Il vescovo di Acerra ai giornalisti

Cercate le buone notizie

Monsignor Antonio Di Donna ha presentato alla stampa il Messaggio del Papa e ha dialogato con gli operatori dell'informazione

Il 28 gennaio, nella Biblioteca diocesana di Acerra, il vescovo Antonio Di Donna ha incontrato, per la prima volta in maniera ufficiale dal suo ingresso lo scorso 10 novembre, i giornalisti e i comunicatori che operano nel territorio della diocesi e non solo.
L’Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali ha organizzato l’incontro in occasione della Festa di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti. Dal 1986, infatti, il 24 gennaio la Santa Sede pubblica il Messaggio del Papa per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, che si celebra la domenica dell’Ascensione, nel 2014 il primo giugno.
«Un primo, cordiale e atteso incontro per conoscerci meglio e ringraziarvi della sensibilità verso la Chiesa di Acerra, in particolare per il lavoro svolto in occasione del mio ingresso in diocesi», ha esordito monsignor Di Donna, che ha poi consegnato ai giornalisti il testo «molto bello» di Papa Francesco come «segno dell’attenzione della Chiesa universale, e particolare di Acerra, verso il vostro lavoro». Esso pone «la comunicazione al servizio di un’autentica relazionalità tra le persone». Di Donna ha anche evidenziato alcuni «aspetti problematici» richiamati dal papa. «La velocità dell’informazione – ha detto – supera la nostra capacità di riflessione e giudizio», impedendoci spesso una «giusta misura» di noi stessi. Per questo, è necessario recuperare «lentezza e calma» pur riconoscendo le straordinarie potenzialità dei nuovi mezzi di comunicazione sociale, soprattutto se aiutano le persone ad incontrarsi in maniera autentica. Infine, gli strumenti di comunicazione devono farsi «mezzi di tenerezza».
Il vescovo si è detto molto colpito dalla pluralità dell’informazione locale in questi primi mesi di permanenza ad Acerra. «Sono un attento lettore dei vostri giornali», la cui vivacità è «un fatto molto importante per il nostro territorio diocesano in questo delicato momento storico», ha affermato Di Donna.
Il presule ha formulato alcuni «auspici e desideri». Innanzitutto, la speranza che «il vostro lavoro dia maggiore spazio alla speranza», cercando «la verità senza rincorrere lo scoop» e «senza fare allarmismo», perché «il vostro potere è grande» ed ha «ricadute reali tra la gente, fin dentro il tessuto economico delle nostre città». Quindi, l’appello: «Denunciate, ma con responsabilità». Monsignor Di Donna ha invitato i comunicatori a ricostruire i tratti positivi della realtà e a «cercare le buone notizie», citando l’esperienza di due suore che da vent’anni vivono in un condominio di un quartiere alla periferia di Acerra e che il presule ha visitato prima di incontrare i giornalisti: «Grazie al loro lavoro umile e nascosto, ma proprio per questo straordinario, la gente del quartiere le stima e le sostiene, e la qualità della vita sociale e culturale delle persone è cresciuta molto». «Ma tutto questo – ha concluso con un pizzico di amarezza – sui giornali fa fatica ad apparire». E allora, l’invito: «Cercateci per le notizie che infondono speranza». Per il vescovo di Acerra, «di fronte ad una sola cattiva notizia esistono almeno altre 1000 buone notizie», che non fanno rumore per la «retorica e i luoghi comuni», pietra d’inciampo anche per i mezzi di comunicazione.
Di Donna ha invitato gli organi dell’informazione a concentrarsi «non solo sulla gerarchia», perché «la Chiesa è molto più grande di un papa e di un vescovo. Amplificate e fate conoscere il lavoro nascosto e umile che si svolge nelle piccole realtà di periferia», perché «l’umanità cresce grazie alla ‘microstoria’», ha detto. Ed ha richiamato la recente Assemblea diocesana (13 gennaio): «Questo è per me un tempo di ascolto e anche da voi mi aspetto suggerimenti e consigli. Le attese della gente ci riempiono di responsabilità e ci chiedono di esserne all’altezza».
In merito alla emergenza ambientale, monsignor Di Donna ha chiarito che «la Chiesa cerca di essere vicina alla vita della gente come una madre che ascolta, cura e media, incoraggiando soprattutto quell’unità di cui c’è bisogno in questo frangente storico».
 
Tg1 ore 8.00 del 30 Gennaio 2014 – Servizio al minuto 17.