Il lungo viaggio della vita

Siamo entrati nei quaranta giorni in preparazione alla Pasqua, centro e cuore della nostra fede. In Quaresima «avere più tempo per Dio, per se stessi e gli altri». Le esortazioni del vescovo.

 
Dagli albori della cristianità, questo tempo forte ha un significato battesimale e penitenziale.
 
 
Battesimale. Anticamente, e ancora oggi laddove ce ne fossero, i catecumeni, giovani e adulti non battezzati da bambini, dopo una lunga preparazione si incamminavano dal mercoledì delle Ceneri verso la grande veglia di Pasqua, nella quale ricevevano i tre sacramenti con cui si diventa cristiani: battesimo, cresima ed eucarestia. Cristiano è infatti colui che sceglie Gesù Cristo e lo segue: non per nascita, tradizione o abitudine. La Chiesa, nella sua saggezza di madre, vuole che ogni anno venga rinnovata questa adesione per chi già l’ha fatta, e chi non l’ha fatta si prepari a farla nella grande veglia di Pasqua, rinunciando a satana, al maligno e al peccato; e professando la fede in Dio Padre, nel Figlio Gesù Cristo e nello Spirito Santo.
 
Penitenziale. Nei primi tempi del cristianesimo, il battesimo era l’unica assoluzione dei peccati: i cristiani che avevano fatto scelte contro il vangelo, la fede e Gesù Cristo, e si erano pentiti per essere riammessi nella comunione con Dio e con la Chiesa (apostasia, omicidio o aborto; peccati gravi per la Chiesa di ieri, di oggi, di sempre: rompono la comunione con Dio e sfregiano il volto della Comunità) facevano un cammino di penitenza, con maggiore ascolto della parola di Dio ed esercizi di carità, dal mercoledì delle Ceneri (il segno austero sul capo) a Pasqua. Nella Settimana Santa venivano riconciliati: assolti dai peccati e riammessi nella comunione con Dio e la Chiesa.
«Non può avere Dio come padre chi non ha la Chiesa come madre», dicevano gli antichi padri. Perciò, i catecumeni erano riammessi nella comunione con Dio e la Comunità che li aveva generati.
 
Conversione. «Donaci o Padre di iniziare con questo digiuno un cammino di vera conversione», antichissima invocazione che la Chiesa mette sulle labbra del celebrante in questo giorno. E’ la parola chiave della Quaresima: cambiare direzione, abbandonare gli idoli e convertirsi al Dio vivente e vero (battesimo); rinunciare al peccato e lasciarsi riconciliare con Lui (penitenza).
Conversione è passaggio da un centro a un altro: abbandonare il narcisismo, il proprio io, i suoi capricci e idoli, e andare verso Dio. Una sola sillaba “D”, ma un viaggio lungo e faticoso: «ritornate a me con tutto il cuore», dice Gioele. Quaranta giorni in calendario, simbolo del viaggio della vita.
 
Ipocrisia. Tre volte abbiamo sentito nel vangelo: quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te come fanno gli «ipocriti»; quando pregate, non siate simili agli «ipocriti»; e quando digiunate, non diventate malinconici come gli «ipocriti».
Hypocrites in greco è la maschera degli attori a teatro sul palcoscenico, proprio come ieri, Carnevale. Nella società dell’apparire, il vangelo pone l’accento sul rapporto interiore con Dio: il padre tuo che vede nel «segreto» ti ricompenserà. “Io” e “mio”: non esistono parole più contrarie alla logica del vangelo nei rapporti con Dio e con gli altri.
 
Avere tempo. Dove stai andando uomo del nostro tempo, cristiano e cittadino di Acerra? Fermati! La tua vita ha un senso? Stai andando verso un futuro buono? Stai procedendo secondo la volontà di Dio o secondo le tue voglie? Fermati finché sei in tempo, prima che sia troppo tardi!
 
Digiunare. non è un semplice astenersi dai pasti in vista della carità, per i poveri, ma avere tempo per se stessi, affermare la propria libertà dalle molteplici forme di dipendenza. Vogliono farci credere che siamo liberi – di consumare, comprare, di vendere – ma in realtà siamo schiavi fino alla cima dei capelli. Digiunare è porsi al di sopra delle nostre mille dipendenze: oltre alla piaga della droga, dell’alcol e del gioco d’azzardo, basti pensare alla televisione, a Internet, allo smartphone, al sesso usa e getta, alla cura sproporzionata del corpo, alla playstation. Ognuno conosce bene le proprie dipendenze: trovi le ragioni profonde e serie per fare il suo digiuno in questa Quaresima.
 
Fare l’elemosina è avere tempo per gli altri, che diventano il centro. Facciamo maggiore carità in questa Quaresima.
 
E infine, pregare è avere tempo per Dio, riconoscere che abbiamo bisogno di Lui, senza il quale non possiamo fare niente. Rimettete Dio al centro: per ritrovare l’armonia con se stessi, gli altri, le cose e il creato. Se si rompe la relazione prima e fondamentale con Dio, anche le altre cadono.
 
Adesso. «E’ questo il momento favorevole», ha detto san Paolo nella seconda lettura. La trappola di rimandare sempre è forte. Ma il domani non è nelle nostre mani. Più parola di Dio, magari anche con l’esame di coscienza ogni giorno su un comandamento, per scuotere in “concreto” la polvere accumulata dei tanti piccoli peccati quotidiani, cattive abitudini. Riscoprire la bellezza del fioretto: non grandi programmi, anche una sola piccola cosa (ognuna conosce la sua) da correggere a settimana (esercizi spirituali).
 
 
Cattedrale di Acerra, mercoledì delle Ceneri, 6 marzo 2019
 
 
Antonio Di Donna
vescovo