Gli auguri del vescovo per il Natale

«Diventare umani»

La lettura tratta dalla Lettera di San Paolo a Tito, che ascoltiamo nella notte di Natale, inizia solennemente con la parola ‘Apparuit’ – ‘E’ apparso’. Prima, gli uomini avevano parlato di Dio in molteplici modi. Dio stesso aveva parlato in diversi modi agli uomini. Ma ora è avvenuto qualcosa di più: Egli è apparso. Si è mostrato. E’ venuto in mezzo a noi. Non è più soltanto un’idea, non soltanto qualcosa da intuire a partire dalle parole. Egli è ‘apparso’. Come è apparso? ‘E’ apparsa la bontà di Dio ed il Suo amore per gli uomini’.
Questa è la consolante certezza che ci viene donata a Natale. Dio è apparso come bambino. Nato nella stalla di Betlemme, non nei palazzi dei re. Quando nel 1223 San Francesco d’Assisi celebrò a Greccio il Natale con un bue ed un asino ed una mangiatoia piena di fieno, egli scopriva l’umanità di Gesù. Anche il nostro Sant’Alfonso in modo mirabile ha cantato il mistero del Natale traducendo l’alta teologia in poesia napoletana: ‘Quanno nascette Ninno a Betlemme’.
Se un Dio si è fatto uomo, questo significa che l’uomo ha un’alta dignità. Deve essere messo al centro. Significa anche che: ‘Chiunque segue Cristo, uomo perfetto, diventa anche lui più uomo’ (Gaudium et Spes 41).
Non sempre la visione dell’uomo è corretta. Si parla oggi di crisi antropologica. In Gesù troviamo il vero uomo, da lui deve partire il nuovo umanesimo e una chiesa esperta in umanità. Di fronte all’avanzare della barbarie, di fronte a nuove povertà e disuguaglianze, di fronte ad uno sfruttamento cieco del creato, che mette a repentaglio la stessa sopravvivenza, l’augurio per il Natale è quello di diventare più umani. Ha bisogno di essere umanizzata l’economia, la tecnica, la politica’
Diventare umani: è un augurio ed un impegno.