Il mio Signore e il mio Dio!

19 aprile 2020 – II domenica di Pasqua – A

Da otto giorni stiamo celebrando la Pasqua e, come ci ricorda S. Pietro, siamo ricolmi di gioia, anche se ora, da un po’ di tempo, siamo afflitti da questa prova della pandemia, siamo chiusi in casa e viviamo tanti disagi (cf II lettura). Questa gioia ci è stata data e niente e nessuno ce la può togliere, perché siamo stati «rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva, per un’eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce».

I discepoli sono chiusi in casa, sono spaventati, hanno paura. Li ha sconvolti la morte del Maestro, ma pure la loro reazione: sono scappati, lo hanno tradito, rinnegato. Ma Gesù non li abbandona, entra proprio lì, in questa comunità chiusa in se stessa, si mette in mezzo per stare vicino a tutti, si fa vedere, mostra i segni dei chiodi, ricorda a loro e a noi fin dove è arrivato il suo amore: e uno che ti ama così non ti può abbandonare! È Maria di Magdala la prima che lo annuncia risorto: «Ho visto il Signore»; e così i 10 apostoli chiusi in casa lo annunciano a Tommaso: «Abbiamo visto il Signore!». È una notizia così grande che lascia increduli inizialmente: tutti gioiscono ma solo dopo che il Risorto si è fatto loro presente, dopo averlo visto con i propri occhi. “Abbiamo visto” non è una semplice notizia, ma è la condivisione di un’esperienza personale che pure Tommaso vuole fare e il Signore non gliela nega, mostra al gemello (questo significa Tommaso e didimo) le sue ferite e non solo, lo invita a toccarle.

Il Signore ci conosce, sa quanto siamo deboli, egli sa avvicinarsi a ciascuno di noi, sa come entrare nella nostra vita, non vuole essere trattato come una notizia ascoltata, ma diventare il nostro Dio, lui è il Buon pastore e va a cercare tutti, si fa prossimo di ciascuno. A tutti dona la Pace, la sua Pace (cf Gv 14,27) che è pienezza di ogni bene; lui è la nostra Pace (cf Ef 2,14), dona se stesso (cf Ef 5,2), si offre e dà la possibilità di essere riconosciuto Signore e Dio.

Tommaso lo chiama “mio” Signore e “mio” Dio e questo indica la piena accoglienza, il coinvolgimento della sua vita: ora la sua vita è in lui, è per lui. S. Agostino dice: Tommaso «vedeva e toccava l’uomo, ma confessava la sua fede in Dio, che non vedeva né toccava. Ma quanto vedeva e toccava lo induceva a credere in ciò di cui sino ad allora aveva dubitato» (In Iohann. 121, 5).

Come già altre volte (cf Gv 14,4-6), Tommaso dà a Gesù l’occasione di pronunciare una beatitudine: «Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». Questa beatitudine include ciascuno di noi che non ha visto il Risorto ma che sulla parola degli apostoli crede. Infatti, come diciamo nel Credo, la nostra fede ha come fondamento quella degli apostoli: Tommaso ha ascoltato l’annuncio, ha visto il Signore e ha creduto. Noi crediamo perché gli apostoli lo hanno annunciato e ci hanno fatto vedere Gesù con la loro vita, nella loro vita e tanti altri, fino a noi (successione apostolica e testimonianza dei cristiani/martiri) lo hanno fatto vedere. Preghiamo affinché ognuno possa incontrare un testimone che gli faccia vedere Gesù e possa far vedere agli altri Gesù nella propria vita. Come è possibile questo? Grazie al dono che Gesù ha fatto agli apostoli e alla Chiesa: «soffiò e disse loro: “Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati”». È il dono dello Spirito che ci rende capaci di amare fino alla fine (cf Gv 13,1), fino a perdonare e ci rende testimoni di Gesù risorto: chi ama fino alla fine, fino a perdonare fa vedere e toccare il Risorto con la propria vita.

Oggi si celebra la domenica della Divina Misericordia, Gesù dona lo Spirito per il perdono dei peccati, da qui il sacramento della riconciliazione, grande dono per tutti. Alcuni, i sacerdoti, possono amministrare questo sacramento, tutti lo possiamo ricevere, ognuno è chiamato ad essere misericordioso. Perciò possiamo dire che tutti, essendo stati amati fino alla fine, essendo stati perdonati, abbiamo avuto il potere di perdonare i peccati. Se un tuo fratello pecca contro di te, certo, deve confessarsi, ma pure tu sei chiamato a dargli il tuo perdono. Hai il potere di farlo, sei stato perdonato!

Gesù è risorto, ha vinto la morte, ha donato la sua vita per far risorgere ognuno di noi: in qualsiasi sepolcro la tua vita è chiusa, qualsiasi situazione di morte stai sperimentando, non disperare, il Signore è venuto per tirarti fuori, come ha detto il Papa: dalla tomba ha fatto uscire la vita: «La tomba è il luogo dove chi entra non esce. Ma Gesù è uscito per noi, è risorto per noi, per portare vita dove c’era morte, per avviare una storia nuova dove era stata messa una pietra sopra. Lui, che ha ribaltato il masso all’ingresso della tomba, può rimuovere i macigni che sigillano il cuore. Perciò non cediamo alla rassegnazione, non mettiamo una pietra sopra la speranza (Francesco, Omelia Veglia pasquale 2020).

Coraggio, rialzati, ti ha dato la sua forza, ti sta dando il suo amore attraverso le persone che ti stanno accanto. Fidati di colui che ti ha amato fino a dare la vita e anche tu potrai dire: “Ho visto il Signore” e farlo vedere agli altri.

don Alfonso Lettieri