Insegnaci a pregare

24 luglio 2022 – XVII domenica del TO _ C

Molte volte i Vangeli ci presentano Gesù in preghiera (cf Mt 14,23; Mc 6,46; Lc 3,21; 5,16; 9,18; 9,28; 22,41; 23,33.44; Gv 11,41), mentre passa anche notti intere a pregare (cf Lc 6,12). Lui che è il Figlio di Dio ha necessità di pregare! E che cosa dice al Padre? Luca in questo passo del suo Vangelo risponde a questa domanda, ci parla dell’essenza della preghiera di Gesù.

I discepoli lo vedono mentre prega; l’esperienza del Tabor è stata particolarmente forte (cf Lc 9,28-29) e lì Pietro, Giacomo e Giovanni hanno visto tutto il suo splendore. Gesù si “immerge” così tanto nella preghiera da far venir voglia di imparare a pregare: «Signore, insegnaci a pregare». Nella sua risposta c’è un elemento fondamentale che ci ricorda che la preghiera è soprattutto una relazione con un’altra persona, con Dio che è Padre; quindi nella preghiera prima di tutto non cerchiamo cose, soluzioni di problemi, ma cerchiamo una persona. «Quando pregate, dite: “Padre”». Cioè, quando pregate tenete presente che state davanti al Padre buono che «sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate» (Mt 6,8). Quanta libertà e serenità ci donano queste parole! Io non devo convincere Dio a farmi del bene, nella relazione con Lui trovo tutto il mio bene e tutta la forza per affrontare ogni cosa, anche ciò che mi sembrava impossibile.

Gli esempi che fa Gesù ci parlano della confidenza che dobbiamo avere nella preghiera, nel chiedere, nell’osare, come ha fatto anche Abramo: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere». E il Signore ascolta, perciò la Chiesa ci fa ripetere nel Salmo responsoriale: «Nel giorno in cui ti ho invocato mi hai risposto», perché il Padre darà tutto e molto più di quanto osiamo desiderare e pensare (cf Ef 3,20), «darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!». Chi prega non ottiene sempre tutto ciò che chiede, ma riceve sempre tutto il necessario per vivere.

Allora la preghiera non è qualcosa da fare. Gesù nelle sue giornate intense trova sempre lo spazio per la preghiera perché la relazione con Dio è fondamentale, senza di Lui non possiamo fare nulla (cf Gv 15,5). E lui conosce bene il Padre, per questo la sua preghiera è cosi filiale e confidenziale. Così è per noi: più conosciamo Dio, il suo amore per noi, e più intensa, costante, desiderata, liberante, gioiosa sarà la nostra preghiera, sarà una relazione tra due persone che si amano e che desiderano stare sempre insieme. Noi ci rivolgiamo al pastore che dà la vita per le sue pecore (cf Gv 10,11), che ci viene a cercare quando ci allontaniamo da lui e ci perdiamo (cf Lc 15,4-10), è il padre misericordioso che ci accoglie con gioia e non ci tratta secondo i nostri peccati (cf Lc 1511-24), è colui che ha tanto amato il mondo da mandare il suo figlio per salvarlo (cf Gv 3,16-18).

Chiediamo a Maria di crescere nella conoscenza del Padre per pregare con fiducia e gioia come lei ha pregato (cf Lc 1,46ss).

d. Alfonso Lettieri