e non riconoscere torti e ragioni? No, significa essere, se così si può dire, equivicini! Noi non siamo neutrali, noi siamo schierati per la pace, siamo dalla parte di chi vuole far tacere le armi subito e si spende per fermare l’escalation, che avrebbe conseguenze incontrollabili e catastrofiche.

Perciò era necessaria questa manifestazione di oggi: non è possibile assistere impotenti a quanto sta succedendo, a questo sonno della ragione che genera i mostri. Che cosa deve ancora succedere, quanto sangue deve ancora scorrere? Come si fa a non comprendere che si sta scherzando con il fuoco? Quale vittoria sarebbe quella di fissare la bandiera sulle macerie? A chi giova tirare la corda? A chi giova mettere all’angolo il nemico, umiliarlo? A chi giova continuare a questo gioco del “si salvi chi può?”.

Con ferma convinzione diciamo: basta con la guerra! Si dichiari subito il cessate il fuoco, e si attivino presto, prima che sia troppo tardi, negoziati capaci di condurre a soluzioni concordate, giuste e stabili!

Questa convinzione, cari amici e care amiche, l’abbiamo espressa in queste ore, in tanti modi, attraverso messaggi e testimonianze, in particolare dei ragazzi delle scuole, ma soprattutto attraverso questa forte partecipazione popolare. E vorremmo esprimerla con le parole dei profeti, degli uomini saggi della storia, a partire da quelle parole di Gesù nel Vangelo secondo Matteo: «Beati gli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio». Con le parole di san Francesco, che ammansisce il lupo di Gubbio trovando patti di pace tra il lupo, forse un boss della zona, un potente, e la città di Gubbio: la città si impegnava a dare da mangiare al falso lupo, e il lupo rispettava la città. Con le parole di Martin Luther King. Con le parole di don Lorenzo Milani, di don Tonino Bello. Con le parole di John Kennedy: «L’umanità deve porre fine alla guerra o la guerra porrà fine all’umanità». Con le parole e con lo stile del Mahatma Gandhi. Solo per citarne alcuni.

E permettete che io richiami qui il magistero della Chiesa sulla pace. Un magistero ininterrotto, soprattutto dei papi della nostra epoca, a partire da quel piccolo papa, Benedetto XV, che nel 1917 definì la Grande Guerra una «inutile strage». Anche lui fu accusato di disfattismo, ebbe moltissime critiche, ma la storia gli ha dato ragione!

Perciò da questa piazza, la prima piazza di pace in Italia, e ci auguriamo che ci siano altre di pace in questo tempo, sale oggi un forte appello in nome della ragione, in nome del senso di umanità, in nome delle tante vittime di questa guerra e di tutte le altre guerre dimenticate, che non fanno notizia. In nome di Dio, che ha affidato la terra all’uomo perché la custodisse e la coltivasse e ha detto: «Tu, non uccidere».

Insieme con papa Francesco, uno dei pochi testimoni della pace in questi mesi, con le parole dell’Angelus del 2 ottobre scorso, diciamo: «Il mio appello si rivolge innanzitutto al Presidente della Federazione Russa, supplicandolo di fermare anche per amore del suo popolo la guerra; d’altra parte, addolorato per l’immane sofferenza della popolazione a seguito dell’aggressione subita, dirigo un altrettanto fiducioso appello al Presidente dell’Ucraina ad essere aperto a serie proposte di pace. E a tutti i protagonisti della vita internazionale chiedo di fare tutto ciò che è che nelle loro possibilità per porre fine alla guerra in corso senza lasciarsi coinvolgere in pericolose escalation».

E poiché ci troviamo a Napoli, chiediamo tutto questo anche in nome della Pietas, della pietà tipica del popolo napoletano, di cui è connotata la sua cultura millenaria, e che proprio negli anni della Grande Guerra espresse una canzone che con accenti struggenti canta l’amore del soldato innamorato. Mi riferisco a ‘O surdat ‘nnammurato, che non è una semplice canzonetta ma è un vero manifesto che oppone l’amore alla guerra, come diceva poco fa il mio concittadino Andrea Sannino: «Dove c’è l’amore non c’è la guerra».

In nome della Pietas napoletana e campana, per la quale tutti i soldati, dell’uno e dell’altro popolo, sono «figl e mamm», noi osiamo chiedere tutti uniti, la Chiesa che rappresento in questo momento in questa piazza, tutte le Istituzioni e i soggetti sociali, la pace!

Una parola che sembra essere diventata in questo tempo proibita, si pronuncia sempre più raramente, una parola divisiva invece che unitiva.

E diciamo tutti insieme, uniti: Fermatevi, cessate il fuoco! Questo è il primo passo, ci sarà e ci dovrà essere poi una Conferenza di Pace, uno sforzo ulteriore della diplomazia internazionale, che deve sopperire il deficit di leadership internazionali. Perché credo che oggi soffriamo una mancanza di leader di grande livello sul piano internazionale. Dopo il Cessate il fuoco una Conferenza internazionale di pace.

Tutti insieme e tutti uniti, ancora una volta, concludendo questa manifestazione noi diciamo: Fermatevi, fermatevi, cessate il fuoco!

 

Antonio Di Donna

       Vescovo di Acerra

 Presidente della Conferenza episcopale campana

 

Foto da: ILMATTINO.IT